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Alla guida della Ue la Bulgaria, il paese più povero dell’area

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presidenza di turno fino a giugno

Alla guida della Ue la Bulgaria, il paese più povero dell’area

(Marka)
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DAL NOSTRO INVIATO
SOFIA – È un paese dai record poco lusinghieri quello che dal 1° gennaio ha in mano la presidenza di turno dell'Unione europea. Secondo le più recenti classifiche, la Bulgaria è il paese europeo più povero, più corrotto e meno attento alla libertà di stampa. Peraltro, l'attuale primo ministro - l'ex guardia del corpo e atleta di karate Boiko Borissov - è alla guida di un governo appoggiato da un partito che ha membri con tendenze xenofobe, come lo stesso vice premier Valeri Simeonov.

Sul fronte economico, i dati mostrano come il paese, entrato nell'Unione nel 2007, è lontano dalla media comunitaria. Secondo Eurostat, fatta 100 la media europea, la Bulgaria era ferma a 49 nel 2016, lontana dal vicino rumeno (58). In dieci anni, le esportazioni sono raddoppiate, il turismo è cresciuto, e il livello di vita salito, ma la popolazione è scesa da 8 a 7 milioni di abitanti, per via di emigrati alla ricerca di stipendi migliori. Il salario medio è pari a 544 euro al mese, un sesto di quello tedesco.

In dicembre, S&P ha rivisto al rialzo la votazione creditizia della Bulgaria (da BB+ a BBB-), ma ha ammesso che la crescita economica bassa, l'assetto istituzionale fragile e l'evoluzione demografica negativa sono fonti di incertezza. Molti economisti di mercato mettono l'accento sui legami tra ineguaglianza sociale e corruzione politica. Secondo una ricerca del Parlamento europeo, la corruzione in questo paese pesa per il 15% del prodotto interno lordo.
A proposito di corruzione, la classifica di Transparency International considera che la Bulgaria è al 75° posto mondiale, l'ultimo paese comunitario in questo campo (la Grecia è 69ma e l'Italia 60ma). Fuori dall'Unione, addirittura meglio della Bulgaria fanno la Serbia, il Rwanda o Capo Verde. In un recente rapporto, la stessa Commissione europea ha notato che la criminalità organizzata è “meno visibile” e costituisce una minaccia meno grave per la stabilità del paese che in passato.

Ciò detto, l'esecutivo comunitario ha anche sottolineato che “la lotta alla corruzione è il settore nel quale meno progressi sono stati realizzati in Bulgaria” negli ultimi dieci anni. Secondo Transparency International, la situazione nel paese è rimasta pressoché stabile in questi ultimi cinque anni. Proprio il problema della corruzione è tra le ragioni per cui la Bulgaria non è ancora stata ammessa nell'Area Schengen, nonostante una lunga anticamera.

Incontrando stamani un gruppo di giornalisti bruxellesi qui a Sofia, il primo ministro Borissov ha difeso la politica del suo governo, sostenendo che nel 2017 94 su 95 casi di omicidi sono stati risolti. Quanto a una legge anti-corruzione approvata in Parlamento, ma bocciata dal presidente della Repubblica Rumen Radev perché non darebbe sufficienti strumenti alla polizia per lottare contro le azioni illegale, il premier ha assicurato che il testo verrà rivisto dai parlamentari.
Non per ultimo, nella sua più recente classifica sulla libertà della stampa nel mondo, l'organizzazione Reporters sans Frontières pone la Bulgaria al 109° posto, lontana dagli altri partner comunitari e soprattutto dietro ad alcuni paesi in via di sviluppo. “La corruzione, così come la collusione tra media, politici e oligarchi, è estremamente frequente”, si legge nel rapporto dell'organismo francese.

Lo sguardo corre al controverso deputato del partito della minoranza turca, Delyan Peevski. Attraverso la società New Bulgarian Media Group, quest'ultimo è nei fatti il proprietario di sei dei dodici principali giornali del paese, di una rete televisiva e dell'80% della distribuzione dei media in Bulgaria. Gli ultimi anni hanno mostrato una deriva sorprendente. Nel 2004, poco prima dell'ingresso nell'Unione, la Bulgaria era al 36° posto della classifica di Reporters sans Frontières. Nel 2010, il gruppo tedesco Funke Medien Gruppe lasciò il paese per via anche di “un diffuso abuso di potere”.

In ultima analisi, la privatizzazione dell'economia di stato dopo il crollo del Muro di Berlino non ha avuto effetti dissimili da quelli registrati in Russia o in altri paesi ex comunisti. Altri piccoli paesi membri, anche dell'Est, hanno avuto di recente l'onere e l'onore di presiedere l'Unione in questi ultimi anni. Ma avevano uno stato di salute economico e morale migliore di quello bulgaro. Mai come in questa circostanza un paese dell'allargamento verrà messo alla prova dai suoi partner.

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