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Banda larga e Its per completare Industria 4.0

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Banda larga e Its per completare Industria 4.0

Nella relazione sullo stato di avanzamento dei lavori delle linee programmatiche del 2016 il piano Industria 4.0 non può che avere una parte preponderante. Gli incentivi fiscali - l’iperammortamento al 250% - hanno debuttato con risultati promettenti nel primo trimestre 2017, ma ci sono dei capitoli incompleti. Entro giugno arriverà il bando per la creazione dei «competence center» che ruoteranno intorno alle università per favorire il trasferimento tecnologico. Tempi più lunghi per risolvere il problema della banda ultralarga assente in troppi distretti industriali. Bisognerà estendere il piano di intervento pubblico anche nelle “aree grigie”, dove risiedono il 65% delle imprese, ma non sono state superate alcune difficoltà incontrate con la Commissione europea per l’autorizzazione degli incentivi all’offerta (l’obiettivo del ministero è avere l’ok entro settembre). Incompleto anche il capitolo «education». Se non c’è dubbio che Industria 4.0 avrà bisogno di una ricalibratura delle competenze (il prossimo anno l’alternanza scuola-lavoro diventerà obbligatoria anche in quinta superiore - ma vanno coinvolte di più le aziende); altrettanto urgente è valorizzare quel canale formativo che ogni hanno conferma un tasso di occupabilità dell’80 per cento. Vale a dire gli Its, le super scuole di tecnologia, post diploma, alternative all’università, partecipate dalle aziende, che sono una realtà ancora di nicchia (circa 8mila studenti iscritti). Su questo, al Miur, è partita una cabina di regia per tentare di rilanciarli (e per differenziare la loro offerta didattica con quella che arriva dalle lauree professionalizzanti). La partita è anche economica (si è in attesa di finanziamenti aggiuntivi da parte del Miur); e gli Its potrebbero giocare una partita fondamentale anche per spingere i «digital innovation hub», sempre all’interno di Industria 4.0.

A breve intanto sarà pronto un piano «Lavoro e Welfare 4.0» elaborato in sinergia tra i ministeri dello Sviluppo e del Lavoro per aggiornare politiche attive e passive, istruzione e formazione alla luce della digitalizzazione dei processi produttivi e delle mansioni.

È invece soprattutto palazzo Chigi che tiene la regia delle misure per la produttività. Reintrodotto dal governo Renzi lo sgravio per i premi di risultato, valorizzando la contrattazione decentrata, è stato subito apprezzato da imprese e lavoratori: a metà maggio sono stati 21.667 i contratti depositati presso il ministero del Lavoro. «Adesso, nella manovrina c’è un nuovo intervento che prova a spingere ulteriormente la misura - spiega Marco Leonardi, a capo del team economico di palazzo Chigi -. Arriva un tetto unico a 3mila euro per le somme incentivanti, ma in caso di coinvolgimento paritetico dei dipendenti nell’organizzazione del lavoro, sui primi 800 euro, scatterà un taglio di 20 punti dell’aliquota contributiva a vantaggio dei datori. L’obiettivo è allargare lo strumento pure alle Pmi. Ogni anno la commissione Ue ci raccomanda di rafforzare la contrattazione decentrata. Lo stiamo facendo realmente».

Certo, la misura è temporanea. Di qui la richiesta di Confindustria di rendere strutturale la detassazione sui premi di produttività. Opzioni per un ulteriore potenziamento, in vista della manovra d’autunno, sarebbero già in esame come anticipato da Calenda.

Per tornare all’agenda di politica industriale del ministero dello Sviluppo, entro l’estate dovrebbero arrivare le prime norme che attuano la Strategia energetica nazionale, presentata alla Camera lo scorso 10 maggio: corridoio di liquidità, capacity market, nuova normativa sulle agevolazioni agli energivori. Due giorni fa, su quest’ultimo punto, è arrivata una prima apertura dalla Commissione Ue.

Il piano straordinario Made in Italy è stato invece appena integrato con il progetto “Alti Potenziali” per consulenza personalizzata da parte dell’Ice ad aziende da 50 a 150 milioni di fatturato per la definizione di piani di internazionalizzazione.

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