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Obiettivi ambiziosi, pochi impegni concreti

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i punti dell’intesa

Obiettivi ambiziosi, pochi impegni concreti

La cancelliera Angela Merkel e il leader socialdemocratico Martin Schulz
La cancelliera Angela Merkel e il leader socialdemocratico Martin Schulz

È il primo capitolo del lungo documento di intesa - “Un nuovo inizio per l’Europa” - ma il rilancio della Ue appare, a dire il vero, più un’ambiziosa dichiarazione di intenti che una concreta roadmap di riforma. A cui potrà senz’altro imprimere un cambio di rotta più significativo la scelta di un socialdemocratico come ministro delle Finanze, un ruolo per otto anni appannaggio di Wolfgang Schäuble, uomo simbolo del rigore e dell’austerity imperanti anche in Europa.

Nelle quattro pagine dedicate del testo sottoscritto da Cdu/Csu e Spd si ribadisce dunque il pieno sostegno a un’Europa «forte e unita, migliore garanzia» per le sfide future, si riafferma l’asse con la Francia riformista di Emmanuel Macron, si enunciano una serie di obiettivi da raggiungere: democrazia e partecipazione dei cittadini, equità sociale e fiscale (con un’attenzione particolare a dumping ed elusione), redistribuzione delle risorse e delle responsabilità, anche in materia di immigrazione, investimenti. Non sono moltissime, tuttavia, le indicazioni concrete su come realizzare quest’agenda.

Non che manchino del tutto i segnali positivi o i progressi. I partiti firmatari lodano, per esempio, il piano Juncker per gli investimenti ; si dicono pronti a investire di più in Europa e ad aumentare il contributo tedesco al prossimo bilancio comunitario, necessità improrogabile con l’uscita del Regno Unito dalla Ue. Bisognerà però vedere in quale incremento si tradurrà questa buona volontà di principio.

Ci sono anche - ed è forse la parte più interessante - un paio di passaggi su due elementi chiave della riforma dell’Eurozona in divenire: il riferimento a «specifiche risorse di bilancio per la stabilizzazione economica, la convergenza sociale e le riforme strutturali», definito «punto di partenza per un futuro bilancio dell’Eurozona» e la creazione di un Fondo monetario europeo, erede del fondo salva-Stati Esm. Su questo punto, nell’accordo si dà luce verde al nuovo organismo, elevato negli intenti dei firmatari a istituzione Ue, ma si ribadisce(senza peraltro specificare come le due cose dovrebbero coesistere) che non verranno «pregiudicati i diritti dei Parlamenti nazionali». Nessun cenno al futuro ruolo dell’Fme, che la Germania vorrebbe anche controllore dei bilanci.

Berlino dunque, almeno in questo testo programmatico, appare ancora lontana dal superamento di alcuni tradizionali tabù, in primis un’ulteriore cessione di sovranità all’Europa.

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