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il consigliere economico in disgrazia

Successione alla Fed in alto mare: Trump ora boccia lo «sleale» Cohn

(Ap)
(Ap)

NEW YORK - Donald Trump rimescola le carte per la successione alla guida della Federal Reserve. Collaboratori del presidente hanno fatto filtrare che Gary Cohn, il capoconsigliere economico della Casa Bianca e uomo di punta per promuovere le sue riforme fiscali, non è più in corsa per prendere il posto di Janet Yellen alla scadenza del suo mandato il prossimo febbraio.

Cohn è caduto in disgrazia dopo aver criticato Trump per la sua ambigua reazione alle violenze di Charlottesville, quando il presidente aveva equiparato suprematisti bianchi e neonazisti ai dimostranti per i diritti civili e rifiutato di condannarli inequivocabilmente come responsabili dei disordini e della morte di una manifestante che protestava contro di loro.

Finora Cohn era stato apertamente menzionato da Trump come in lizza per la poltrona della Fed, assieme alla possibilità di una riconferma della Yellen. Le chance di Yellen, nonostante sia considerata vicina ai democratici e contraria alla deregulation finanziaria voluta dal presidente, sono adesso automaticamente aumentate. Così come sono salite le quotazioni della rosa di nomi informalmente sotto esame, che secondo indiscrezioni comprende il governatore della Fed Jerome Powell, l'ex governatore e finanziere Kevin Warsh, un altro ex governatore quale Lawrence Lindsey, l'ex ad del gruppo bancario BT&T John Allison e il docente ed ex alto funzionario del Tesoro John Taylor.

La sfida per Trump, e per la sua eclettica ideologia di nazionalismo economico, è trovare un candidato di provata fedeltà e che sia per la deregulation ma contemporaneamente per mantenere bassi i tassi di interesse e accomodante la politica monetaria a sostegno dell'economia. Esponenti repubblicani e conservatori tendono a favorire oggi strette più aggressive di politica monetaria.

Cohn era uscito allo scoperto con critiche al presidente durante un'intervista il mese scorso al Financial Times, nella quale aveva fatto capire di aver considerato le dimissioni dopo l'episodio di Charlottesville, ma di aver deciso di rimanere al suo posto per l'importanza dell'agenda economica in discussione. Aveva anche detto che la Casa Bianca poteva e doveva «fare meglio nel condannare» suprematisti e neonazisti. Trump è noto per le vendette contro qualunque percepita slealtà nei propri confronti.

Cohn, che non nasconde le sue ambizioni dopo aver lasciato la posizione di numero due a Goldman Sachs per unirsi a Trump, potrebbe ancora veder rilanciate le sue quotazioni se avrà successo nel far avanzare in Congresso l'ambiziosa riforma delle imposte voluta dal presidente, che promette drastici tagli alle aliquote aziendali e familiari e semplificazioni delle normative fiscali.

Al momento il suo posto è però ai margini della Casa Bianca: durante un recente viaggio in Missouri per un comizio sulle tasse, Trump ha reso omaggio a numerosi esponenti della sua amministrazione impegnati sul tema e che lo avevano accompagnato. L'eccezione, notata, è stata proprio quella di Cohn, presente al rally ma mai menzionato. Secondo fonti della Casa Bianca, anzi, ad ogni riferimento del nome del consigliere, il presidente ha una brusca reazione di disprezzo. Ben lontana dai complimenti pubblici che gli aveva riservato soltanto in luglio durante un'intervista al Wall Street Journal nella quale aveva detto di avere «grande rispetto» per Cohn e l'aveva citato per un futuro a capo della Fed.

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