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La Ue non vuole aprire un «caso Austria»

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La Ue non vuole aprire un «caso Austria»

Bruxelles

Evitare un altro caso polacco. È questo l’obiettivo che si è data ieri la Commissione europea nel ricevere il nuovo cancelliere austriaco Sebastian Kurz, che questa settimana ha formato un nuovo controverso governo conservatore con l’aiuto del partito nazionalista FPÖ. A Bruxelles si teme che anche a Vienna mettano radice tendenze estremiste. Proprio oggi, l’esecutivo comunitario potrebbe procedere contro Varsavia per violazione dello stato di diritto, in base all’articolo 7 dei Trattati.

Nell’entourage del presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker si faceva notare ieri che l’incontro, ancora in corso a tarda sera, doveva servire anche a sconsigliare derive politiche al nuovo leader austriaco. Si sottolineava la successione temporale tra la discussione fra il presidente Juncker e il cancelliere Kurz di ieri sera e la storica procedura contro la Polonia attesa stamani: «Il simbolismo non è banale».

«Mi aspetto che il governo austriaco continui ad avere un ruolo costruttivo e pro-europeo nell’Unione europea», ha sottolineato il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk in una lettera inviata al cancelliere Kurz. L’Austria sarà presidente di turno dell’Unione nel secondo semestre dell’anno prossimo. Il governo austriaco sarà quindi chiamato a gestire dossiers delicati: dalla revisione del diritto d’asilo alla riforma della zona euro.

Più netto è stato il commissario agli affari monetari Pierre Moscovici: «La coalizione ormai al potere in Austria deve indurre alla vigilanza i democratici attenti ai valori europei – ha detto su Twitter –. La situazione è probabilmente diversa rispetto al precedente del 2000. Ma la presenza dell’estrema destra non è mai anodina!». Già 17 anni fa, l’allora leader democristiano Wolfgang Schüssel aveva deciso di formare un governo con l'FPÖ, guidato ai tempi da Jôrg Haider.

L’Unione europea era composta da 15 Paesi, che decisero di istituire una specie di cordone sanitario intorno all’Austria. Non mancarono neppure sanzioni contro Vienna. Anche oggi, l’establishment comunitario è preoccupato dalle posizioni del FPÖ su molti fronti. Il nuovo vice-cancelliere Heinz-Christian Strache, qualche mese fa, ha spiegato che l’immigrazione è «una invasione di massa» e che «l’Islam non ha spazio in Austria».

Ciò detto, non c’è attualmente il desiderio a Bruxelles di usare la mano pesante contro Vienna, per paura di rafforzare i partiti anti-sistema in giro per l’Europa. Intanto, il clamoroso annuncio di voler concedere la cittadinanza austriaca ai cittadini sudtirolesi è stata ammorbidita. «Si tratta di qualcosa che ovviamente intendiamo realizzare soltanto in stretta cooperazione con l’Italia e con il governo di Roma», ha rassicurato ieri il nuovo cancelliere.

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