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Più rinnovabili e addio al nucleare: Svizzera al voto

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la «strategia energetica 2050»

Più rinnovabili e addio al nucleare: Svizzera al voto

La Svizzera si guarda allo specchio sul nodo cruciale dell’energia, affrontando la questione come spesso accade alle latitudini elvetiche, cioè direttamente con il voto popolare. Nella Confederazione si vota infatti in questo fine settimana sulla “Strategia energetica 2050”, definita dal Governo e approvata dalla maggioranza del Parlamento. Avviato nel 2011, dopo l’incidente giapponese di Fukushima, il progetto conferma la graduale scomparsa del nucleare in Svizzera e punta inoltre a ridurre le importazioni di energie fossili e a potenziare il risparmio energetico e le fonti di energia rinnovabili.

Questo progetto, articolato nella nuova Legge federale sull’energia, piace ai partiti di centro (liberale e democristiano), ai verdi liberali, ai verdi, ai socialisti. Non piace invece alla destra nazionalista (Udc), che sostiene il referendum contro il progetto. Gli oppositori affermano che la nuova strategia ha un costo economico troppo elevato e che paradossalmente porterà danni al paesaggio con nuovi impianti eolici e fotovoltaici. I sostenitori della strategia riaffermano dal canto loro l’economicità, la sicurezza e il contenuto ecologico. I sondaggi di inizio maggio indicavano il sì ancora sopra il 50% tra gli elettori, ma l’esito è incerto perché gli indecisi non sono pochi.

Questi i punti principali della Strategia energetica 2050. La Svizzera rinuncia alla costruzione di nuove centrali nucleari. I cinque impianti attuali, che hanno prodotto l’anno scorso 22,1 terawattora (TWh), potranno restare in funzione sino a quando risponderanno alle norme di sicurezza. La chiusura delle ultime centrali dovrebbe avvenire tra 20 - 30 anni. Una proposta di chiusura accelerata è stata respinta nel novembre scorso in un altro referendum. Considerando che verrà a mancare così oltre un terzo della produzione nazionale di elettricità, sono previste misure per aumentare i risparmi energetici.

La nuova legge prevede di ridurre fortemente il consumo medio pro capite di energia. L’elettricità mancante sarà compensata appunto anche con un potenziamento delle fonti energetiche rinnovabili. La produzione delle centrali idroelettriche, pari a 36,2 TWh nel 2015, dovrebbe raggiungere 37,4 TWh entro il 2035. Le nuove energie rinnovabili (solare, eolico, geotermia, biomasse) dovrebbero compiere un balzo nello stesso periodo da 1,7 a 11,4 TWh.
Oggi la Svizzera figura tra i Paesi europei con la più alta quota di produzione di elettricità derivante da fonti rinnovabili, ma circa il 95% di questa sua elettricità da rinnovabili deriva solo dalle centrali idroelettriche. Nel campo delle altre e più nuove energie rinnovabili, la Confederazione secondo i sostenitori della nuova legge potrebbe quindi crescere parecchio. Il vento ha fornito nel 2015 solo lo 0,17% dell’elettricità consumata in Svizzera, contro l’8,3% nella Ue; il sole ha assicurato solo l’1,7% dell’elettricità in Svizzera, contro il 3,2% nella Ue, sottolineano i fautori del sì.

Secondo gli oppositori della Strategia 2050, questo pacchetto di misure farà aumentare troppo i prezzi dell’elettricità. Il sistema svizzero attuale, che comprende nucleare, petrolio e gas, per i fautori del no va mantenuto, per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento. Per Governo e maggioranza del Parlamento, la promozione delle energie rinnovabili comporterà solo un leggero aumento dei prezzi, che sarà compensato dal potenziamento dell'efficienza. Ci sarà inoltre un contenuto e temporaneo supplemento di rete (40 franchi l’anno per nucleo familiare) per sostenere le centrali idroelettriche, il risanamento degli edifici e la costruzione di nuovi impianti per le rinnovabili. La nuova strategia consente inoltre secondo il Governo di ridurre la dipendenza dall’estero, favorendo l’innovazione e i posti di lavoro in Svizzera. La risposta uscirà anche questa volta dalle urne.

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