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Germania, giovani in rivolta contro il nuovo asse Merkel-Schulz

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TENSIONI ALL’INTERNO DI CDU E SPD

Germania, giovani in rivolta contro il nuovo asse Merkel-Schulz

Angela Merkel e Martin Schulz (Afp)
Angela Merkel e Martin Schulz (Afp)

DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE
FRANCOFORTE - Si festeggia il Rosenmontag, il Lunedì delle Rose, oggi in Germania: una festa di carnevale molto sentita, corredata di carri, parate e balli in maschera. Ma il clima di allegria carnevalesco che si respira nell'aria non contagia la Cdu e l'Spd. I due principali partiti tedeschi di centrodestra e centrosinistra, bastonati entrambi dal peggior risultato elettorale dal dopoguerra nelle elezioni del 24 settembre scorso, non riescono ad arginare, sventolando l'accordo finale sulla Grande Coalizione, il dilagante scontento dei propri membri e dell'elettorato. E i leader sono sotto attacco, dai giovani dei partiti e non solo.

In attesa di sapere il 4 marzo se questa GroKo si farà o se si dovrà ritentare il governo Jamaica (Cdu-Csu, Liberali e Verdi), formare un governo di minoranza, o andare alle elezioni, in casa Cdu e Spd divampa il dibattito su come rilanciare il partito e a chi affidarne la guida, mentre montano le correnti interne che incalzano per avere un inevitabile ricambio generazionale. Martin Schulz, leader dell'Spd, è già fuori, messo alle corde dal suo stesso partito e Angela Merkel si è dovuta difendere pubblicamente dagli attacchi di alcuni membri del partito, che per ora arrivano dalle seconde file.

Le due stelle cadenti
Martin Schulz, il leader uscente dell'Spd, è il primo ad aver pagato di persona – e clamorosamente - lo scotto del peggior risultato dal dopoguerra dei socialdemocratici. Domani a Berlino l'Spd deciderà come Schulz dovrà farsi da parte immediatamente, lasciando subito il posto a Andrea Nahles (47 anni) che agirebbe come “commissario ad interim” in attesa del Congresso per essere votata leader in marzo. Ma nell'Spd si è aperto un dibattito nel dibattito: se confermare la procedura dell'elezione del leader con il voto dei delegati, i membri del partito, o se invece estendere la votazione a tutti gli iscritti, i famosi 470 mila circa che entro il 2 marzo dovranno esprimersi con un referendum a favore o contro la GroKo. Per la Nahles una votazione allargata aprirebbe nuove incognite.

Angela Merkel intanto ha utilizzato un'intervista al programma televisivo ZDF “Berlin direkt” domenica sera per riaffermare la propria autorità. Da un lato ha promesso che formerà una nuova squadra di governo, a fine febbraio, facendo entrare nel gabinetto i giovani per dargli maggiori prospettive per il loro futuro: ha ascoltato le critiche dei giovani Cdu che non vogliono più un partito dominato dagli “ultra 60”. Allo stesso tempo, però, la Merkel ha ribadito di voler rimanere in carica per altri quattro anni. Ha ricordato che prima delle elezioni, il partito le ha dato il mandato di restare per altri quattro anni e questo lei ha intenzione di fare, stando ai patti. Ma i commentatori politici mettono in conto anche soltanto altri due anni di Merkel se non addirittura una Merkel in uscita se la Germania dovesse tornare alle urne fallita la GroKo.

Ricambio generazionale
Il leader della JU (Unione Junge) della Cdu Paul Ziemiak ha richiesto un mix di «nuove menti ed esperienza» nel nuovo governo e ha espresso il suo gradimento al piano Merkel impostato con l'ingresso dei giovani membri nel gabinetto della GroKo: un «buon segno», ha detto.
Non è contento invece l' ex primo ministro della Cdu dell'Assia Roland Koch secondo il quale non bisogna aspettare quattro anni per avviare l'era post Merkel e che un successore va indicato prima. Girano molti nomi ma nessuno siede per ora nel posto di delfino: tra questi Jens Spahn (37 anni), viceministro delle Finanze; Ursula Von Der Leyen (ministro della difesa); il ministro della Saar Anne Grete Karrenbauer: lo stesso giovane Paul Ziemiak.

Anche l'Spd deve fare i conti con il ricambio generazionale. La rivolta dei Jusos, capitanati da Kevin Kühnert, è ancora in corso: #No Groko, no alla Grande Coalizione è la posizione dell'ala giovane dei socialdemocratici. Resta da vedere se invece di una corrente, il voto contrario alla GroKo diventerà il 4 marzo un fiume in piena.

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