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Dopo Yellen, Cohn in pole position

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Dopo Yellen, Cohn in pole position

  • –Marco Valsania

Scocca l'ora del toto-Fed. Con il mandato di Janet Yellen in scadenza il prossimo febbraio, la Casa Bianca ha lanciato in questi giorni formalmente la ricerca del futuro plenipotenziario della politica monetaria americana, affidandola alle mani di uno dei suoi esponenti più esperti e qualificati: il capo-consigliere economico Gary Cohn. Che, nelle scommesse dei bookmaker di Washington, è automaticamente diventato anche il candidato più accreditato a occupare quella poltrona.

Yellen ha una relazione contrastata con Donald Trump che tiene alta la suspense. Durante la campagna elettorale il futuro presidente l’aveva accusata di favorire i democratici e l’amministrazione uscente di Barack Obama con politiche estremamente accomodanti. Ma di recente Trump ha cambiato registro ed espresso appezzamento per l’ex nemica - «siamo entrambi persone da bassi tassi d’interesse» ha detto in aprile - in parte perché il suo obiettivo è oggi spingere la crescita americana al 3% dal 2% considerato sostenibile. Un traguardo giudicato impossibile dalla maggior parte degli analisti, tanto più senza la cooperazione indiretta della Banca centrale. L’equilibrio tra i due è però considerato fragile e un’uscita di scena di Yellen appare l’esito più probabile. Teoricamente l’attuale chairperson potrebbe rimanere ancora nel board oltre l’anno prossimo, quel mandato dura fino al 2024, ma è tradizione che gli ex timonieri dell'istituto lascino del tutto per non mettere in ombra i successori.

Cohn passerà adesso al vaglio i potenziali candidati per arrivare a una decisione prima di fine anno e non creare incertezze sui mercati. E se alla fine raccomanderà se stesso non sarebbe una sorpresa. La sua posizione di iniziale favorito è legata a più fattori: la vicinanza a Trump, premiata dal presidente. La rottura della tradizione di incarichi a economisti accademici, a sua volta cara a Trump. E contemporaneamente però l’abilità di rassicurare facendosi negli ultimi mesi “ponte” tra l'amministrazione e la Fed, orchestrando incontri con il Segretario al Tesoro Steve Mnuchin, Yellen e lo stesso Trump. Cohn vanta anche di esser stato lui a convincerlo a non twittare sulla - o meglio contro - la Fed per il bene degli investitori, come ha fatto invece nei confronti di altre autorità indipendenti, dall’Fbi al Congressional Budget Office. Questo non significa tuttavia che Trump sia restio a svolte: prima ancora della scelta sul vertice della Fed, ha a disposizione tre nomine per seggi vacanti nel board della Banca centrale. E avrebbe scelto candidati più flessibili sulla regolamentazione e meno aperti a stimoli non convenzionali.

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