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La Ue approva la black list dei paradisi fiscali: ecco i 17 Paesi

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I PAESI NON COLLABORATIVI

La Ue approva la black list dei paradisi fiscali: ecco i 17 Paesi

Una manifestazione di attivisti della Ong Oxfam davanti al Consiglio Ecofin che ha adottato una black list dei paradisi fiscali (Epa)
Una manifestazione di attivisti della Ong Oxfam davanti al Consiglio Ecofin che ha adottato una black list dei paradisi fiscali (Epa)

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BRUXELLES - Dopo lunghe discussioni durate pressoché due anni, i Ventotto hanno approvato oggi qui a Bruxelles una lista di 17 paradisi fiscali, tanto attesa quanto controversa. Alcuni esperti hanno criticato il risultato delle defatiganti trattative diplomatiche, notando incongruenze nella scelta dei paesi inclusi nella lista nera. A conferma di quanto il tema fiscale sia complicato, i Ventotto non hanno trovato una posizione comune sulla tassazione delle imprese digitali. La lista dei Paesi che non fanno abbastanza per reprimere i programmi di elusione offshore è così composta: Samoa, Bahrein, Barbados, Grenada, Guam, Corea del Sud, Macao, Isole Marshall, Mongolia, Namibia, Palau, Panama, Saint Lucia, Samoa, Trinidad e Tobago, Tunisia ed Emirati Arabi Uniti.

La selezione è avvenuta sulla base di tre criteri: trasparenza fiscale, tassazione equilibrata e applicazione delle norme dell'Ocse sul trasferimento dei profitti da un paese all'altro. Le discussioni sono state sofferte: complicato trovare un compromesso che non urtasse gli interessi nazionali di ciasun governo. I Ventotto sono invece divisi sull'opportunità di adottare ora sanzioni nazionali contro le società europee che hanno rapporti con queste giurisdizioni.
È diffcile avere nei confronti dell'iniziativa europea una opinione univoca. Da un lato, la sola decisione dei Ventotto di scrivere un elenco dei paradisi fiscali ha indotto molti paesi presi di mira a promettere misure di trasparenza. In un primo momento, la lista comprendeva 92 giurisdizioni fiscali. Poco alla volta, l'elenco si è ridotto. Oltre alla lista nera, i Ventotto hanno pubblicato oggi un elenco dei paesi che si sono impegnati a rispettare i criteri comunitari.

Anche la Corea del Sud nella black list
Nel contempo, tuttavia, la lista nera sorprende non poco. Vi sono piccole giurisdizioni notoriamente sospettate di essere paradisi fiscali (come Macao o le isole Marshall), ma anche paesi con cui l'Unione ha firmato generosi accordi commerciali (come la Corea del Sud); intrattiene profondi legali politici (come la Tunisia) ; o che sono cruciali negli equilibri geopolitici (come gli Emirati Arabi Uniti) ; o addirittura relativamente poveri (come la Mongolia).

La lista grigia
Nella lista cosiddetta grigia, di paesi che hanno promesso misure di trasparenza, vi sono 47 giurisdizioni quali la Svizzera, le isole Cayman, Bahamas, Jersey o Guernesey. In questi ultimi giorni, l'organizzazione non governativa Oxfam aveva preso nettamente le distanze dai lavori dei Ventotto, non sufficientemente credibili dal suo punto di vista, mettendo a punto per tutta risposta una lista di ben 35 paesi, tra cui anche alcuni dell'Unione.

Il commissario agli affari monetari Pierre Moscovici ha esortato i paesi membri ad adottare sanzioni a livello nazionale contro le imprese che hanno rapporti con i paradisi fiscali inseriti nella lista nera. La Commissione europea aveva presentato una bozza di lista nel 2015, prendendo in considerazione le varie liste nazionali, quando queste esistevano (si veda Il Sole/24 Ore del 18 giugno 2015). Il nuovo elenco europeo dovrebbe così sostituire le liste nazionali.

Frenata sulla web tax
Sempre in campo fiscale, oggi i Ventotto si sono limitati a rinviare alla Commissione europea e alla comunità internazionale il controverso dossier relativo alla tassazione delle multinazionali digitali. In estate, il tema web tax era diventato scottante, su pressione della Francia. Nella loro riunione, i ministri delle Finanze hanno esortato a un accordo globale e chiesto a Bruxelles di studiare il concetto di «stabilimento virtuale permanente». Poco per chi voleva che l'Europa facessa da battistrada.

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