Auto elettriche: un futuro prossimo, promettente ma con molte criticità. E in questa partita non c’è – ovviamente - solo Tesla, ma anche i tradizionali big dell’automobile che non accettano un improbabile ruolo di incumbent e hanno lanciato da tempo la sfida alla casa californiana soprattutto sul nodo centrale delle auto a batteria: l’autonomia. Per dire basta alla range axiety, la paura di rimanere a secco di energia lontano da un punto di ricarica, l’obiettivo è superare la soglia psicologica dei 500 chilometri di autonomia. E non si tratta di scenari futuri bensì di soluzioni a portata di mano: GM ha sviluppato, con il contributo della coreana LG, la Chevrolet Bolt (che in Europa si chiama Opel Ampera-e ed entrerà nel carnet di Psa) ed è una compatta accreditata di ben 500 km di autonomia. Il listino parte da 33mila euro, è già in vendita in Norvegia, paese elettrico per eccellenza a suon di sgravi fiscali, e sarà introdotta nei prossimi mesi in Germania e Francia e arriverà nel 2018 in Italia, dove le auto elettriche pesano per lo 0,1% del mercato. La compatta Usa con tecnologia coreana sfida la rinnovata Renault Zoe (che grazie a una nuova batteria sempre made by LG, può viaggiare per 400 km senza dover ricaricare) e la cugina Nissan Leaf che ora di chilometri ne fa 250 ma i prossimi mesi arriverà quella da 500 chilometri. Ma qui siamo nel campo delle auto “popolari”, mentre la partita con Tesla si gioca sul settore premium dove Tesla ha piazzato Model S e il suv Model X. Mentre la futura Model 3, che Elon Musk introdurrà nei prossimi mesi dopo un pre-lancio che ha fruttato 400mila ordini, si posiziona più in basso delle Model S e Model X e va insidiare medie premium con motori a combustione come Bmw Serie 3, Mercedes Classe C e Audi A4. Va detto che i tedeschi già adesso hanno in gamma elettriche pure (Bmw i3 e Vw e-Golf con autonomia di 300 km per entrambi i modelli, ma il vero obiettivo restano i 500 km e anche di più). Il gruppo Volkswagen, che conta di vendere 1 milione di elettriche all’anno a partire dal 2025, ha varato un programma di sviluppo di modelli full electric che facendo leva su una piattaforma realizzata ad hoc (chiamata Mbe, Modulare Elektrifizierungsbaukasten) che permetterà di adattarsi a batterie di nuova generazione. La I.D. (così si chiama il prototipo di elettrica Vw a lunga autonomia che diventerà un modello di serie nel 2020) ha un compito ambizioso: diventare il simbolo della terza fase del marchio di Wolfsburg, dopo il Maggiolino e la Golf. Sul fronte dell’elettrico Long Range c’è ovviamente Audi che prepara un suv da 500 km di autonomia e 500 cavalli. Mentre Porsche punta sulla Mission E, sportiva a batteria sembra da 500 Km, finora presentata come concept ma arriverà nel 2019 ed è pensata per dare più di un fastidio a Tesla. Bmw e Mercedes, che già dispongono elettriche di autovetture a grande autonomia, hanno varato programmi di sviluppo che puntano alla creazione di una nuova generazione di modelli. Bmw lancerà nel 2021 una vettura (nota come iNext) che sarà elettrica, connessa e con sofisticate funzioni di guida autonoma. Nel gruppo Daimler entrerà a far parte il neonato category brand EQ e si partirà con un suv che arriverà nel corso del 2018 con un prezzo simile alla GLC, cioè circa 45.000 euro. Tra i competitor di Tesla c’è anche Jaguar: la marca inglese sta preparando per l’anno prossimo la I-Pace, un crossover a zero emissioni e sempre con 500 chilometri di autonomia. La sfida dei 500 km è dunque partita ma quali sono le tecnologie abilitanti e gli attori in gioco? Va detto in primis che la tecnologia delle batterie e quella degli ioni di litio è matura ed è allo stadio finale della sua evoluzione. Le Tesla e le altre e-car a lunga autonomia non hanno batterie “magiche”, bensì accumulatori che stipano un enorme numero di singole celle (analoghe peraltro a quelle dei cellulari). L’aumento della durata è reso possibile dai costi in calo e dalla volontà delle case di investire (e, al momento, perdere) più soldi per ogni vettura prodotta. E le batterie sono appannaggio di aziende coreane, cinesi e giapponesi e rispondono ai nomi di LG, Samsung Sdi, Amperex e Panasonic. Ma ieri Bosch ha annunciato che investirà 400 milioni di euro l’anno per far progredire l’elettromobilità. Quello che serve per lo sviluppo dell’auto elettrica alla spina è ridurre i costi e aumentare la densità . Una partita non facile che finora non ha dato prodotto innovazioni “disruptive” ma affinamenti di una tecnogia creata da Sony nel 1191 grazie al genio del professor John Goodenough che a tra l’altro a 94 anni si è rimesso al lavoro su nuovi isolanti al vetro. E, intanto il Fraunhofer Institute, ha sviluppato un sistema di packaging che pemette di avere pacchi da 1000 km nello volume di quelli da 500.
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