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Al negoziato con Bruxelles Governo Uk senza bussola

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L'Analisi|May

Al negoziato con Bruxelles Governo Uk senza bussola

Il quadro economico britannico peggiora, mostrando di essersi piegato verso quegli scenari di crisi che furono previsti – presto e in modo maldestro – subito dopo il voto sull’adesione all'Ue il 23 giugno del 2016. Il morso arriva un anno dopo e arriva nel mezzo di una congiuntura politica estremamente complessa. Il governo britannico, formato da Theresa May rispolverando il manuale Cencelli fra brexiters e remainers, stenta a trovare i voti in Parlamento. Li avrà solo se ci sarà intesa certa e sostenibile con il Dup, la forza ultrà dei protestanti nordirlandesi, filo-orangista e unionista. I negoziati sono alle battute finali e l’accordo è atteso ad ore. Non basterà tuttavia alla signora premier per tirare un sospiro di sollievo. All’interno del Tory party molti contestano l’accordo e preferirebbero un esecutivo di minoranza capace di trovare in aula il sostegno per sopravvivere. Lo suggeriscono ex premier - da John Major a David Cameron - lo chiede anche un ex ministro degli esteri euroscettico abbastanza come William Hague. Il rischio è che in nome delle camarille di partito i conservatori mettano in crisi la pace in Irlanda del nord, abbandonando la posizione di honest broker fra cattolici e protestanti che l’esecutivo di Londra – come quello di Dublino – deve avere. Ieri Theresa May ha ricevuto i partiti dell’Ulster e Gerry Adams il leader dello Sinn Fein – i cattolici considerati braccio politico dell’Ira – è stato esplicito. «Un’intesa del genere – ha detto sull’uscio di Downing street – rischia di violare gli accordi di pace». Un altolà che non è detto possa bastare per convincere la signora premier a procedere verso un’intesa bi-partisan con il Labour e il resto dell’opposizione parlamentare per definire la linea sulla Brexit. I colloqui, lo ricordiamo, cominceranno il 19 ma su quali base non c’è alcuna certezza. Il governo fa sapere che la linea non è cambiata, in realtà tutto dall’8 giugno ad oggi è cambiato. A cominciare dall’atteggiamento del più stretto collaboratore della signora premier: il Cancelliere dello Scacchiere, responsabile dell’economia.

L’ultima tragedia che ha colpito il Regno – il rogo nella Torre di Kensington che è costato la vita ad almeno 17 persone con decine di dispersi fra cui due ragazzi italiani – ha indotto il Cancelliere Philip Hammond a rinviare il discorso annuale di Mansion House. Le voci indicano che era pronto a ribadire l’esigenza di una soft Brexit con toni energici abbastanza in linea con quanto chiede la City. Lo sapremo nei prossimi giorni quando il testo del discorso sarà diffuso. È un fatto, tuttavia, che la contrapposizione in seno all’esecutivo sia ormai frontale, con i fautori di due strategie diverse per l’addio all’Ue costretti a una convivenza impossibile. Premesse per una disastro ? La Gran Bretagna di fronte all’esigenza nazionale sa, storicamente, ricompattarsi, ma lo strappo che i Tory hanno inflitto al Paese facendolo preda dei loro contrasti, non ha precedenti nelle cronache degli ultimi decenni.

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