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Dazi alla Cina, accordo rinviato

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Asia e Oceania

Dazi alla Cina, accordo rinviato

  • –Carmine Fotina

ROMA

Manca ancora l’accordo sul nuovo regolamento europeo antidumping. Ieri a Strasburgo si è svolto un incontro tra il commissario europeo al commercio Cecilia Malmström, il relatore della proposta del Parlamento, Salvatore Cicu (Ppe), e in rappresentanza della presidenza estone del Consiglio il sottosegretario agli Esteri Väino Reinart, ma resta lo stallo ed è stata annullata la conferenza stampa inizialmente prevista in caso di intesa.

Dopo il rapporto del Parlamento che conteneva una serie di emendamenti, il negoziato si è via via complicato per le resistenze della Commissione e i timori da parte di un fronte trasversale di europarlamentari che a quel punto le misure della proposta targata Malmström fossero eccessivamente morbide nei confronti della Cina o comunque non tutelassero abbastanza i Paesi a più netta vocazione manifatturiera. Lo stesso presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani ha affermato che, senza una mediazione convincente, sarebbe stato impossibile arrivare all’intesa con la Commissione (si veda Il Sole 24 Ore del 7 settembre). Il tema è rinviato, a meno di riferimenti a sorpresa da parte del presidente della Commissione Jean-Claude Juncker nel discorso sullo stato dell’Unione in programma oggi.

Il punto più controverso è l’onere della prova della distorsione di mercato, la quale giustificherebbe l’applicazione di misure straordinarie come i dazi. Il Parlamento sostiene la posizione delle imprese dei Paesi a trazione manifatturiera (l’Italia è tra i più determinati su questa linea) secondo le quali l’onere non può ricadere sull’importatore europeo ma deve restare in capo ai produttori ed esportatori dei Paesi terzi. «Su questo punto non ci siamo ancora - dice Cicu - i risultati non sono soddisfacenti. Ma continuiamo a lavorare: non c’è nessun intento protezionistico, dobbiamo però consegnare all’industria uno strumento efficace di difesa dalla concorrenza sleale». Un nuovo «trilogo» potrebbe esserci entro il mese per riprovare a trovare finalmente un compromesso.

Si discute anche della determinazione dei prezzi minimi. Per la quale è fondamentale il rapporto macroeconomico sulla Cina che solo la settimana scorsa, dopo sollecitazioni, la Commissione ha illustrato al relatore Cicu e ai relatori “ombra”. Si tratta di un volume monstre, di quasi 400 pagine, contenente un’analisi delle distorsioni di produzione in Cina relativamente a quattro grandi settori industriali: acciaio, alluminio, ceramica e prodotti chimici.

Durante il negoziato sarebbero stati compiuti progressi su alcuni punti come il dumping sociale e ambientale e l’iter procedurale relativo alla nuova metodologia per il calcolo del dumping. Sull’onere della prova invece - così come sul cosiddetto “grandfathering” ovvero sui tempi di transizione delle procedure in corso al nuovo metodo - lo scoglio principale sarebbe il timore della Commissione di incorrere in bocciature della Wto in caso di ricorsi della Cina.

Per riannodare i fili della complessa vicenda, va detto che la proposta della Commissione sul nuovo regolamento è stata di fatto un modo per uscire dall’impasse sul possibile riconoscimento alla Cina del Mes (status di economia di mercato). Richiesta, quest’ultima, avanzata da Pechino sulla base del protocollo di adesione alla Wto. La soluzione escogitata è stata quella di adottare un approccio neutrale tra Paesi, che superasse la definizione di «economia di mercato» basandosi invece sul concetto trasversale di significativa distorsione di mercato.

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