Massacro a scuola. Almeno 17 morti e 14 feriti: e' il tragico - e ancora provvisorio - bilancio dell'ultimo eccidio avvenuto in un liceo americano. Questa volta in Florida, in una tranquilla cittadina a nord di Miami. Per mano di un 19enne ex studente che era stato espulso per problemi disciplinari e non nascondeva, oltre alla rabbia e al disagio, la sua passione per le armi. Una miscela che si è rivelata esplosiva, scatenando una delle più gravi stragi nella storia recente degli Stati Uniti.
Ieri pomeriggio, verso le 2:30 ora locale quando le lezioni stavano per finire, Nikolas Cruz si è recato presso la sua ex scuola, la Marjory Stoneman Douglas High School di Parkland, un istituto con 3.200 studenti in una località con 30.000 abitanti. Ha imbracciato un fucile automatico, un AR 15, e con una ampia riserva di caricatori è penetrato nel campus. Tre vittime le ha falciate appena fuori dall'edificio, le altre 12 fatalità e i feriti nei corridoi e nelle aule. Per uccidere più facilmente ha fatto suonare l'allarme antincendio, spingendo gli studenti e gli insegnanti a uscire allo scoperto. Poi si è allontanato, mischiandosi agli studenti evacuati e in fuga. Solo un'ora dopo Cruz è stato fermato e arrestato dalla polizia.
Le scene di panico si sono susseguite, sotto gli occhi di una comunità e di un Paese attoniti. Tra agenti di polizia e dell'Fbi che si sono precipitati sul luogo e hanno a lungo setacciato le palazzine alla ricerca di vittime e sopravvissuti; e ambulanze che hanno trasportato il loro carico di dolore e sofferenza agli ospedali più vicini.
Il Superintendente del Distretto scolastico della contea di Broward, Robert Rouncie, ha definito quanto accaduto “un giorno terribile”.
Gli inquirenti hanno rapidamente cominciato a indagare sulla storia personale di Cruz per ricostruire moventi e dinamica. E hanno indicato di aver trovato materiale “preoccupante” sui social media legati al giovane stragista. Cruz, anche secondo testimonianze di ex compagni, non aveva fatto mistero né della sua dimestichezza con fucili e pistole, né del suo risentimento verso l'ambiente scolastico.
Questo nuovo massacro di San Valentino riapre adesso con forza le polemiche sulla carenza di leggi per limitare l'accesso alle armi, comprese le piu' letali, quelle automatiche e d'assalto, in omaggio alle pressioni dell'influente lobby della National Rifle Association. Proprio la Florida è uno degli stati più permissivi. Mentre la tragedia dei massacri a colpi di arma da fuoco continua a perseguitare come una condanna la società americana: da inizio anno nelle scuole del Paese si contano già 18 sparatorie in 45 giorni. Almeno sei di queste sono risultate in fatalità e ferimenti.
Ancora freschi nella memoria sono eccidi quali quello al concerto di Las Vegas lo scorso ottobre, che ha mietuto 59 vittime e 851 feriti. In uno dei più recenti, in una scuola rurale del Kentucky, nei giorni scorsi un ragazzo ha ucciso due studenti e ne ha feriti altri 16. Nella memoria collettiva restano tuttora impressi indelebilmente il massacro della scuola elementare di Sandy Hook in Connecticut, che nel 2012 costò la vita a 26 bambini e adulti, e quello dell'Università di Virginia Tech, con 32 fatalità nel 2007. Il Presidente Donald Trump, contrario a qualunque riforma che renda più severo il controllo delle armi, si è limitato ieri notte a twittare la propria solidarietà e le proprie condoglianze alle famiglie delle vittime. «Nessuno studente o insegnante dovrebbe sentirsi in pericolo in una scuola americana», ha fatto sapere.
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