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Buenos Aires, ciclone Trump sul vertice Wto

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XI Conferenza

Buenos Aires, ciclone Trump sul vertice Wto

Il direttore generale della Wto, Roberto Azevedo (Reuters)
Il direttore generale della Wto, Roberto Azevedo (Reuters)

DAL NOSTRO INVIATO
BUENOS AIRES - «Il sistema multilaterale del commercio non è perfetto, ma funziona ed è il solo che abbiamo». Così il direttore generale della Wto, Roberto Azevedo, ha aperto ieri a Buenos Aires i lavori dell'XI Conferenza dell'Organizzazione mondiale del commercio di Buenos Aires. Una replica implicita agli Stati Uniti, che questo sistema stanno scuotendo alle fondamenta.
«Di fronte alla minaccia sempre presente del protezionismo - ha aggiunto Azevedo - dobbiamo lavorare perché i benefici della globalizzazione e della tecnologia raggiungano tutti».

Il messaggio ha trovato eco in una dichiarazione congiunta a sostegno del multilateralismo e della Wto, presentata durante la cerimonia da un gruppo di Paesi latinoamericani, tra cui Argentina, Brasile, Cile, Messico, Uruguay e Paraguay (e lasciata aperta a future adesioni). A questa si sono sommati gli interventi dei capi di Stato del Mercosur (Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay) e del Cile, a comporre un coro unanime, che, senza mai citarlo, sembra a sua volta diretto al presidente statunitense Donald Trump.

Ha iniziato Michelle Bachelet, capo di Stato del Cile, in un video-messaggio: «Senza un commercio libero e giusto non può esserci crescita». La Wto, ha aggiunto, «va rafforzata perché ha un ruolo fondamentale da giocare».
Il presidente dell'Uruguay, Tabaré Vázquez, ha ricordato che le regole della Wto sono la chiave per il governo del commercio e contribuiscono a stabilizzare le relazioni internazionali. Il suo collega del Paraguay, Horacio Cartes, ha ribadito l'impegno del suo Paese verso il multilateralismo: «Il commercio è uno strumento fondamentale per lo sviluppo. E deve essere sempre più inclusivo». Per il capo di Stato brasiliano, Michel Temer, «è sbagliato credere che il protezionismo sia la soluzione».

L'argentino Mauricio Macri, il padrone di casa, ha chiuso il coro affermando che «i problemi della Wto si risolvono con più Wto, non con meno». E ha criticato chi costantemente minaccia protezionismo e violazione delle regole.
Quella in corso nella capitale argentina è una delle più delicate conferenze ministeriali della Wto. Come costantemente ricorda Azevedo, la riunione del massimo organo decisionale dell'organizzazione cade in un momento di forte disaffezione per la globalizzazione e il commercio internazionale. E portavoce di questa onda lunga, che parte dalla grande crisi del 2008, si sono fatti gli Stati Uniti.

Al di là dei delicati dossier sul tavolo della conferenza, che si chiuderà il 13 dicembre, il punto in discussione è allora la capacità degli altri 163 membri della Wto di far progredire il multilateralismo, supplendo alla leadership che Washington non intende più esercitare.

«C'è il rischio che la Conferenza si chiuda senza un testo finale condiviso e la dichiarazione di Buenos Aires mi sembra appunto un tentativo per evitare questo stallo», sottolinea il sottosegretario allo Sviluppo economico Ivan Scalfarotto, capo della delegazione italiana nella capitale argentina. «La Wto - aggiunge - deve dimostrare di saper funzionare sia come processo decisionale, che affrontando temi attuali e fondamentali, come l'e-commerce e le Pmi, che rischiano di restare bloccati. Sarebbe un paradosso che vogliamo scongiurare».

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