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Atlantia-Fca, alleanza sul Telepass

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Atlantia-Fca, alleanza sul Telepass

  • –Laura Galvagni

In una società futuribile, ma neppure poi tanto, dove le transazioni non avverranno più in contanti, Telepass si candida ad essere attore primario. L’azienda che fa capo al gruppo Atlantia, totalmente autonoma e indipendente da quasi un anno, ha compiuto un passo rilevante in questa direzione l’estate scorsa quando ha dato vita e forma alla controllata Telepass Pay: iniziativa promossa per allargare la gamma di servizi e soluzioni offerte per la mobilità. Un passaggio che ora potrebbe assumere contorni ancor più definiti perché, come ricostruito da Il Sole 24 Ore, sarebbe allo studio la possibile installazione sulla Jeep Renegade di un sistema telepass integrato. Al momento, non sarebbe ancora stata siglata alcuna intesa formale, i contatti sarebbero infatti in una fase preliminare. Tuttavia, questo genere di evoluzione è certamente cruciale per l’azienda poiché permetterà di ampliare sensibilmente la gamma di servizi oggi offerti. Tanto più quando il dispositivo, complice la prossima introduzione nelle vetture di una tessera sim e di una scatola telematica per far fronte alla nuova normativa in materia di ecall (l’obbligo del tasto per la chiamata di emergenza), sarà totalmente “invisibile” e quindi completamente connesso. Il che farà in modo di trasformare il vecchio telepass in uno strumento capace di andare ben oltre il semplice pagamento del pedaggio autostradale.

Il dossier è talmente rilevante che Telepass, oltre che con Fca, ha avviato i contatti anche con un altro costruttore d’auto. Si tratta di un gruppo francese ma potenzialmente la platea sembra destinata ad allargarsi ulteriormente. D’altra parte, è impensabile che le case automobilistiche si trasformino in un service provider. Diversamente, la nuova natura di Telepass si presta a questa rivoluzione. Un cambiamento che, seppure in forma embrionale, si legge banalmente già nella lista dei servizi oggi disponibili. Se il vecchio dispositivo garantiva il pagamento del pedaggio autostradale, dei parcheggi in zona aeroporto, dei traghetti e dell’accesso alle zone a traffico limitato, con Telepass pay, attraverso l’utilizzo di un’unica app, sarà possibile sostare nelle strisce blu, fare rifornimento di benzina, utilizzare il car sharing, prenotare e saldare un taxi e pagare il bollo auto. Una lista destinata ad allungarsi sensibilmente nei prossimi mesi quando l’asse con i costruttori d’auto prenderà definitivamente forma. «Siamo pronti a renderli totalmente invisibili, potremmo già farlo nel corso del secondo semestre del 2018», ha spiegato Gabriele Benedetto, amministratore delegato di Telepass.

Intanto ai già citati servizi se ne aggiungeranno altri, quali «la manutenzione dell’auto, il lavaggio della vettura» e quando la connettività sarà piena «anche la lavanderia», e in questo caso il partner sarà Poste, o la «consegna direttamente nella vettura di un pacco Amazon». Il tutto con un unico obiettivo: «Fare di Telepass una compagnia al servizio della mobilità». E in quest’ottica, anche il vecchio impiego del dispositivo, ossia il pagamento dei pedaggi, avrà uno sviluppo importante: a partire dal 2018 sarà possibile utilizzarlo per pagare l’autostrada anche in Francia, Spagna e Portogallo. Oggi possono farlo solo i mezzi pesanti e in nove paesi.

Tutto questo darà evidentemente forma nuova anche ai numeri del gruppo. Al momento Telepass ha 6,2 milioni di clienti di cui circa 160mila hanno attivato Telepass Pay. La cifra è destinata a salire ma intanto già il bilancio 2016 offre uno spaccato di come l’azienda stia crescendo. Lo scorso anno ha registrato commissioni per 150,6 milioni, dalle quali ha ricavato 129,7 milioni di margine di intermediazione che ha assicurato 59,2 milioni di utile. Risultati più rotondi del 2015, chiusi con un profitto di 57 milioni, e che danno la misura di quanto sia cresciuta la società se si guarda al bilancio 2008: il margine di intermediazione era di poco inferiore ai 30 milioni e l’utile era pari a 2,9 milioni.

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