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Un parlamento “impiccato” che potrebbe durare pochissimo

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Le conseguenze dell’azzardo elettorale

Un parlamento “impiccato” che potrebbe durare pochissimo

Theresa May (Stefan Rousseau/PA via AP)
Theresa May (Stefan Rousseau/PA via AP)

Londra - Incertezza, la parola che più i mercati temono. A spoglio quasi ultimato si è fatta realtà la prospettiva di un parlamento impiccato, senza maggioranza assoluta con i Tory primo partito ma in netto calo (318 deputati contro i 331 secondo l'ultima proiezione) rispetto a quello che Theresa May volle sciogliere nell'aprile scorso e i laburisti in crescita ma lontani decine di deputati dai rivali. L'immediata caduta della sterlina del 2% sul dollaro e di poco meno sull'euro conferma che lo scenario di caotico avvicinamento al negoziato sulla Brexit è una certezza.

Le tre possibili conseguenze
Le conseguenze immediate di elezioni andate nella direzione opposta al grande azzardo che Theresa May ha voluto correre sono tre: possibili dimissioni del leader conservatore, scossa prolungata sui mercati con la sterlina destinata a pagare il prezzo dell'instabilità, nuove elezioni nel volgere di settimane o pochi mesi. La signora premier ha lasciato intendere che cercherà di formare un governo di minoranza e potrà farlo alleandosi con i deputati nordirlandesi che potrebbero portarla a un soffio dai 326 seggi necessari per governare. Un esperimento che se davvero sarà compiuto sbatte contro le voci che già si alzano fuori dal partito conservatore e si sussurrano dentro al partito conservatore: dimissioni. Thersa May ha voluto andare alle urne senza che ci fosse alcuna necessità e si ritrova indebolita, incapacitata nell'azione di governo. Il partito conservatore è spietato nelle sue dinamiche: l'espulsione di Margaret Thatcher cacciata da un complotto interno dopo tre trionfi elettorali e un palamares senza precedenti lo insegna. Il pound appare come la vittima prima dell'instabilità generata dal voto: per molti analisti il Parlamento impiccato era e resta la prospettiva peggiore tanto da far ipotizzare una caduta del cambio col dollaro a 1,20 e anche meno. Infine lo scenario britannico apre la via a possibili elezioni ravvicinate soprattutto se il fronte d'opposizione cercherà di organizzarsi in qualche forma di (improbabile) coalizione.

Londra più debole, Brexit più morbida?
Al centro di tutto c'è ovviamente la Brexit con i negoziati formali destinati ad iniziare il 19 giugno. I leader Ue probabilmente concederanno manciate di settimane a Londra per riorganizzarsi, ma non di più. Una Londra indebolita ridà prospettiva a una Brexit più morbida di quella fino ad ora ipotizzata, ma non agevola necessariamente il cammino che attende Londra e Bruxelles. La battaglia politica all'interno del Paese riprenderà con forza, le voci dei remainers si faranno risentire, quelle degli eurofobi anche. Come lo scorso anno in questi giorni ma con una differenza signrificativa: l'articolo 50 è scattato e ora non c'è più tempo per cambiare il corso degli eventi.

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