new york
Donald Trump ha rilanciato e allargato dall’Europa la crociata per uno scontro di civiltà dichiarando in un sol colpo guerra a nemici esterni e interni che minacciano l’Occidente e i suoi valori, il terrorismo islamico e gli eccessi delle burocrazie governative. Nel debutto del suo secondo viaggio europeo, alla vigilia del G20 che lo vedrà impegnato in complessi colloqui con leader alleati come con il russo Vladimir Putin e il cinese Xi Jinping, il presidente americano ha scelto la Polonia per invocare «la questione fondamentale del nostro tempo»: l’Occidente «ha la volontà di sopravvivere?». Perché la battaglia contro «il terrorismo radicale islamico» rappresenta la difesa «della nostra civiltà e del nostro modo di vivere».
I toni cupi hanno echeggiato i comizi elettorali ispirati dal consigliere della destra radicale statunitense Steve Bannon. E la Polonia, terreno fertile per i tradizionalismi, ha risposto a Trump offrendogli un bagno di folla: un pubblico pro-governativo di migliaia di persone e di autorità nazionali lo ha accolto con entusiasmo nel cuore di Varsavia. «Così come la Polonia non si spezzerà, l’Occidente non verrà mai e poi mai spezzato», ha incalzato Trump. E ha continuato mischiando appelli ideali, di politica estera e domestica, dal podio di piazza Krasinski, dove si erge il memoriale che commemora l’insurrezione contro la Germania nazista nel 1944: ha identificato l’altro grande avversario odierno nella «costante avanzata della burocrazia governativa». Una frecciata indiretta rivolta alla stessa Unione europea, con cui la Polonia ha rapporti tesi. «L’Occidente - ha aggiunto - non è divenuto grande per scartoffie e regolamenti, ma perché la gente ha potuto dare la caccia ai sogni e perseguire il suo destino».
Trump, in Polonia, ha in realtà anche cercato più che polemiche e nuovo smalto per la sua Casa Bianca in affanno. Ha promesso aiuti militari - Varsavia dovrebbe comprare batterie di missili Patriot - ed economici di fronte al «comportamento destabilizzante» del grande vicino russo. Citando il boom di gas e petrolio americano si è detto disponibile a rifornire il Paese di energia, «basta una telefonata». Un messaggio che vuole rassicurare alleati dell’Est europeo spaventati dalla possibilità di eccessive pacificazioni con il Cremlino e da rischi di disimpegno di Washington dalla Nato, in passato criticata come obsoleta. «Non sono qui solo per visitare un vecchio paese amico ma per additarlo quale esempio a tutti coloro che cercano la libertà e intendono mobilitare il coraggio e il desiderio di proteggere la nostra civiltà», ha assicurato il presidente. Insieme al premier polacco di centro-destra Andrzej Duda non ha tuttavia evitato neppure ulteriori ricadute in messaggi più controversi: quelli contro la stampa internazionale, accusata di pubblicare storie ingiustamente negative. Duda in passato si è spinto a proporre leggi restrittive.
La seconda tappa di Trump - ad Amburgo dove è arrivato in serata per un G20 subito contestato da migliaia di manifestanti - si preannuncia ora ben diversa e in salita. Dovrà fare i conti con alleati meno allineati e più preoccupati della sua leadership e della sua dottrina, a cominciare dal cancelliere tedesco Angela Merkel, con cui ha subito avuto un confronto di circa un’ora. Con il cancelliere sono emerse nei mesi scorsi divergenze su temi delicati quali clima, commercio globale, diplomazia nelle crisi. E incombono due incontri ai margini con potenze rivali e riflessi su scenari di conflitto. Trump vedrà il cinese Xi all’ombra dell’escalation con la Corea del Nord. Il presidente, che ha accusato Pechino di non fare abbastanza pressioni su Pyongyang, ha dichiarato fin da ieri di voler considerare risposte «severe» ai continui test missilistici e nucleari del paese.
Ancora più atteso è il faccia a faccia con Putin, il primo summit tra i due: Trump ha finora minimizzato lo scandalo del Russiagate, la conclusione dell’intelligence americana sulle interferenze russe a suo favore nelle elezioni. Ieri ha indicato che Mosca potrebbe non essere stata la sola a intervenire. Ma in Siria ha alzato il tiro contro il regime sostenuto da Mosca. Mantiene, in omaggio alle correnti più pragmatiche della sua amministrazione, sanzioni al Cremlino per il ruolo in Ucraina. E da Varsavia è parso indurire i toni. La Casa Bianca ha però fatto sapere che non c’e’ un’agenda bilaterale pre-determinata, tenendo sulle spine la diplomazia internazionale.
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