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Catalogna, Puigdemont denunciato (ma non arrestato) si rifugia a…

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incriminazione anche per forcadell

Catalogna, Puigdemont denunciato (ma non arrestato) si rifugia a Bruxelles

(Ap)
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Denuncia per ribellione, sedizione e malversazione nei confronti del presidente della Catalogna Carles Puigdemont - che nel frattempo è volato in Belgio - e la numero uno del Parlament catalano Carme Forcadell. Denunciati anche i ministri del Governo e i parlamentari per aver permesso la dichiarazione d’indipendenza. Questa la mossa della procura generale dello Stato spagnolo dopo quanto avvenuto lo scorso venerdì. Incriminazione, dunque, ma nessuna richiesta di arresto, almeno per ora. Lo ha annunciato il procuratore José Manuel Maza nel corso dell’attesissima conferenza stampa tenutasi a Madrid sui risvolti giudiziari della crisi politica catalana. La denuncia contro Puigdemont e i ministri è stata presentata davanti alla Audiencia Nacional di Madrid, quella contro Forcadell e l’ufficio di presidenza, che sono ancora coperti dall’immunità parlamentare, davanti al Tribunale supremo. Per esigenze di finanza chiesto sequestro cautelare di beni per un importo stimato in 6,2 milioni.

La «fuga» a Bruxelles
L’ex presidente catalano si trova a Bruxelles insieme con altri membri del governo destituito da Madrid per incontri con i nazionalisti fiamminghi. Lo ha confermato alla tv Sexta il ministero dell’Interno spagnolo, secondo quanto scrive La Vanguardia online. «No comment» del portavoce del premier belga Charles Michel. Ieri il segretario di Stato belga all’immigrazione Theo Francken aveva ipotizzato un asilo politico per Puigdemont. Il partito di Francken, l’N-VA, fa parte della coalizione di governo, e il premier Charles Michel in serata è dovuto intervenire per escludere l’ipotesi dopo la reazione irritata di Madrid. In precedenza Puigdemont aveva pubblicato una foto su Instagram in cui lasciava intendere di essere presente nel Palazzo della Generalitat mentre in realtà era già in volo per il Belgio. Il leader indipendentista - che qualche compagno di schieramento non esita a definire «in esilio» - da quello che si apprende rilascerà una dichiarazione soltanto domani. Nel frattempo la tv spagnola La Sexta sostiene che Carles Puigdemont e cinque suoi consiglieri intendono chiedere l’asilo politico al Belgio.

La foto postata da Puigdemont su Instagram

La presidente Forcadell, intanto, questa mattina ha preso atto ufficialmente del fatto che il parlamento catalano «è stato sciolto» e ha annullato la convocazione della riunione settimanale domani dell’ufficio di presidenza. Il viaggio di Puigdemont in Belgio «non preoccupa», in ogni caso, Madrid. Lo hanno detto fonti del ministero dell’Interno spagnolo a La Vanguardia, precisando che quello che oggi contava davvero è che non si presentasse al Palau de la Generalitat.

Gli indipendentisti si candideranno
Cominciano intanto a delinearsi gli schieramenti in vista delle elezioni del 21 dicembre. I partiti indipendentisti, da quello che si comprende, correranno. Lo Pdecat di Puigdemont parteciperà, come ha annunciato la segretaria Marta Pascal. «Ci presenteremo alle elezioni per difendere le istituzioni e contro l’articolo 155», ha affermato. Il partito della Sinistra Repubblicana Catalana (Erc) del vicepresidente Oriol Junqueras considera «non legittime» le elezioni convocate da Madrid ma intende parteciparvi. Lo ha detto il portavoce Sergi Sabrià. «Non sono convocate legittimamente, ma dobbiamo essere capaci di trasformarle in una opportunità per consolidare la Repubblica: non possiamo perderne neanche una», ha affermato dopo una riunione della direzione. Erc che ha bollato come «nuovo atto di repressione» l’incriminazione di Puigdemont e Forcadell. Oggi è il giorno del vero test per il controllo della Spagna sulla Catalogna: i politici e i funzionari pubblici stanno tornando al lavoro in mezzo all’incertezza.

Centinaia di migliaia di sostenitori di una Spagna unificata hanno riempito le strade di Barcellona ieri in una delle più grandi prove di forza di quella che viene di solito considerata la maggioranza silenziosa, contraria alle pulsioni indipendentiste della classe dirigente catalana al potere almeno fino a venerdì, quando il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy ha assunto il controllo diretto della regione, licenziando il governo catalano secessionista e indicendo nuove elezioni per il 21 dicembre.

Naturalmente, i principali membri dell’amministrazione catalana, tra cui il suo presidente Puigdemont e il vice-presidente Oriol Junqueras, hanno replicato che non accetteranno la mossa di Madrid e che solo il popolo della Catalogna potrebbe licenziarli.

I movimenti indipendentisti hanno invocato per oggi una diffusa disobbedienza civile, dando istruzioni dettagliate su come comportarsi ai circa 200mila funzionari pubblici che lavorano per la regione catalana. La maggior parte di loro inizia la giornata lavorativa alle 9.00: sarà importante verificare, quindi, le loro decisioni per capire se la strategia di Madrid risulterà efficace oppure se si andrà verso un periodo di disordini sociali e di tensione crescente in Catalogna.

La Vanguardia scrive che ieri i membri del governo catalano hanno lasciato i loro uffici, che sono ora sotto il controllo effettivo del governo centrale. Molti ministri spagnoli si sono detti certi che i funzionari pubblici avrebbero obbedito agli ordini, ricordando che non avrebbero avuto interesse a perdere il lavoro.

Il ministero degli Interni spagnolo ha nominato un nuovo capo per la polizia regionale, insistendo sul fatto che i 17mila ufficiali dovrebbero rimanere neutrali: il ministro Juan Ignacio Zoido ha elogiato i Mossos per il loro lavoro in una lettera aperta diffusa ieri, invitandoli ad accettare l'ordine temporaneo da Madrid. «Abbiamo aperto un nuovo capitolo e in questo nuovo capitolo i Mossos d'Esquadra torneranno a essere la polizia di tutti i catalani. Questo è il vostro dovere», ha scritto Zoido nella lettera.

Decisivo per la regione e la sua economia sarà anche capire se le imprese smetteranno di delocalizzare fuori dalla Catalogna in cerca di stabilità e certezza del diritto, dopo i centinaia di spostamenti di sede che si sono verificati dall’inizio di questo mese. Il controllo diretto del governo centrale ha infatti ricevuto il sostegno di parecchie associazioni e lobby economiche catalane, che hanno invitato le aziende a rimanere nella regione.

Nel frattempo le stime preliminari sull’economia spagnola indicano ancora una crescita vigorosa nel terzo trimestre, con un rialzo del Pil dello 0,8%. Il dato è in linea con le previsoni del governo e non tiene conto della crisi in Catalogna che è scoppiata a ottobre.

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