DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI - Emmanuel Macron ha vinto. Sarà lui il prossimo presidente della Repubblica francese. Secondo i dati pubblicati dal ministero dell’Interno ha ottenuto il 66,06% e 20,75 milioni di voti. Un risultato migliore rispetto a quello previsto dai sondaggi. Marine Le Pen – che con il 33,94%, e oltre 10,6 milioni di voti, ottiene comunque il miglior risultato di sempre del Front National – ha immediatamente chiamato Macron al telefono per congratularsi. Ha poi preso la parola davanti ai militanti riuniti allo Chalet du Lac, grande ristorante al Bois de Vincennes, per aprire fin d'ora la partita delle legislative di metà giugno, annunciando anche una rifondazione del partito, che avrà un nuovo nome: «I francesi hanno scelto la continuità. Ma l'alleanza patriottica e nazionalista ha ottenuto un risultato storico e si impone come la principale forza di opposizione. La ricomposizione dello scenario politico si è realizzata sulla spaccatura tra patrioti e mondialisti. Per condurre la nuova battaglia, a partire dalle legislative, bisogna trasformare profondamente il nostro movimento, e costituire una nuova forza politica».
L'obiettivo è evidentemente quello di seppellire definitivamente il Front National, troppo legato alla sua storia di estrema destra, e puntare su un nuovo partito che sia in grado di attirare un maggior numero di elettori delusi dalla destra dei Républicains.
Palesemente emozionato e commosso, Macron è quindi intervenuto, nella sua prima dichiarazione ufficiale da presidente neo-eletto, per assicurare che si «batterà con tutta la forza per superare le divisioni che ci minacciano, per garantire l'unità della nazione». «Una nuova pagina della nostra lunga storia si apre – ha aggiunto – e voglio che sia quella della speranza e della fiducia ritrovate. Difenderò la Francia e difenderò l'Europa, perché è in gioco la nostra civiltà. Ricostruirò il legame tra l'Europa e i popoli che la compongono, tra l'Europa e i suoi cittadini. Costruiremo insieme un futuro migliore e insieme ritroveremo lo spirito di conquista».
Dal proprio quartier generale ha quindi raggiunto la spianata del Louvre, dove 30mila militanti, sostenitori, simpatizzanti si sono riuniti per una festa che durerà fino a notte fonda. E davanti a loro – in una scenografia grandiosa e solenne, arrivato non a caso sulle note dell'Inno europeo, l'Inno alla gioia di Beethoven, alle spalle la piramide di Pei, uno dei più simbolici deio grandi lavori di Mitterrand - ha parlato di nuovo: «Oggi ha vinto la Francia. So che il compito che mi aspetta, che ci aspetta, è immenso. E ci impone di essere audaci. Per rifondare l'Europa. Perché l'Europa e il mondo si aspettano che la Francia li stupisca di nuovo. Da domani saremo al lavoro per costruire una maggioranza forte, per il cambiamento. Io vi assicuro che vi servirò con amore». In una prima dichiarazione a caldo all'agenzia Afp, Macron aveva dal canto suo dichiarato: «Una nuova pagina della nostra lunga storia si apre. Voglio che sia quella della speranza e della fiducia ritrovate».
Macron era l'outsider, il volto nuovo, la vera sorpresa di questa campagna elettorale. Una sorta di oggetto politico non identificato. Con i suoi 39 anni (nove in meno rispetto a Valéry Giscard d'Estaing quando venne eletto, nel 1974), è il più giovane presidente di sempre ed è un classico rappresentante dell'élite repubblicana.
La biografia di Macron
Laureato dell'Ena (la prestigiosa scuola pubblica di amministrazione), è stato per i primi anni ispettore delle finanze (periodo durante il quale ha fatto il co-relatore della commissione Attali sulla liberalizzazione dell'economia) ed è poi passato al settore privato, nel 2008, come banchiere d'affari presso Rothschild. Dove si è occupato in particolare dell'operazione Nestlé-Pfizer.
Nato ad Amiens e sposato (dal 2007) con la sua ex insegnante di francese Brigitte Trogneux (più anziana di lui di 24 anni), nel 2012 è diventato segretario generale aggiunto dell'Eliseo, come consigliere economico di François Hollande. E nel 2014 ministro dell'Economia in occasione della svolta riformista con il Governo Valls.
Dopo aver fondato, poco più di un anno fa, il movimento “En Marche!”, a fine agosto dell'anno scorso si è dimesso per poi candidarsi (in novembre) alle presidenziali come indipendente. Riformista, europeista convinto, non ha mai partecipato a un'elezione e la sua collocazione è al centro dello schieramento politico (“Né di destra né di sinistra”, come lui stesso dichiara). Al primo turno del 23 aprile era arrivato nettamente in testa, con il 24% (8,7 milioni di voti, un milione in più rispetto a Marine Le Pen).
Colpo al bipolarismo
Macron ha sconvolto lo scenario politico francese, canalizzando in una nuova offerta politica la voglia di cambiamento degli elettori e spazzando via il bipolarismo destra-sinistra che ha caratterizzato la storia del Paese negli ultimi 60 anni. Per la prima volta i due partiti storici – socialisti e neogollisti – sono stati eliminati al primo turno e non hanno quindi partecipato al duello finale. Questa sera sarà dedicata ai festeggiamenti, insieme alle migliaia di militanti, sostenitori, simpatizzanti che affollano la spianata del Louvre, intorno alla Piramide di Pei. Ma da domani mattina Macron dovrà rimettersi al lavoro.
In settimana ci sarà la presentazione dei 577 candidati di “En Marche!” alle legislative di metà giugno, il cui esito è cruciale perché il nuovo presidente possa contare su una maggioranza parlamentare. Domenica prossima, il 14, ci sarà l'investitura ufficiale, con il passaggio del testimone da parte di Hollande all'Eliseo. E subito dopo arriverà l'atteso annuncio del nome del futuro premier e del Governo, che entrerà in funzione tra il 15 e il 16 maggio.
Astensione record
Infine il dato sull'astensione: è stata del 25,5%, in aumento di tre punti rispetto al primo turno e la più alta di sempre (con la sola eccezione del 1969) al secondo turno di una presidenziale. E' probabile che sulla partecipazione abbia pesato il fatto che da giorni, stando ai sondaggi, l'esito del voto sembrava sostanzialmente scontato. Oltre il 10% le schede bianche o nulle.
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