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Brexit, la grande fuga dal Regno Unito dei medici europei

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i danni della brexit

Brexit, la grande fuga dal Regno Unito dei medici europei

Brexit, ovvero la grande fuga dei medici europei. L’avvicinarsi della data in cui la Gran Bretagna lascerà l’Unione europea, e la totale incertezza su quali saranno le regole post uscita stanno portando a un vero e proprio esodo di personale qualificato dal Servizio sanitario nazionale (Nhs).
Secondo un sondaggio della British Medical Association, il 45% dei medici europei che lavorano per l’Nhs sta pensando di lasciare il Paese, mentre il 18% ha già trovato lavoro altrove. In Inghilterra 62mila cittadini Ue lavorano per il servizio sanitario nazionale e di questi oltre 6mila sono italiani.

Primi effetti
L’effetto Brexit si è già fatto sentire: lo scorso anno il numero di medici in arrivo dalla Ue è sceso a 3.458, un calo del 9% ai minimi da otto anni, secondo i dati del General Medical Council. Questo sta creando problemi per l’Nhs, che è alle prese con una crisi finanziaria e una mole di lavoro in costante aumento a causa dell’allungamento della vita media e dell’incremento di condizioni mediche croniche. La ragione per l’esodo di medici europei è sempre la stessa: l’impossibilità di pianificare sul lungo termine e avere la certezza di un futuro lavorativo stabile in Gran Bretagna. Nonostante l’accordo preliminare siglato nel dicembre scorso tra Londra e Bruxelles, ci sono ancora diversi punti interrogativi sui diritti dei cittadini Ue residenti nel Regno Unito post Brexit, soprattutto per chi non è qui da molti anni.

Troppe incertezze
«Il referendum sull’uscita dalla Ue è stato ben oltre 18 mesi fa, eppure troppe domande continuano a non avere una risposta» ha detto Andrew Dearden, tesorirere della Britiush Medical Association. Prevale quindi l’incertezza, nonostante i tentativi del Governo di rassicurare chi è già residente, soprattutto alla luce delle continue tensioni tra Londra e Bruxelles che potrebbero risultare in un mancato accordo, uno scenario noto come “hard Brexit”.
«Il Governo deve continuare a dare garanzie che i medici Ue saranno sempre i benvenuti e che il loro contributo all’Nhs sarà apprezzato senza che debbano fare i salti mortali - ha detto Jane Dacre, presidente del Royal College of Physicians. – È cruciale che l’Nhs possa continuare ad assumere professionisti di talento in un sistema che attualmente ha carenze di personale ed è arrivato al limite».

Carenza di infermieri
La carenza di personale non riguarda solo i medici ma anche le infermiere e gli infermieri: ne mancano 40mila, secondo dati dello stesso servizio sanitario, mentre il numero di richieste di impiego di personale Ue è crollato del 96% nel 2017. Paradossalmente, Brexit avrebbe dovuto essere l’inizio del rilancio dell’Nhs. Il ministro degli Esteri Boris Johnson, uno dei maggiori sostenitori dell’uscita dalla Ue, aveva dichiarato durante la campagna elettorale che i 350 milioni di sterline che la Gran Bretagna versa alla Ue sarebbero stati spesi per il servizio sanitario nazionale dopo Brexit.

L’affermazione era stata criticata dalla Uk Statistics Authority in quanto «volutamente fuorviante», dato che la cifra si riferisce all’importo lordo che Londra versa a Bruxelles e non tiene conto di quanto la Ue versa alla Gran Bretagna. Johnson ha ripetuto di recente la promessa di dare più fondi all’Nhs dopo Brexit, ma il Governo non si è mai impegnato in tal senso.

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