NEW YORK - Le pubblicità politiche orchestrate dalla Russia per influenzare le elezioni americane hanno preso di mira stati particolarmente contesi, quali Michigan e Wisconsin, rivelatisi decisivi per la vittoria di Donald Trump. Una parte delle pubblicità, secondo indiscrezioni riportate in primo luogo da Cnn, appare estremamente sofisticata nel cercare di raggiungere e condizionare precise regioni e fasce demografiche. E la scoperta potrebbe far scattare nuove legislazioni che impongano chiarezza sugli artefici delle inserzioni anche in un universo online che oggi è ancora un far west politico.
In tutto le 3.400 inserzioni lanciate sul leader dei social network Facebook da accounts russi, rinvenute e consegnate al Congresso per le indagini, sono state viste da dieci milioni di americani, il 44% prima del voto. In Michigan Trump ha vinto di poco più di diecimila voti, in Wisconsin di poco oltre ventimila. Il Parlamento, ieri impegnato in delicate audizioni, e il procuratore speciale Robert Mueller stanno cercando di far luce sul sospetto che ci sia stata collusione tra la campagna di Trump e agenti dell'intelligence di Mosca, compreso proprio l'accesso a dati che consentissero di meglio dirigere le inserzioni.
Trump ha sempre negato ogni collusione e il senatore repubblicano Richard Burr, a capo della commissione d'indagine, ha sottolineato che molti altri Stati e non solo quello decisivi per il Presidente hanno visto le pubblicità fasulle. Le inserzioni spesso tuttavia affrontano comunque temi controversi, da quelli razziali e delle tensioni tra minoranze e polizia a invocazioni anti-islamiche. Pur se non mancano posizioni opposte, pro-gay o ambientaliste.
Davanti alla possibilità che quanto scoperto sia ancora solo la punta dell'iceberg e al rischio che nuovi casi di indebita influenza si ripetano nelle prossime elezioni di metà mandato l'anno prossimo, cominciano ora a emergere proposte di riforma. Il senatore democratico Mark Warner in particolare sta preparando una legge, che spera diventi bipartisan, per forzare la trasparenza pubblica sugli autori e sponsor delle inserzioni politiche digitali.
Facebook non è la sola società di Internet finita sotto accusa: Twitter ha sua volta identificato almeno circa 200 account russi. Con i suoi due miliardi di utenti Facebook ha però un primato e un impatto difficilmente eguagliabili. Ha anche finora sempre resistito ad obbedire ai requisiti di disclosure sulle pubblicità tipici dei tradizionali media, dicendo che avrebbero soffocato l'innovazione. E che le stesse piccole dimensioni degli spazi online dedicati alle inserzioni non consentiva ampie spiegazioni.
Le pressioni a favore di svolte per i social media, sull'onda dello scandalo russo del 2016, adesso crescono con il passo delle indagini. Negli ultimi giorni lo stesso fondatore e Ceo di Facebook Mark Zuckerberg ha indicato che assumerà mille persone per controlli su pubblicità politiche false e sotto mentite spoglie.
© Riproduzione riservata