Sale sempre di più il livello dello scontro istituzionale per la nuova sede dell’Agenzia europea del farmaco (Ema). L’ultimo atto (ma solo per il momento) è la lettera che ieri il presidente dell’Europarlamento, Antonio Tajani, ha spedito al presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker.
Tajani chiede a Juncker di mettere a disposizione del Parlamento europeo tutte le carte: non solo la proposta avanzata dal governo olandese con le parti secretate ma anche le valutazioni della Commissione. Tajani rivendica il ruolo di co-legislatore dell’istituzione da lui presieduta «per permettere al Parlamento di deliberare in maniera pienamente consapevole e informata».
Il fatto che Tajani consideri ovvio il ruolo di co-legislatore del Parlamento è ribadito nella prima riga della lettera, dove scrive che «la Commissione ha sottoposto al Parlamento una proposta legislativa di modifica del regolamento dell’Ema per stabilire la nuova sede dell’Agenzia» e che la nuova sede «proposta» dalla Commissione è Amsterdam.
Duro nei contenuti, Tajani si fa più conciliante quando richiama la mutua cooperazione tra le istituzioni europee.
La presa di posizione di Tajani è stata sollecitata l’8 febbraio da un gruppo di europarlamentari italiani di tutti gli schieramenti politici. Nella lettera che lo invitava a chiedere conto a Juncker della trasparenza degli atti presentati dall’Olanda ci sono tra le altre le firme di Patrizia Toia, Elisabetta Gardini e Lorenzo Cesa.
Nel giorno in cui è partita la lettera del presidente del Parlamento europeo, si è avuta notizia che il Consiglio dell’Unione europea ha risposto al Tribunale della Ue al quale il Comune di Milano si era rivolto per chiedere la sospensione in via cautelare della decisione del Consiglio per la selezione della nuova sede dell’Agenzia.
I tre firmatari delle osservazioni scritte (esperti legali), Emanuele Rebasti, Martin Bauer e Fernando Florindo Gjon, propongono al Tribunale di rigettare la domanda di sospensione (presentata dall’avvocato Francesco Sciaudone dello Studio Grimaldi) e di condannare il Comune di Milano al pagamento delle spese per il procedimento.
I tre esperti legali sostengono che il Comune di Milano non sia legittimato a presentare ricorso e di conseguenza non abbia la possibilità di chiedere la sospensione della scelta effettuata. Non solo. Non c’è alcun rischio di danno grave e irreparabile per la stessa amministrazione comunale, che però proprio due giorni fa ha presentato una nuova denuncia alla Corte dei conti europea per contestare la sostenibilità economica del doppio trasloco dell’Ema in Olanda. Una scelta che rischia di ricadere in ultima analisi sulle tasche di tutti i contribuenti europei.
I giudici sono anche entrati nel merito di uno dei punti più controversi della procedura che ha portato alla scelta di Amsterdam: l’estrazione a sorte della città vincitrice. «Il ricorso all’estrazione a sorte – scrivono i tre giudici - rappresenta un metodo legittimo ed efficiente per risolvere una situazione di potenziale stallo tra le offerte e nulla nel diritto positivo o nella giurisprudenza della Corte consente di concludere che il metodo dell’estrazione a sorte, quando utilizzato a tal fine, sia contrario ai principi di buona amministrazione».
Il Comune di Milano in questi giorni ha guidato l’offensiva legale contro la proposta della Commissione Ue e ieri, davanti al sindaco Giuseppe Sala, il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni ha elogiato il «gioco di squadra per Ema che, al di là di facili battute di sapore talora elettoralistico, ha portato risultati. Milano è arrivata nella finalissima, quando tutti all’inizio davano per vittoriosa la capitale slovacca. Tutti pensavano che la Germania avrebbe distribuito le carte, ma le cose sono andate diversamente». Gentiloni ha poi assicurato che l’Italia agirà in Europa per capire come è maturata veramente l’assegnazione dell’Agenzia del farmaco ad Amsterdam.
In merito alla notizia secondo cui il Consiglio Ue avrebbe ritenuto il documento irricevibile, l’avvocato che ha presentato il ricorso del Comune di Milano per
contestare l'assegnazione della sede di Ema ad Amsterdam ha detto che l’iniziativa “è fondata e ricevibile, come lo stesso tribunale dell'Unione
europea ha riconosciuto. Il Consiglio Ue - ha precisato - non rigetta nulla perché non ha il potere di farlo, come non ha nessun potere di dichiararlo irricevibile».
Ieri è intervenuta anche l’eurodeputata tedesca della Csu Monika Hohlmeier. Nel corso della riunione della commissione Bilancio del Parlamento Ue, ha dichiarato «che i presupposti offerti finora dall’Olanda per la sede dell’Ema non corrispondono agli standard. In quanto relatrice mi aspetto che ciò che è stato deciso sia rispettato dall’Olanda. Non stiamo a giocare sulle cifre».
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