L’ex presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad sarebbe stato arrestato dalle autorità iraniane per presunto incitamento alla rivolta contro il governo, secondo quanto riferito da fonti arabe quali la tv Al Arabiya e il quotidiano arabo con base a Londra, Al-Quds Al-Arabi, che cita «fonti affidabili» a Teheran. Manca però una conferma ufficiale.
Ahmadinejad, durante una visita nella città occidentale di Bushehr, il 28 dicembre scorso aveva dichiarato che «alcuni degli attuali leader vivono separati dai problemi e dalle preoccupazioni della gente e non sanno nulla della realtà della società». Secondo Al-Quds Al-Arabi sarebbero stati proprio questi commenti di Ahmadinejad - coincisi con il culmine delle proteste anti-governative - a portare al suo arresto. Le autorità della repubblica islamica ritengono che Ahmadinejad, in verità, abbia un ruolo concreto nell’istigazione alle proteste popolari, che sono considerate la più grande sfida al regime iraniano dopo la rivolta del Movimento Verde nel 2009, proprio quando l'ex presidente Ahmadinejad fu rieletto per la seconda volta.
Le proteste che hanno scosso l’Iran hanno raggiunto oggi l'undicesima giornata consecutiva, anche se i Guardiani della Rivoluzione in Iran (i Pasdaran) hanno affermato sul loro sito ufficiale di aver messo fine all'ondata di proteste contro il governo di Teheran e la Guida suprema Ali Khamenei.
Gli attivisti hanno protestato venerdì scorso con lo slogan “Un venerdì di rabbia per i nostri martiri” riferendosi ai 50 manifestanti che sono stati uccisi finora dalle forze di sicurezza iraniane, secondo l’opposizione. Secondo il governo, invece, il numero ufficiale di morti dopo la rivolta è di 22 persone. I Pasdaran ritengono responsabili dei disordini gli Stati Uniti, Israele, l’Arabia Saudita insieme a gruppi d’opposizione, leader dell’Isis e monarchici nostalgici dello Scià.
Il Parlamento iraniano si è riunito oggi a porte chiuse per esaminare proprio la questione delle proteste avvenute nei giorni scorsi in numerose città della repubblica islamica.
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