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Sanzioni alla Russia, via libera della Camera Usa. Trump…

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Trump «commissariato»

Sanzioni alla Russia, via libera della Camera Usa. Trump «commissariato»

(Afp)
(Afp)

NEW YORK - La nuova legge sulle sanzioni contro la Russia avanza in Congresso, dove ieri notte un voto a larga maggioranza della Camera - 419 voti favorevoli e tre contrari - ha detto sì alla stretta contro Vladimir Putin.

Mosca ha reagito denunciando le sanzioni come «una pericolosa mina» per relazioni bilaterali già difficili. E lo stesso presidente americano Donald Trump aveva in passato criticato la legislazione. Ma negli ultimi giorni la sua posizione è parsa in evoluzione davanti all’emergere in Congresso di un consenso apparso a prova di veto della Casa Bianca, capace cioè di esprimere una maggioranza qualificata superiore ai due terzi.

La legge, nata in risposta alle interferenze del Cremlino nelle elezioni americane, rifila un chiaro “schiaffo” di politica estera all’amministrazione. Lega nei fatti le mani al presidente: ogni cancellazione o modifica delle sanzioni - che colpiscono progetti con Mosca anzitutto nell’energia e nel credito - dovrà in futuro essere autorizzata esplicitamente dal Congresso. Trump sarà tenuto a sottoporre una proposta e i parlamentari avranno trenta giorni per esprimersi a favore o contro.

La versione finale della legge è stata tuttavia almeno parzialmente ammorbidita quando si tratta dell’impatto sulle aziende, rispetto ai testi originali discussi nei mesi scorsi, sull’onda di pressioni anzitutto dei gruppi energetici globali. In particolare, mette al bando la partecipazione a progetti internazionali nel settore dove gruppi russi abbiano quote pari o superiori al 33 per cento. Un’iniziale proposta votata colpiva al contrario ogni joint venture che coinvolgesse società di Mosca.

L’obiezione delle aziende era stata che, in assenza di correzioni, rischiava di avvantaggiare la Russia e le sue ambizioni nell’energia, impedendo alle imprese statunitensi di capitanare iniziative alternative dove Mosca resta un partner minore. Il testo ora al voto dovrebbe consentire senza controversie alla BP di procedere con piani per il gas naturale in Azerbaijan, nel Mar Caspio meridionale, dove Lukoil detiene il 10 per cento. Fuori dal mirino delle rappresaglie sarebbe anche un grande oleodotto che trasporta petrolio dal Kazakhstan attraverso la Russia e fino all’Ucraina, un’iniziativa che vede impegnata la Chevron. Potrebbe invece rimanere penalizzata una joint venture di Exxon Mobil nell’Artico e nel Mar Nero, perché la russa Rosneft ha in mano due terzi del progetto.

Nella legislazione sono state aggiunte anche sanzioni alla Corea del Nord oltre che all’Iran, mirate a punire i programmi di sviluppo militari dei due Paesi. La Camera aveva separatamente già approvato quasi all’unanimità una misura contro Pyongyang che bloccasse ulteriormente il suo accesso a fondi internazionali. Il Senato aveva da parte sua varato a grande maggioranza nelle scorse settimane un provvedimento contro la Russia e l’Iran.

Il Congresso americano, intanto, sul fronte interno ha resuscitato in extremis la possibilità di una riforma sanitaria repubblicana che cancelli o sostituisca Obamacare, una priorità della maggioranza e di Trump finora fallita per le divisione tra gli stessi conservatori. Il Senato ha deciso nel pomeriggio, con un voto procedurale, l’apertura del dibattito sulla sanità, nonostante rimangano incerti i provvedimenti e gli emendamenti che verranno portati in aula e il destino finale di una nuova legislazione.

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