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Brasilia a ferro e fuoco, l’esercito in piazza. Scontri e decine…

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Brasilia a ferro e fuoco, l’esercito in piazza. Scontri e decine di feriti

Manifestante ferito a Brasilia. Sullo sfondo le forze di polizia schierate (Reuters)
Manifestante ferito a Brasilia. Sullo sfondo le forze di polizia schierate (Reuters)

L'esercito in piazza, 100mila manifestanti, i palazzi ministeriali evacuati. Brasilia, la città disegnata dal grande architetto Oscar Niemeyer, è a ferro e fuoco. Tutti contro il presidente del Brasile Michel Temer che un anno fa aveva ordito l'impeachment contro l'ex presidente Dilma Rousseff; e ora, secondo intercettazioni e deposizioni di imprenditori di primo piano, è accusato di corruzione. La Folha di S.Paolo, primo giornale brasiliano, pur essendo su posizioni governative, fa i nomi di tre possibili presidenti ad interim, in sostituzione di Temer: Fernando Henrique Cardoso, Lula da Silva, José Sarney. Tutti e tre sono stati presidenti del Brasile.

Intanto il governo ha mobilitato l'esercito: 1500 soldati e 200 marines, chiamati a difesa di tutti gli edifici pubblici e governativi fino al 31 maggio. Il bilancio degli scontri di ieri sera è di una cinquntina di feriti. Il ministro della Difesa, Raul Jungmann, ha annunciato un decreto di emergenza, senza minimizzare i pericoli di ordine pubblico che ne potrebbero derivare. L'esercito è schierato davanti alla sede del Tribunale Supremo Federale (TSF) e il Parlamento. Le immagini rilanciate dalla tv di mezzo mondo hanno rievocato i tempi della dittatura militare (1964-1985).

Temer è sotto attacco da una decina di giorni e, a dispetto della distanza politica richiesta dai suoi stessi alleati di governo, nega ogni addebito e cerca di rilanciare la sua immagine presidenziale con una riforma del mercato del lavoro che i suoi oppositori definiscono “inaccettabile”.

Gli osservatori politici brasiliani prefigurano un terzo impeachment (il primo fu quello di Fernando Collor, nel 1992, il secondo quello di Dilma Rousseff, nel 2016). Il presidente Temer è stato Incastrato da una registrazione audio nella quale si sente chiaramente che acconsente il pagamento di alcune tangenti. Il Tribunale Supremo Federale, la massima istanza giuridica che valuta l'azione penale nei confronti delle alte autorità istituzionali, ha deciso di incriminarlo per tre gravi reati: corruzione passiva, intralcio alla giustizia e associazione a delinquere.

L'inchiesta Lava Jato, “autolavaggio”, la Mani Pulite brasiliana, è scattata più di un anno fa e per ora non se ne vede la fine. Oltre a travolgere il colosso energetico Petrobras e il primo gruppo industriale del Paese, Odebrecht, ha trascinato nel fango politici di primissimo piano, sia del Pt (Partito dei lavoratori), che ha espresso gli ultimi due presidenti, Lula e Dilma Rousseff, sia gli esponenti del Pmdb, partito di centro cui appartiene l'attuale presidente Temer.

Le elezioni presidenziali sono in programma nel 2018 e i sondaggi diffusi nelle scorse settimane attribuiscono un forte vantaggio all'ex presidente Lula da Silva.

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