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Doppia sfida per Trump in Asia

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Asia e Oceania

Doppia sfida per Trump in Asia

  • –Stefano Carrer

tokyo

Donald Trump arriva questa mattina alla base di Yokota nei pressi di Tokyo, quartier generale dell’Aviazione Usa in Giappone: dal discorso che terrà al personale militare si potrà subito intendere il tono che vorrà dare al suo primo, lungo e delicato viaggio in cinque Paesi dell’Asia. Il problema nordcoreano appare in cima all’agenda e il consigliere per la sicurezza nazionale McMaster ha anticipato che si dovrà pur cominciare a parlare a livello politico di piani contingenti per l’eventualita’ di un conflitto (forse riferendosi all’evacuazione dei cittadini americani che vivono nell’area).

Un paio di gaffe preliminari hanno già segnalato la scarsa sensibilità di Trump per le complessità regionali. In un intervento a Fox News, ha detto che «il Giappone è una nazione guerriera» e che la Cina avrà presto un «grande problema» con il Giappone se la questione nordcoreana non si risolverà: forse si ricordava dei film sui samurai, ma certo le sue affermazioni sono musica per la propaganda nazionalista cinese, se è vero che è lo stesso titolare della Casa Bianca a far intendere che, dopotutto, il Giappone resta pericoloso per i suoi vicini e non è sostanzialmente cambiato dai tempi dell’invasione del continente e dell’attacco a Pearl Harbor (dove ieri Trump, con Melania, ha visitato il memoriale della corazzata Arizona).

La Corea del Sud ha poi visto quasi come una offesa il fatto che la visita a Seul sarà la più breve di tutte: 24 ore, quasi senza avere tempo per colloqui politici, con apprensioni sia per quanto Trump potrà dire nel discorso all’Assemblea Nazionale sia per la sensazione che la Casa Bianca consideri un attore di secondaria importanza quello che avrebbe più da perdere in caso di guerra.

Sullo sfondo, aleggiano gli interrogativi su quale sia la vera strategia americana nella regione dopo il ripudio dell’eredità di Obama, dalla cancellazione della TPP, a quella del concetto di “Pivot” verso l’Asia, aggiornato poi in “rebalancing”. «Una vera strategia ancora non c’e –osserva Brad Glosserman, analista del Csis, il Centro per gli studi strategici e internazionali che da poco si è trasferito a Tokyo –. Fare il “disruptor-in-chief” e accarezzare l’imprevedibilità come un valore è per di più pericoloso». Da quanto è filtrato, comunque, a Trump hanno preparato un bel discorso da fare al vertice Apec in Vietnam, in cui introdurrà il nuovo concept della promozione di una «libera e aperta regione Indo-pacifica», allargando quindi il contesto geografico di riferimento fin verso le coste orientali africane.

Quanto ai suoi obiettivi sul fronte economico, sia Tokyo sia Pechino si rendono ben conto che «fairer trade» significa semplicemente una riduzione drastica del disavanzo commerciale americano: così hanno preso contromisure per depistarlo, evitando misure incisive a proprio danno ma permettendogli di cantare vittoria. Il Giappone prometterà grandi investimenti per l’economia Usa e per agevolare l’export di shale gas americano in Asia e la Cina firmerà accordi multimiliardari. Tokyo, in particolare, è intenzionata a insabbiare la richiesta di avviare negoziati bilaterali di libero scambio (in quanto a tu per tu si sente debole). Per questo il programma preparato per Trump non lascia troppo spazio a colloqui politici, oltre ad apparire non proprio consono a una situazione internazionale prospettata come gravisssima per via dei programmi nucleari e missilistici di Pyongyang.

Sarebbe incongruo se Trump rullasse da subito i tamburi di guerra a Yokota per poi recarsi a giocare a golf con il premier Abe e con il numero 4 al mondo Hideki Matsuyama, mentre alla cena a base di teppanyaki sarà intrattenuto dal comico Pikotaro, fenomeno del web. La mattinata di domani se ne andrà per l’incontro con l’imperatore e parte del pomeriggio per quello con i familiari di cittadini giapponesi rapiti dai nordcoreani negli anni -70 e 80. Abe – reduce da un trionfo elettorale - è stato abile nel rendersi “amico” il presidente, con cui ha avuto già cinque incontri e 16 conversazioni a distanza: appoggerà la linea dura su Pyongyang, mentre a Seul e Pechino ad attendere Trump ci saranno raccomandazioni alla cautela.

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