«La web tax? Come idea è molto interessante, anche se ritengo sia meglio lavorare alla questione con un approccio europeo». Margrethe Vestager, commissario europeo alla concorrenza, ha risposto così a una domanda della stampa sulla web tax “all’italiana” che potrebbe scattare dal 2019. Vestager, ospite all’inaugurazione dell'anno accademico alla Bocconi di Milano, ha approfittato dell’evento per ribadire le line guida di Bruxelles nei contrasti ai meccanismi elusivi messi in atto dalle multinazionali.
«Speriamo che l'Ocse trovi una soluzione internazionale - ha detto - Se non lo fa, proporremo nuove leggi europee entro la primavera dell'anno prossimo. Dobbiamo agire ora».
Entrando nel dettaglio della proposta di legge, in attesa di tre decreti per il via libera, Vestager ha spiegato che non è facile stabilire con esattezza cosa e quanto tassare nell’era dei beni intangibili: «Non è facile capire come far pagare le tasse. Un parametro potrebbe essere il fatturato - ha detto - Ma anche lì, con quali soglie? E siamo sicuri sia sempre giusto? Alcune aziende creano valore senza grandi fatturati». Vestager è intervenuta anche sul tema delle fintech, in risposta a una domanda sul boom vertiginoso dei bitcoin: «Al momento non abbiamo indagini in corso, ma stiamo studiando a fondo il fenomeno - ha dichiarato - Sappiamo che ci possono essere utilizzi negativi e cercheremo di intervenire se scopriamo usi distorsivi».
«Raccoglieremo 50 miliardi di tasse»
Vestager, introdotta sul palco dall'ex premier e presidente Bocconi Mario Monti, ha detto che è «il momento di agire» e ha anticipato i ritorni dei pacchetti anti-elusivi pianificati dalla Ue. «A partire dal 2019, una nuova direttiva contro l'elusione delle tasse chiuderà una serie di scappatoie che le aziende usano per aggirare il fisco - ha detto - Quindi le autorità della UE potranno raccogliere 50 miliardi di euro che perdono ogni anno». In ogni caso una riforma è nell'aria perché, secondo il commissario, «i nostri sistemi fiscali non sono pronti a rapportarsi con il business digitale. Un sistema che tassa le aziende a seconda di dove posiziona gli asset fisici trova problemi in un'economia dove tutto è digitale».
«I cittadini fanno bene ad arrabbiarsi quando sentono dei Panama Papers»
Vestager ha spiegato che i contribuenti europei hanno diritto di «arrabbiarsi quando sentono dei Paradise papers», perché il carico fiscale sulle loro spalle «non sembra applicarsi» ai giganti emersi dalle carte dell'inchiesta. Il Commissario ha parlato delle indagini su colossi come Apple, Amazon e Starbucks, ricordando i punti chiave delle varie inchieste condotte da Bruxelles: dalla tassazione agevolata per le multinazionali del Web agli accordi «illeciti» siglati fra i singoli paese e i colossi internazionali, sopratutto Usa. «Abbiamo scoperto negli ultimi anni che Apple, Amazon, Fiat e Starbucks e 35 multinazionali in Belgio avevano ricevuto aiuti di stato illegali - ha detto - E ora dovranno restituire quello che non hanno pagato, per un totale di 14 miliardi». Anche qui in Italia, ha aggiunto il Commissario, «le autorità hanno indagato su cosa stavano facendo Google e Apple. E questo le ha portate a chiedere a entrambi 300 milioni di euro»
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