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Gentiloni a Mosca, per l’economia russa segnali di ripresa

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Gentiloni a Mosca, per l’economia russa segnali di ripresa

La festa del Primo Maggio a SanPietroburgo
La festa del Primo Maggio a SanPietroburgo

L’unico “segno meno” rimasto, un -0,9%, riguarda l’arredamento e l’edilizia. «Quasi fisiologico, in un Paese in cui si costruisce poco - osserva Pier Paolo Celeste, responsabile dell’ufficio di Mosca dell’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese (Ice) -. Per il resto, i dati del bimestre gennaio-febbraio 2017 segnalano una crescita delle importazioni russe dall’Italia in tutti i settori». Interscambio a poco più di 3 miliardi, import dall’Italia in aumento del 30,7%, esportazioni russe (energia) a +33,4% rispetto allo stesso periodo del 2016. In quest’ultima cifra, la chiave della svolta: la ripresa del petrolio e il crollo del rublo hanno accompagnato la Russia fuori dalla recessione.

«Questa è una società che ancora vive sulle materie prime - ricorda Vittorio Torrembini, vicepresidente dell’Associazione degli imprenditori italiani a Mosca -. È bastato un aumento dei prezzi dell’energia del 10/15%, ed è cambiato tutto». E ora che il rublo si è stabilizzato, aggiunge Celeste, «il business gira di nuovo. Abbiamo visto riprendersi gli approvvigionamenti da parte degli acquirenti alle fiere, segnale di speranza nel futuro: si vede che immaginano di vendere questi prodotti». La domanda di beni di consumo si sta riprendendo e, nelle categorie lasciate libere dalle controsanzioni, i russi hanno ricominciato a comprare.

IMPORTAZIONI RUSSE IN RIPRESA
Variazione percentuale sullo stesso periodo dell’anno precedente. (Fonte: Dogane russe - Elaborazione ICE Mosca, dicembre 2016)

L’embargo con cui Mosca ha risposto alle sanzioni americane ed europee riguarda il “fresco”: latte e derivate, carne e pesce, frutta e verdura. «Resta fuori un sacco di roba - spiega Celeste -, e noi cerchiamo di dare voce e spazio ai prodotti non sanzionati. Olio, pasta, vino, conserve alimentari, i prodotti da forno che stanno andando forte». Agli altri esportatori, il direttore dell’Ice di Mosca come esempio ricorda l’interesse dei russi a imparare a produrre mozzarella a casa loro: «Ma hanno bisogno di noi, e vengono a cercare aiuto. Gli servono le macchine, il casaro, la competenza di chi queste cose le sa fare».

E questo riporta l’attenzione sul programma che il Cremlino ha messo al centro della nuova politica industriale russa, la graduale sostituzione dell’import con produzione locale. Con una serie di incentivi per incoraggiare le partnership con imprenditori stranieri: «L’import substitution richiede l’acquisto di tecnologie e macchinari», dice Vittorio Torrembini. E tuttavia, spiega, malgrado sul piano politico l’Italia sia il Paese che ha avuto maggiore attenzione nei confronti della Russia, come dimostrano le recenti visite del presidente Sergio Mattarella, del ministro Angelino Alfano e ora del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, «sul piano degli investimenti questi rapporti più stretti non hanno ancora avuto un riscontro significativo. La reazione delle imprese italiane è ancora timida».

Pier Paolo Celeste è d’accordo. «Questo è il motivo per cui gli ultimi dati ci rendono contenti, ma solo moderatamente: i nostri concorrenti fanno come o meglio di noi, che cresciamo un poco sotto la media» sulla scia di un miglioramento generale. «Con l’avvento dell’era delle sanzioni e la caduta del rublo - dice Ernesto Ferlenghi, presidente di Confindustria Russia - la strategia di approccio al mercato russo è cambiata, e le aziende fanno fatica a comprenderlo». Il mercato russo, spiega Ferlenghi, richiede un’analisi approfondita sulle mosse di concorrenti agguerriti come cinesi o giapponesi, sui costi o le procedure di tender, i tipi di società da costituire. Di altri Paesi con cifre migliori delle nostre, come la Germania, Ferlenghi sottolinea la cultura del lungo termine e la capacità di fare fronte comune. «I tedeschi - racconta il responsabile di Confindustria Russia - hanno fatto una cosa intelligente. Si sono messi insieme, e hanno chiesto aiuti al ministero dell’Economia che con 7 milioni di euro l’anno finanzia all’80% il lavoro di questa associazione di imprese». Per conto delle quali un gruppo di persone si occupa a tempo pieno di localizzazione, studiando tutto il giorno i piani di investimento delle regioni, delle imprese, i tender. «Da lì deducono i progetti interessanti per la Germania, e presentano le proposte di quello che si può fare in Russia con componenti tedesche». Il sistema funziona: «Quella dei tedeschi è una crescita continua dal 2015 in poi, per la solita ragione che la Germania in Russia ha 6.000 joint venture con una struttura stabile, e investe nelle risorse umane».

Ma attenzione: un concorrente anche più pericoloso potrebbe essere in arrivo. Nei primi due mesi dell’anno le esportazioni americane verso la Russia sono cresciute del 43,6%. «È solo questione di tempo - dice Ferlenghi -, il processo negoziale è molto delicato ma ci arriveranno, perché la spinta del business è forte. E questo è un Paese in cui c’è da fare di tutto».

L’EXPORT ITALIANO IN RUSSIA
Gennaio-febbraio, variazione % sullo stesso bimestre 2016. (Fonte: Dogane russe - Elaborazione Ice Mosca - maggio 2017)

«E noi possiamo fare di tutto in Russia, lavorando sui due fronti, export e produzione in loco - osserva Celeste -, ma non stiamo realizzando il potenziale Italia come potremmo. Ci vorrebbe un po’ più di spirito coraggioso da parte delle aziende: perché non ce l’hanno?». La risposta è che la Russia «resta un pianeta sconosciuto, che non si ritiene affidabile: ma per noi che ci siamo dentro, le cose appaiono diversamente». Per questo l’Ice si è dato il compito di monitorare da vicino e far conoscere in Italia le venti regioni più ricche, in competizione tra loro per attrarre investimenti. «La Russia - racconta Celeste - si sviluppa a macchia di leopardo. C’è un Sud che per ragioni climatiche si sta specializzando nell’agroalimentare, noi lì potremmo intervenire con impianti e macchinari. Invitiamo gli importatori di quelle regioni alle nostre manifestazioni, li portiamo in Italia. Mentre per le aziende italiane organizziamo visite in loco: possiamo accompagnarle ovunque, aiutarle a trovare l’interlocutore giusto». Le prossime tappe di questo impegno sono un roadshow aCatania, Napoli e Brindisi (rispettivamente 22, 25 e 26 maggio) per la presentazioni delle opportunità di investimento in Russia, con rappresentanti delle regioni più dinamiche.

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