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la crisi spagnola

Catalogna indipendente, Rajoy scioglie il Parlamento di Barcellona e convoca le elezioni

Il Parlament della Catalogna ha dichiarato l’indipendenza della Repubblica catalana dalla Spagna. Ma mentre un boato dentro e fuori l’Assemblea di Barcellona accompagnava il voto definitivo sulla secessione, a Madrid, il Senato spagnolo dava il via libera a Mariano Rajoy per commissariare la Generalitat e azzerare l’autonomia della regione. Ogni tentativo di dialogo è fallito, la rottura è definitiva.

In serata Rajoy è intervenuto per annunciare che «il presidente catalano Carles Puigdemont e i membri del governo di Barcellona sono stati destituiti», che «il Parlament catalano è stato sciolto» e che i catalani saranno chiamati a votare «il prossimo 21 dicembre». Barcellona e Madrid sono di fatto due cose diverse: la Generalitat si muove senza alcuna base giuridica e senza alcun sostegno internazionale e il governo spagnolo difficilmente riuscirà a domare la disobbedienza di massa che già si sta organizzando in Catalogna, nelle piazze e dentro le istituzioni.

«È lo scenario peggiore che si potesse immaginare. La rottura - dice Oriol Bartomeus, politologo e docente di Scienze politiche all’Università autonoma di Barcellona - è totale e porterà solo danni alla Catalogna e alla Spagna. È incredibile come non siamo riusciti a trovare un punto d’incontro, come la politica abbia fallito. La Catalogna ha davanti anni di caos e di decadenza». La Borsa di Madrid è stata la peggiore in Europa con un calo dell’1,45 per cento. In difficoltà l’intero settore bancario: Banco Sabadell in rosso del 4,3%, Bbva del 2,8%, Bankia dell’1,8% e Santander del 2 per cento. In rialzo i rendimenti dei bonos decennali che hanno chiuso all’1,59% con uno spread salito a 120 punti base sui titoli tedeschi.

La dichiarazione di indipendenza della Catalogna è stata votata, a scrutinio segreto, dalla maggioranza dei deputati regionali, dopo che tutti i partiti dell’opposizione unionista avevano lasciato l’aula. Il Parlament ha deciso di «costituire la Repubblica catalana, come Stato indipendente e sovrano di diritto democratico e sociale», e ha disposto «l’entrata in vigore della legge di transizione giuridica e di fondazione della Repubblica». Ha chiesto di nuovo una tregua affermando «la volontà di aprire negoziati con lo Stato spagnolo, senza precondizioni, per stabilire un regime di collaborazione a beneficio delle due parti». E ha cercato, ancora una volta, invano, la mediazione internazionale ponendo «a conoscenza delle autorità dell’Unione Europea la Costituzione della Repubblica catalana e la proposta di negoziato con lo Stato spagnolo».

Subito dopo la dichiarazione di indipendenza la bandiera spagnola è stata tolta dalla facciata del Palazzo del Parlament di Barcellona e migliaia di catalani hanno cominciato a fare festa nelle strade delle città della regione.

Inevitabile e immediata la risposta dello Stato spagnolo che ha approvato il commissariamento della Catalogna, procedendo con il voto del Senato all’attivazione dell’articolo 155 della Costituzione: «Una misura estrema ma necessaria per difendere l’interesse generale della Spagna», ha ribadito Rajoy. Per il premier, la proclamazione di indipendenza «è un atto criminale» e per questo «il governo prenderà tutte le misure necessarie per ripristinare la legalità». «State tranquilli – ha detto ancora Rajoy – lo Stato reagirà. Faremo le cose per bene, con misura e con efficacia».

Tutta la comunità internazionale si è schierata con il governo spagnolo, isolando la Generalitat catalana. «È un processo che riguarda lo Stato spagnolo e noi rispettiamo tutte le decisioni che il governo spagnolo prende», ha assicurato il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker. «Per la Ue non cambia nulla. La Spagna resta il nostro unico interlocutore», ha detto il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk. «La Catalogna è parte integrante della Spagna e gli Stati Uniti sostengono le misure costituzionali del governo spagnolo per mantenere la Spagna forte e unita», ha affermato il dipartimento di Stato americano in un comunicato. Sulla stessa linea anche Germania, Francia e Italia.

Rajoy, nei prossimi giorni, tenterà, tra le prevedibili resistenze catalane, di sospendere l’autonomia catalana, funzione dopo funzione, ufficio per ufficio. Guardando al voto del 21 dicembre. Ma le elezioni difficilmente porteranno a una soluzione. La Spagna rischia di dover fare i conti per anni con una Catalogna lacerata, se possibile, più arrabbiata e sempre più nel caos.

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