NEW YORK - Non tutte le sanzioni commerciali dell’amministrazione Trump vanno a buon fine. Uno stop è arrivato, a sorpresa, nella disputa dura e di alto profilo tra Boeing e Bombardier: la International Trade Commission statunitense - organismo federale indipendente incaricato di indagini commerciali e del vaglio di danni che legittimino sanzioni - ha dato ragione alla società canadese di aeronautica e torto al colosso di casa. La ITC ha bocciato dazi preliminari del 300% sui nuovi velivoli “narrow body” della C Series prodotti dalla Bombardier, che erano state stabilite e raccomandate dallo stesso Dipartimento del Commercio.
La Commissione ha trovato che Boeing non è stata danneggiata da pratiche commerciali scorrette. Il ricorso aveva denunciato sussidi statali a Bombardier che le avrebbero consentito di vendere i velivoli a prezzi eccessivamente bassi sul mercato statunitense, dove in particolare aveva ottenuto un ordine da cinque miliardi di dollari dalla Delta Airlines per 75 aerei. Le sanzioni avrebbero di fatto messo fuori mercato la C Series e avevano scatenato dure polemiche tra governo statunitense e canadese. Bombardier, già in difficoltà finanziarie, era corsa ai ripari con un'intesa con la Airbus, cedendo il controllo della C Series al grande rivale europeo di Boeing con ’'idea di produrre gli aviogetti in futuro in impianti statunitensi e non canadesi, evitando in tal modo i dazi.
La reazione delle parti alla presa di posizione della ITC è stata immediata e contrapposta. Boeing ha espresso «disappunto», sostenendo tuttora che l'impatto di «miliardi di dollari di sussidi illegali» avrebbe consentito ai canadesi di “inondare” con azioni di dumping il mercato statunitense di velivoli passeggeri di minori dimensioni. Bombardier ha invece salutato con ottimismo il verdetto definendolo una «vittoria» per il settore e per i viaggiatori. Ha sempre sostenuto che Boeing non compete neppure con propri velivoli nel segmento di mercato in questione, un argomento che ha convinto la ITC.
Il duello nei cieli è stato tuttavia un segnale allarmante delle crescenti dispute iniziate da aziende statunitensi in cerca di protezione da concorrenti. Un'ondata di ricorsi - sono ai massimi da quindici anni - che fa leva sull'atteggiamento più disponibile dell’amministrazione a dar loro ascolto e ragione. Questi singoli casi si sommano alle generali tensioni affiorate sui grandi accordi commerciali, aumentate sotto l'egida della dottrina di America First di Trump. Di recente l'amministrazione ha deciso controverse tariffe su pannelli solari e elettrodomestici importati in risposta a richieste presentate dalla Whirlpool e da due produttori di tecnologie solari statunitensi.
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