George Soros, finanziere miliardario americano di orgini ungheresi, attacca il leader ungherese Viktor Orban. Orban ha usato l’odio anti-Soros diffuso in certe fasce della popolazione per guadagnare consensi e solo pochi mesi fa ha minacciato la chiusura dell’università fondata dal finanziere a Budapest.
Soros ha sempre investito nell’istruzione e lo stesso Orban quando era un leader d’opposizione nella Ungheria comunista si è giovato di una borsa di studio per Oxford finanziata da Soros. Oggi per la prima volta il finanziere risponde alle accuse del politico in un’intervista al Financial Times in cui accusa il primo ministro ungherese di «bugie e distorsioni».
«Orban è davvero cambiato, una volta guidava la ribellione al regime comunista ora si è trasformato nel leader di uno stato mafioso», dice Soros che ricorda quando «sosteneva» Orban: «a quel tempo quando lo sostenevo, lui era un giovane leader di un gruppo studentesco che frequentava corsi speciali e si era organizzato per opporsi al regime dominante, lo meritavano». Adesso invece Soros osserva: «il partito di Orban, Fidesz alimenta sentimenti anti-misulmani e usa luoghi comuni antisemiti, questa Ungheria ricorda quella degli anni Trenta».
Soros smentisce categoricamente le dichiarazioni del governo Orban secondo cui Soros stesso finanzierebbe un piano per portare un milione di migranti all’anno in Europa, piano che costringerebbe alla ricollocazione gli stati Ue. Questa è la propaganda che Orban ha usato per opporsi al piano di ricollocazione deciso a Bruxelles. Con lui e il suo governo si oppone tutto il gruppo di Visegrad in particolare la Polonia.
Che un problema democrazia esista in Ungheria è confermato da una iniziativa del governo americano. Il ministero degli Esteri statunitense ha stanziato 200 milioni di fiorini (circa 630.000 euro) per sostenere la stampa indipendente in Ungheria. Lo ha annunciato l'incaricato d'affari dell'ambasciata americana a
Budapest, David Kostelancik, sottolineando che in Ungheria i media governativi dominano la scena in modo incontrastato.
Oligarchi vicini al premier Orban hanno infatti comprato quasi la totalità dei giornali di provincia. E un anno fa hanno acquistato e liquidato anche il principale quotidiano del Paese, il Nepszabadsag (liberale). Kostelancik ha definito questo scenario “preoccupante”.
Finanziamenti del genere, da Washington, fino ad oggi, sono stati erogati solo per Paesi in via di sviluppo. E l'iniziativa americana non è piaciuta al governo ungherese: l'incaricato d'affari è stato convocato al ministero degli Esteri e il
ministro Peter Szijjarto ha protestato per l’ «ingerenza illegale negli affari interni dell'Ungheria».
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