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Seul, già insediato il presidente Moon Jae-in: «Potrei andare a Pyongyang»

Non c'è stato il periodo canonico di transizione di due mesi, né una grande cerimonia. Moon Jae-in, 64 anni, leader del partito democratico di centrosinistra, si è insediato subito oggi come presidente della Corea del Sud, dopo aver prevalso nelle elezioni di ieri sugli altri 12 candidati, ottenendo il 41,1% dei voti e tenendo a netta distanza i principali rivali. Il conservatore Hong Joon-pyo ha ottenuto il 24% e l'indipendente centrista Ahn Cheol-soo il 21 per cento.
Un successo - quello dell'ex capo di Gabinetto nell'ultima amministrazione di centrosinistra (terminata nel 2008) - ottenuto cavalcando il desiderio di cambiamento in un Paese scosso dalla scandalo di corruzione ed abuso di potere che ha portato alla destituzione l'ex presidente Park Geun-hye. La Park nel 2012 aveva vinto le elezioni proprio prevalendo di poco su Moon; ora è lui il capo dello stato mentre lei è in galera.

«Sarò il presidente di tutti i coreani - ha detto Moon nel primo discorso da leader nazionale davanti ai suoi sostenitori - Questa è una grande vittoria non solo mia, ma del popolo. Per creare un Paese di giustizia e buon senso». E oggi davanti all'Assemblea Nazionale ha dichiarato di essere pronto ad andare a Washington, Pechino, Tokyo e anche - se le circostanze lo rendessero possibile - a Pyongyang: «Farò il possibile per costruire la pace nella penisola coreana».

Si profila dunque una presidenza orientata alla ricerca di un dialogo con la Corea del Nord che stemperi le forti tensioni geopolitiche delle ultime settimane, il che però potrebbe complicare i rapporti con l'amministrazione americana. Moon dovrebbe inoltre tentare di migliorare i rapporti con la Cina: ha infatti annunciato la volontà di intraprendere «seri negoziati» con Pechino e Washington sulla questione del dispiegamento già in avanzato del sistema antimissilistico Thaad (che ha fatto infuriare Pechino).

Sul fronte economico ha promesso più welfare e riforme dei grandi conglomerati, che rendano trasparenti i rapporti tra i grandi gruppi e la politica.
Un problema, per lui, sarà il fatto che il suo partito ha una maggioranza limitata al 40% nell'assemblea nazionale: sarà quindi costretto a cercare più ampi consensi parlamentari. «Prevedo grandi problemi per lui nei rapporti con l'Assemblea», afferma Don S.Shin, professore alla Sookmyung Women's University di Seul, sottolineando che Moon è stato eletto sulla scia della “rivoluzione delle candele” (le veglie di centinaia di migliaia di persone che per settimane ogni weekend hanno chiesto le dimissioni della Park): per lui il difficile viene adesso.

I MERCATI. La Borsa di Seul ha aperto oggi su livelli statici, oscillando nei due sensi e per lo più in lieve ribasso, dopo aver ritoccato lunedì (ieri era chiusa) il suo massimo storico con un balzo del 2,3 per cento. La tentazione di realizzi da parte degli investitori si è concentrata sul titolo che più era cresciuto nelle ultime settimane, quello di Samsung.

Anche quest'anno il Kospi è salito di oltre il 13%, molti analisti ritengono che il “momentum” del mercato possa essere mantenuto, grazie alle aspettative su politiche relativamente espansive della nuova amministrazione sudcoreana e a una crescita dei profitti aziendali che resta superiore a quella dell'indice. Storicamente, nel primo o secondo anno di insediamento di una nuova amministrazione in Corea, il mercato azionario locale tende a crescere di oltre il 25% per cento (con l'eccezione del +14% del 2003). Il Korea Center for International Finance, in un rapporto, prevede un rallentamento del recente rally nella seconda metà dell'anno.

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