Il premier spagnolo Mariano Rajoy ha confermato di avere concordato con Psoe e Ciudadanos le misure che il governo di Madrid annuncerà domani nel quadro
dell'applicazione dell'art.155 contro la Catalogna. In una conferenza stampa al termine dei lavori del consiglio europeo a Bruxelles, Rajoy non ha dato indicazioni sulle misure specifiche, che dopo la riunione del consiglio dei ministri saranno saranno trasmesse domani al Senato. Secondo una ricostruzione del quotidiano La Vanguardia, Rajoy e Sanchez avrebbero già concordato di convocare in gennaio elezioni anticipate in Catalogna dopo l’attivazione dell’art. 155 della costituzione spagnola, quello che prevede l’attuazione di «misure straordinarie» sulla regione, mai attuato nella storia nazionale.
I separatisti: via i risparmi dalle banche spagnole
In mattinata, la contesa si era surriscaldata ulteriormente con un appello dell’Assemblea nazionale catalana a «ritirare i propri risparmi» dalle prime cinque banche spagnole. In un video postato su Twitter l’associazione ha chiesto ai catalani di spostare i propri soldi tra le 8 e le 9 di questa mattina: «Se siete clienti del Banco Sabadell o della Caixa esprimete la vostra disapprovazione per lo spostamento della sede legale fuori dalla Catalogna», affermano nel video. L’attacco degli indipendentisti arriva dopo che un numero crescente di istituti finanziari e aziende, incluse le stesse Caixabank e Sabadell, ha annunciato l’intenzione di trasferire la sede legale in altre regioni del Paese. I portavoce delle due banche, interpellati da Bloomberg, affermano che la situazione è calma e che le attività procedono normalmente.
Demà, prioritàriament de 8 a 9 h, ves a un dels 5 principals bancs i retira la quantitat que vulguis en efectiu. Só… https://twitter.com/i/web/status/921105043364941824
– Assemblea Nacional(assemblea)
Perché si è arrivati all’articolo 155
La rottura è l’approdo di settimana di trattative (fallite) fra le due forze in campo. Dopo il secondo ultimatum imposto da Rajoy al leader catalano Carles Puigdemont, il governo centrale ha deciso di «procedere con l’articolo 155» della Costituzione, quello che prevede l’attuazione di misure straordinarie per la regione. Domani è prevista una riunione del consiglio dei Ministri, dove saranno discussi i dettagli applicativi dell’articolo. Madrid si era detta disponibile a «congelare» la mossa, mai sperimentata nella storia spagnola, se Puigdemont avesse sconfessato l’esito della consultazione (illegale) del 1 ottobre e indetto nuove elezioni. Puigdemont ha fornito una risposta giudicata «negativa», dichiarando che il suo esecutivo «potrebbe votare formalmente» l’indipenza in caso di stallo del dialogo con il governo centrale. L’Unione europea continua a tenersi fuori dalla contesa. Ieri il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha ribadito che « formalmente non c'è spazio per un intervento dell'Ue» in una questione interna al Paese.
Le conseguenze per l’economia
La crisi catalana rappresenta un’incognita per l’economia nazionale, visto il peso ricoperto dalla regione e i contraccolpi già provocati dalle tensioni con Madrid. Secondo le stime della stampa più critica con la secessione, la Catalogna rischia di perdere banche e aziende che rappresentano il 50% della capitalizzazione di tutte le società registrate nella regione. I mercati seguono con apprensione le trattative: ieri Madrid e Milano sono state fra le peggiori piazze d’Europa, mentre il nervosismo si è fatto sentire anche a Wall Street. L’Ibex 35, l’indice che raccoglie gli istituti a maggiore capitalizzazione della Spagna, ha aperto anche oggi in lieve calo.
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