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Norvegia sempre più green: elettriche oltre metà delle auto vendute

Un’auto elettrica in fase di assemblaggio in uno stabilimento Tesla
Un’auto elettrica in fase di assemblaggio in uno stabilimento Tesla

In Norvegia le vendite di auto elettriche o ibride hanno superato l’anno scorso quelle di modelli tradizionali, rafforzando lo speciale primato che il Paese scandinavo detiene già da tempo. Anche se a favorire il boom è una generosa politica di agevolazioni e sussidi sui veicoli “green”, resa paradossalmente possibile dalla grande ricchezza petrolifera del Paese, detentore del più grande fondo sovrano del mondo (circa mille miliardi di dollari).

Un primato incontrastato
Secondo i dati ufficiali forniti dalla società di analisi Ofv, nel 2017 la percentuale di auto completamente elettriche o con doppia alimentazione - elettrica e a benzina o gasolio - ha toccato il 52% delle nuove immatricolazioni, con un netto balzo rispetto al già ragguardevole 40% del 2016. Più in dettaglio, le vendite di auto a emissioni zero (soprattutto modelli elettrici, più alcuni a idrogeno) sono state più di un quinto del totale (20,9%), i veicoli ibridi il 31,3 per cento. «Nessun altro Paese si avvicina a noi», ha commentato il direttore dell’Ofv, Solberg Thorsen. Lo confermavano anche gli ultimi dati disponibili dell’Agenzia internazionale dell’energia, che vedevano al secondo posto, staccata di oltre 30 punti percentuali, l’Olanda.

IL TREND DELL'AUTO ELETTRICA
Numero di veicoli, in migliaia (Note: Il dato è la somma di elettriche “pure” e ibride ricaricabili - Fonte: Iea)

Si avvicina dunque l’obiettivo norvegese di bandire completamente diesel e benzina entro il 2025 (Francia e Germania puntano a farlo entro il 2040 ). E a migliorare ulteriormente le credenziali di Oslo in materia climatica contribuisce il fatto che il 98% dell’elettricità sia prodotta da fonti rinnovabili.

Sussidi e agevolazioni
Il primato norvegese non è figlio tuttavia solo di una coscienza ambientalista. A contribuire al costante incremento delle vendite è stata la politica del governo, fatta di sussidi e agevolazioni fiscali che hanno reso la tecnologia più alla portata rispetto a Paesi dove i costi rimangono piuttosto elevati (anche se in diminuzione via via che i produttori si convertono al nuovo mercato). Oltre agli sconti che incidono sul prezzo di vendita dell’auto (esente, per esempio, da Iva e dazi di importazione), sono stati previsti vantaggi aggiuntivi: parcheggi gratis o scontati, esenzione da eco-pass e tariffe autostradali, possibilità di utilizzare le corsie preferenziali degli autobus nelle ore di punta. Le autorità stanno inoltre lavorando per potenziare la rete di colonnine di rifornimento, finora insufficiente e dunque handicap all’espansione dei veicoli a emissioni zero.

Un modello esportabile?

Indubbiamente la politica di Oslo non è semplice da imitare. La Norvegia ha potuto finora essere generosa grazie alle elevate rendite derivanti da petrolio e gas, che hanno permesso l’espansione record del suo fondo sovrano (che tuttavia si sta a sua volta evolvendo verso forme di investimento “green”).

Anche in Norvegia tuttavia la politica finora adottata inizia a pesare sulle finanze: l’ultimo budget ipotizza un mancato gettito fiscale di tre miliardi di corone all’anno (oltre 300 milioni di euro) per “spingere” l’auto elettrica. Tanto che l’anno scorso il governo conservatore aveva proposto di ridurre le agevolazioni. Ma il piano di una “Tesla Tax”, come era stato denominato il pacchetto, si è arenato di fronte alle numerose critiche ed è stato depennato dal budget.

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