Un ritardo di oltre mezz’ora. Per Emmanuel Macron pare sia normale, mentre Angela Merkel arriva che spacca il minuto, accolta da Paolo Gentiloni. Il vertice trilaterale sulla Nave Palinuro della Marina Militare tra Italia, Francia e Germania è il cuore del summit di Trieste dedicato ai Balcani Occidentali, e l’emergenza strutturale dei migranti è il capitolo più urgente e spinoso.
Anche se novità clamorose non erano attese – c’è un confronto aperto e il processo è avviato dentro i meccanismi dell’Unione Europea, un “brulicare di riunioni” a partire da Frontex, dice Gentiloni – si puntava forse ad un cambio di toni, ma dalla Francia arriva una nuove forte chiusura. «Noi faremo la nostra parte in questa lotta. È un dovere, ma non possiamo accogliere uomini e donne che per motivi economici» arrivano nei nostri Paesi: questi e quelli (migranti economici e rifugiati, ndr) che chiedono asilo sono «due realtà diverse e non cederò a questo spirito di confusione imperante», dice senza tentennamenti Macron, che parla dopo la cancelliera e il premier.
La posizione di Parigi era già stata espressa in più occasioni (a partire da Berlino il 29 giugno), ma forse dopo le richieste italiane poteva trasparire una qualche apertura. Invece nulla. Parole buone, certo («Esprimo la solidarietà all’Italia»), e una critica neppure troppo velata ai suoi predecessori («la Francia non ha sempre fatto la sua parte per quanto riguarda i rifugiati»). «Stiamo riaccelerando il ricollocamento e continueremo a farlo. Ci assumeremo la nostra responsabilità però - ha ribadito il presidente francese - noi confondiamo il tema dei profughi politici con quello dei migranti economici, che non hanno nulla a che vedere. Per chi chiede asilo c’è un dovere di umanità ma non possiamo accogliere chi cerca di venire a vivere nei nostri Paesi per ragioni economiche. Sono due realtà profondamente differenti e non ci sono gli stessi doveri sul piano morale».
C’è la questione dei porti Ue chiusi alle navi delle Ong – che sbarcano solo in Italia – ma non viene menzionata nelle dichiarazioni comuni, anche se è chiaro che la chiusura riguarda anche i porti. Una posizione questa ribattuta nella sostanza dal premier Gentiloni, che nella conferenza stampa ha osservato: «La distinzione che fa Macron è legittima. È la legge, sono le regole. Anche noi diciamo che i rifugiati e i migranti economici non sono un fenomeno che ha le stesse caratteristiche ma diciamo che non si può ignorare la realtà delle grandi migrazioni» provocate non solo da guerre. E ha rilanciato che «ci vuole un impegno comune, l’internazionalizzazione non può essere solo nel soccorso ma anche nell’accoglienza. L’Italia ha fatto e continuerà a fare la sua parte sul tema del soccorso e dell’accoglienza ma contemporaneamente si batte perché la politica migratoria non sia affidata soltanto ad alcuni paesi ma sia condivisa da tutta l’Ue».
Certo i toni sono sempre cauti («con la Francia c’è un impegno comune per ridurre i flussi migratori irregolari dell’Africa»), ma la sostanza è che non deve gravare l’accoglienza «solo sulle spalle dell’Italia». «Sulla politica migratoria sono stati fatti dei progressi, ma non sono ancora sufficienti». Anche Angela Merkel, come ha fatto altre volte, riconosce che «l’Italia ha fatto un grande lavoro sui migranti, siamo solidali con l’Italia, che ha fatto grandi cose, ad esempio nella registrazione e nell’accoglienza dei profughi. Tutti e tre dobbiamo affrontare la lotta contro la migrazione illegale, attraverso la cooperazione con l’Africa, particolarmente importante per zone come il Niger e la Libia», e ipotizza dei campi profughi sotto l’Onu. «L’Europa non può essere solo l’Europa dell’economia ma anche l’Europa che affronta insieme tutte le sfide», dice.
Il summit di Trieste – un passaggio di politica estera importante nel consolidamento del rapporto della Ue, specie economico, con i Balcani Occidentali, area dove la Russia punta da tempo ad aumentare la propria influenza – è stata l’occasione per i leader per rimarcare che il clima dentro l’Unione rispetto ad un anno fa è decisamente migliorato, e questo deve dare un spinta alla coesione: «La stabilità di quest’area - ha detto la cancelliera - è anche la stabilità dell’Europa». Infine un dettaglio, che non è tale vista l’importanza del dossier: Gentiloni e Macron non hanno parlato di Fincantieri (che ha sede proprio a Trieste) e dello stop del presidente francese all’acquisizione di Stx France. In tutto con una singolare e innocua coincidenza: la nave Palidoro fu costruita nel 1934 a Nantes, molto vicino a Saint-Lazare, sede della Stx.
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