Un pasticcio irlandese. Con risvolti europei. E disagi, reali, per centinaia di migliaia di persone. È quello che sta capitando in questi giorni negli aeroporti di tutta Europa dopo la decisione improvvisa di Ryanair, venerdì scorso, di cancellare nelle prossime sei settimane circa 2.100 voli. A ritmo di 40-50 voli in meno al giorno (82 nella sola giornata di domenica) sino a fine ottobre. Una decisione maturata ufficialmente per recuperare il monte ferie dei dipendenti della compagnia irlandese prima della fine dell’anno ed evitare le penali, oltreché per continuare a garantire la puntualità dei voli. In altre parole per evitare i ritardi sugli arrivi, ma per causarne tanti di ritardi e di disagi ai passeggeri rimasti a terra. Da un giorno all’altro, avvisati con un sms, con poche informazioni sul sito della compagnia fino a ieri e senza un’assistenza degna di questo nome negli scali, come scrivono le associazioni dei consumatori europee, che ieri hanno diffidato la compagnia irlandese lamentando «la grande mancanza di trasparenza e un incredibile caos» per le modalità con cui sono state annunciate e gestite finora le cancellazioni dei voli.
Ryanair minimizza: «La cancellazione impatta solo sul 2% dei nostri voli», ha ribadito ieri Michael O’Leary. Il numero uno della società si assume tutte le responsabilità e ha già messo in conto 20 milioni di euro per pagare i rimborsi e 5 milioni in meno di fatturato per i biglietti perduti a seguito delle cancellazioni. Ma con molta probabilità il conto finale per il primo vettore europeo, sarà di molto superiore, senza considerare il danno d’immagine. Perché, secondo le ultime stime, più di 400mila passeggeri resteranno a terra.
Oltre alle associazioni dei consumatori anche Bruxelles ieri ha fatto sentire la sua voce. La commissaria europea ai Trasporti Violeta Bulc ha detto che Ryanair «deve rispettare completamente i diritti dei passeggeri». In Italia, il ministro dei Trasporti Graziano Del Rio ha ricordato che «sono stati provocati gravi disagi ai nostri cittadini ». E ancora: «Noi pretendiamo un rispetto assoluto dei diritti del passeggero». Insomma, le scuse non bastano.
La settimana nera di Ryanair è cominciata giovedì scorso dopo la sentenza della Corte di Giustizia dell’Ue in Lussemburgo, il massimo organo giudiziario per le cause di lavoro, che ha dato ragione ai dipendenti di Ryanair di base all’aeroporto di Charleroi, in Belgio.I lavoratori, secondo la Corte Ue, potranno rivolgersi ai tribunali nazionali per risolvere controversie di lavoro anche se i contratti sono disciplinati dal diritto irlandese. Una sentenza storica che apre la porta a ulteriori ricorsi per aumenti salariali e rivendicazioni sindacali. Considerando che tendenzialmente i tribunali nazionali sono più favorevoli verso i diritti dei lavoratori di quanto non lo siano i tribunali dove la società ha la sua sede legale, in questo caso Dublino. Tanto che diversi analisti prevedono un aumento del costo del lavoro nel futuro prossimo per Ryanair e per gli altri giganti del low cost.
Non è tutto. All’indomani della sentenza, venerdì scorso, all’aeroporto di Londra Stansted un aereo Ryanair diretto a Copenhagen, appena staccatosi dalla pista ha perso una delle due ruote anteriori. Non ci sono stati danni né feriti. Il comandante dell’aereo è stato costretto a un atterraggio di emergenza perfettamente riuscito all’aeroporto East Midlands di Derby. Nella stessa giornata dell’incidente è stata diffusa la nota con cui la compagnia aerea comunica la decisione di cancellare i voli. Ufficialmente per recuperare il monte ferie dei suoi dipendenti e migliorare la puntalità dei voli. In ogni caso, in tre giorni le azioni Ryanair hanno perso il 7,15% del loro valore alla Borsa di Dublino. Le compagnie low cost periodicamente sono messe sotto accusa per i ritmi di lavoro massacranti richiesti ai propri dipendenti, gli stipendi troppo bassi, l’utilizzo intensivo dei propri aerei, i contratti a cottimo. Negli ultimi mesi 140 piloti di Ryanair, allettati da migliori condizioni contrattuali, hanno già lasciato il vettore irlandese per Norwegian Air, compagnia che per prima ha introdotto il low cost nei voli intercontinentali.
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