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Draghi: ancora necessario forte stimolo monetario

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L’AUDIZIONE

Draghi: ancora necessario forte stimolo monetario

Epa
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La politica ultraespansiva non finirà presto. Il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi , ha voluto sciogliere ogni equivoco sui futuri passi della politica monetaria, in un periodo in cui alcuni analisti cominciavano addirittura a interrogarsi sulla possibilità di un anticipo della fine del quantitative easing (e l’inizio del tapering, del sua graduale azzeramento) a settembre. L’occasione è stato il discorso introduttivo all’audizione al Comitato Affari Economici e Monetari del Parlamento Europeo dove Draghi ha anche voluto di nuovo ripetere il suo mantra: «L’euro è irrevocabile e lo dice il Trattato».

Bassa pressione sull’inflazione
«Le pressioni sottostanti sull’inflazione - ha detto - sono rimaste tenui. Le pressioni domestiche da parte dei costi, e in particolare da parte dei salari, sono ancora insufficienti a sostenere una convergenza durevole, e che si sostenga da sola, dell’inflazione verso il nostro obiettivo», che è “al di sotto, ma vicino, al 2%”. Perché queste pressioni si rafforzino, «abbiamo ancora bisogno di condizioni finanziarie molto accomodanti», che solo una politica «abbastanza» espansiva può garantire.

Il sostegno monetario resterà straordinario
Draghi ha voluto anche insistere sul punto. «Restiamo fermamente convinti che una quantità straordinaria di sostegno da parte della politica monetaria, anche attraverso la nostra forward guidance (l’indicazione sul percorso futuro dei tassi ufficiali, ndr) è ancora necessario perché l’attuale livello di risorse non utilizzare siano riassorbite e l’inflazione ritorni e si stabilizzi attorni a livelli vicino al 2% in un significativo orizzonte di medio termine».

Ottimismo sulla ripresa
Sono dichiarazioni molto chiare che in qualche modo bilanciano uno scenario piuttosto ottimistico sulla ripresa, sostenuta da consumi e investimenti, con rischi ancora al ribasso, ma legati soprattutto a fattori globali e comunque in riduzione. Queste indicazioni non preludono certo, d’altra parte, a un prolungamento del quantitative easing, destinato a lasciar posto al tapering da dicembre in poi.

Il nodo dei bassi rendimenti
Il presidente della Bce ha voluto anche affrontare il tema, piuttosto sentito in Germania, dei bassi rendimenti che penalizzano risparmiatori e pensionati. «Se i bassi tassi nominali riflettono in parte la politica monetaria, tra gli altri fattori, il declino nei rendimenti reali è guidato da fattori strutturali che coinvolgono l’equilibro tra l’offerta di risparmio e la domanda di investimenti».

Una risposta ormai classica che Draghi ha voluto precisare, indicando insieme cause e problemi da affrontare: «Questi fattori includono in particolare i crescenti risparmi netti, da parte di una popolazione che invecchia e si prepara alla pensione, spese pubbliche per beni capitali relativamente più basse in un contesto di alti debiti pubblici, e un rallentamento della crescita della produttività che riduce la redditività degli investimenti».

Sulla Grecia decisione indipendente
Sulla situazione del debito greco, Draghi ha detto che è necessaria la conclusione dei negoziati in corso e l’introduzione di misure che lo rendano sostenibile del tempo. La Banca centrale europea, successivamente, farà le proprie valutazioni, «completamente indipendente», e dovrà dimostrare che il debito greco è «sostenibile anche in uno scenario avverso e comprenderà elementi di gestione del rischio». Solo successivamente il debito greco, anche quello corporate, potrebbe entrare nel programma di acquisto titoli.

Fintech e cybersecurity
Draghi, in una seduta che - per scelta dei parlamentari - era dedicata all’innovazione finanziaria, ha richiamato anche i vantaggi e i pericoli del fintech, dalla possibilità per le banche di avere nuove opportunità di business, e per le aziende di avere canali alternativi di finanziamento ai temi della cybersecurity, sempre più attuali.

Banche e Brexit
Non è mancato un monito alle banche di prepararsi per tempo al Brexit, che potrebbe comportare alcuni, evitabili, rischi. La Bce, ha precisato Draghi, si sta preparando a livello interno, e così le aziende di credito. «È molto importante - ha detto - che le banche prendano tutte le misure necessarie per tempo, questa è la priorità».

Nessun timore reverenziale verso i trattati
Sulla necessità di rivitalizzare il progetto europeo, Draghi ha richiamato l’attenzione sulla necessità di «pensare a come assicurare il futuro dell’area dell’euro con una costruzione più stabile e resistente, senza timori su possibili modifiche dei trattati. Anzi, ha aggiunto, «già prendere una decisione come questa, iniziare a pensare senza timori sui limiti dei trattati, sarebbe già un grande processo.

Inflazione e paesi ad alto debito
A proposito dei paesi ad alto debito, Draghi ha ripetuto che il ritorno dell’inflazione verso livelli normali, all’obiettivo della Bce, aumenterà il costo del debito, una situazione a cui bisognerà prepararsi, anche attraverso politiche che incentivino la crescita economica.

Globalizzazione e trumpismo
Il libero commercio, ha poi detto Draghi, ha sicuramente creato molti vantaggi, ma non tutti sono riusciti a godere di queste positivi effetti della globalizzazione (che sono stati quindi condivisi in modo diseguale). È però preoccupante, ha aggiunto, il neo-protezionismo che ha preso piede, per esempio, negli Stati Uniti.

Elezioni anticipate in Italia
In risposta a un deputato italiano, Draghi ha detto di non avere «grandi commenti», su eventuali elezioni anticipate in Italia e sul rischio che potrebbero comportare per i mercati e per l’economia. «La democrazia è dappertutto, le elezioni sono dappertutto. È difficile dare un giudizio, non sono io che posso dare il giudizio migliore sulla data delle elezioni».

Un nuovo ruolo alla Commissione
Sul tema delle riforme strutturali, Draghi ha invitato a superare l’idea che siano una questione nazionale: «L’eterogeneità è la fragilità intrinseca dell’Unione monetaria». A questo proposito ha proposto di «rafforzare il ruolo della Commissione che potrebbe diventare l’attore principale nel far sì che i paesi rispettino un processo di valutazione delle loro riforme».

Shadow banking ancora in forte crescita
Come presidente dell’European Systemic Risk Board (Esrb), Draghi ha anche presentato il nuovo rapporto sullo shadow banking - il sistema finanziario al di fuori di banche, assicurazioni e fondi pensioni - che copre il 38% circa degli assets dell’Unione europea e, malgrado il rallentamento del 2016, è ciuscito del 30% dal 2012. Il board ha identificato rischi di liquidità e di leverage, che possono diventare pericolosi durante le fasi di stress finanziario - così avvenne dopo il fallimento Lehman -legati a un disallineamento tra le scadenze di attivo e passivo. È un mondo molto legato ai derivati, e con ampie interconnessioni, anche con il settore bancario “ufficiale”. Il 60% dell’esposizione delle banche Ue, in particolare, è verso entità dello shadow banking “estere”.

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