Tokyo – Dal summit interreligioso del Monte Hiei (nei pressi di Kyoto) alle ricorrenze per il 72esimo anniversario delle bombe atomiche su Hiroshima (6 agosto) e Nagasaki (9): l'inizio di agosto e' tempo di rinnovati appelli per la pace e il disarmo, in un momento in cui nel mondo sembrano moltiplicarsi le aree di conflitto e destabilizzazione e addirittura ridiventano di attualita' ipotesi di guerre nucleari (in particolare per i progressi nei programmi missilistici e atomici della Corea del Nord e le minacce americane di attacco unilaterale “preventivo”).
Hiroshima e Nagasaki
Secondo le ultime anticipazioni, i sindaci delle citta' martiri dell'atomica, nel corso delle prossime cerimonie commemorative, torneranno a insistere sul disarmo nucleare e chiederanno al governo giapponese di esercitare un ruolo piu' attivo su questo fronte. Lo shock per gli hibakusha (i sopravvissuti all'olocausto nucleare) e' arrivato di recente proprio dal governo Abe, che si e' rifiutato di firmare il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari votato da 122 nazioni il mese scorso all'Onu (ma boicottato dai Paesi dotati di questi armamenti e snobbato anche da avrie nazioni che dipendono dall'ombrello nucelare altrui).
Contraddizioni giapponesi
Non e' che Tokyo solamente non intendesse irritare gli Stati Uniti di Donald Trump: l'esecutivo guidato dal premier Shinzo Abe ritiene essenziale per la Difesa dell'arcipelago la protezione dell'ombrello nucleare americano. Del resto, secondo varie fonti, il desiderio dell'ex presidente Barack Obama di annunciare la rinuncia americana all'opzione di “first strike” (ossia l'impegno a non utilizzare per primi armi atomiche) si era scontrato con le obiezioni proprio dei governanti giapponesi, secondo i quali un simile annuncio avrebbe inciso negativamente sulla sicurezza del Giappone (che non possiede per ora armi di attacco preventivo di postazioni nemiche in territorio continentale asiatico, ma che ha cominciato a discuterne).
Per gli hibakusha, e' stato comunque tremendo che l'unico Paese finora colpito dalle atomiche si smarcasse da un trattato che intende metterle al bando. Il sindaco di Hiroshima, Kazumi Matsui, sottolineera' il 6 agosto che l'inferno di 72 anni fa della sua citta' non e' una cosa del passato: finche' esisteranno armi nucleari e ne sara' minacciato l'uso, insistera' Matsui, quell'orrore potra' tornare nel presente in ogni momento e quindi il possesso di armi nucleari non equivale ad altro che a spendere enormi somme di denaro per mettere in pericolo l'umanita' intera.
Il sindaco di Nagasaki Tomihisa Taue sara' piu' esplicito nel chiedere al suo governo di cambiare idea e di aderire al nuovo trattato, oltre che di manifestare sempre lo spirito pacifista della Costituzione (che Abe intende pero' modificare). Taue sottolineera' anche il ruolo fondamentale di pressione della societa' civile per l'obiettivo del disarmo nucleare.
Religioni per la pace
Accorati messaggi per la pace e la concordia civile sono arrivati in questi giorni dal 30esimo vertice di dialogo interreligioso del Monte Hiei, apertosi il 3 agosto. Un appuntamento che si rinnova dal 1987, quando – ispirato dalla Giornata di Assisi dell'anno precedente – il leader del buddismo di scuola Tendai, Etai Yamada, decise di promuovere anche in Giappone – assieme ad altri religiosi buddisti - un momento alto di dialogo interreligioso per la pace, nel medesimo “spirito di Assisi”.
Nell'occasione di questo 30esimo anniversario, Papa Francesco ha inviato un messaggio al leader attuale del Tendai, Koei Morikawa (92 anni), in cui evidenzia la necessita' di lavorare tutti insieme per la pace, come impegno di tutte le religioni, per cercare di ricostruire l'armonia nelle molte parti del mondo lacerate dalla guerra. A consegnare la lettera stato l'inviato del Papa, il cardinale John Tong Hon, vescovo emerito di Hong Kong, a capo della delegazione della Santa Sede che comprende l'arcivescovo Joseph Chennot, nunzio apostolico in Giappone, il vescovo Miguel ngel Ayuso Guixot e monsignor Indunil Janakaratne Kodithuwakku Kankanamalage, rispettivamente segretario e sotto-segretario del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso. “Questo summit religioso annuale - dice Papa Francesco - contribuisce in modo significativo alla costruzione di quello spirito di dialogo e di amicizia che consente ai seguaci delle religioni del mondo di lavorare insieme nel dischiudere nuovi cammini per la pace nella nostra famiglia umana”.
Nel mondo attuale segnato dalla violenza, dal terrorismo e da crescenti minacce alla terra, nostra casa comune - ha proseguito il Pontefice - la testimonianza di preghiera e di sollecitudine condivisa “trasmette un messaggio fondamentale agli uomini e alle donne di buona volont”: come uomini di fede “crediamo che la pace duratura sia davvero possibile, poich sappiamo che niente impossibile se ci rivolgiamo a Dio nella preghiera”. Un concetto che Francesco aveva gi espresso il 20 settembre dell'anno scorso ad Assisi in occasione del vertice interreligioso per la pace, a trent'anni dalla storica Giornata mondiale di preghiera per la pace ad Assisi del 27 ottobre 1986. Esattamente trent'anni dopo, Morikawa, 257esimo leader del buddismo Tendai, aveva incontrato il Papa in Vaticano.
S.Egidio e lo spirito di Assisi
A cercare di diffondere negli ultimo tre decenni lo “spirito di Assisi” e' stata in particolare la Comunita' di S. Egidio, che tra l'altro in Giappone e altrove si e' distinta nella battaglia per l'abolizione della pena di morte Secondo Alberto Quattrucci – segretario generale di “Uomini e Religioni”, della Comunita' di S. Egidio - il messaggio che, in modi diversi, arriva da Assisi al Mt. Hiei si compendia in “una intuizione semplice e profonda: le religioni insieme possono rispondere alla sfida della pace, di quella pace di cui il mondo ha tanto bisogno. Nel cammino di questi anni gli incontri di dialogo interreligioso sono divenuti dei laboratori che hanno costruito una vera ‘cultura del vivere insieme', dove laici e credenti hanno imparato a collaborare”.
“Le religioni – ha aggiunto Quattrucci nel suo intervento - sono ‘scuole di coesistenza e di pace' nelle nostre societ, promuovendo il dialogo tra uomini e donne, di tutti i Paesi e di tutte le culture. E il dialogo cambia i cuori e le menti delle persone. Solo cambiando i cuori e le menti possiamo cambiare il mondo: anche le strutture politiche pi resistenti possono essere modificate. L'opposto non mai vero: le strutture trasformate non cambiano i cuori”.
© Riproduzione riservata