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all’indomani del successo

AfD «troppo estremista», la presidente Petry abbandona il gruppo parlamentare

Fraunke Petry lascia la conferenza stampa con gli altri leader di Alternative für Deutschland
Fraunke Petry lascia la conferenza stampa con gli altri leader di Alternative für Deutschland

Era stata lei, a gennaio, a ospitare il raduno dei leader populisti di destra a Coblenza, in Germania, istantanea dei timori di un’ondata euroscettica e xenofoba che minacciava di travolgere l’Europa. Oggi, all’indomani di un’affermazione senza precedenti per Alternative für Deutschland alle elezioni tedesche, Frauke Petry ha annunciato che non farà parte gruppo parlamentare di AfD ma siederà al Bundestag come indipendente.

Sorpresa a metà

L’uscita di scena di quella che era ancora co-leader e presidente del partito è solo in parte una sorpresa. Già ad aprile Petry aveva annunciato che non avrebbe guidato la campagna elettorale del partito, in dissenso su una linea che avrebbe voluto più moderata, in modo da consentire ad AfD di entrare in ipotetiche coalizioni di governo. Sul modello di quanto accaduto, per esempio, a partiti della stessa famiglia nei Paesi nordici, dalla Finlandia alla Norvegia. E oggi Petry - che paradossalmente quando assunse la guida del partito, nel 2015, fu a sua volta artefice di una virata a destra rispetto agli inizi del fondatore Bernd Lucke - ha implicitamente ribadito questi concetti, sottolineando che AfD come «partito anarchico» può avere successo all’opposizione, ma non offre agli elettori un’opzione credibile di governo. «Dobbiamo riconoscere - ha dichiarato - che c’e disaccordo nel partito sui contenuti».

Uno dei motivi di scontro interno degli ultimi mesi è stata inoltre la richiesta di Petry di espellere un membro di vecchia data di AfD, Björn Hoecke, che ha definito il Monumento alla memoria delle vittime dell’Olocausto, a Berlino, un «monumento della vergogna» e ha chiesto di riscrivere i libri di storia, per focalizzarli di più sulle vittime tedesche del nazismo.

Il trend del partito

Alexander Gauland, capolista di Alternative für Deutschland, si è detto tuttavia sorpreso e ha dichiarato che nè lui, né l’altra capolista Alice Weidel conoscono i motivi della scelta di Petry. Più pungenti le parole della stessa Weidel: «È un peccato che un talento come Petry prenda questa decisione», ha commentato, per poi aggiungere che «del resto, se l’AfD è passato da sondaggi che lo davano al 6% al risultato attuale del 13%, il merito maggiore è di Alexander Gauland».

Escluso dal Bundestag nel 2013, quando non superò la soglia di sbarramento del 5%, il partito ottenne poco più del 7% alle Europee del 2014, per crescere poi progressivamente negli appuntamenti regionali del 2015 e del 2016. Nei primi mesi di quest’anno aveva perso slancio, penalizzato forse proprio dai dissidi interni, ma lo ha recuperato proprio alla vigilia del voto.

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