Dallo scandalo per abusi sessuali alla bancarotta. Secondo i media americani la Weinstein Company, casa cinematografica fondata da Harvey Weinstein e suo fratello Robert, dichiarerà bancarotta due settimane dopo che il procuratore dello stato di New York ha stabilito le condizioni per l’acquisizione degli studios. Una vicenda legata allo scandalo degli abusi sessuali da parte dell’influente produttore di Hollywood e le dozzine di denunce presentate contro Weinstein, che ha prodotto film pluri-premiati.
«Pur riconoscendo che questa soluzione è estremamente dannosa per i nostri dipendenti, i nostri creditori e tutte le potenziali vittime, il board non ha altra scelta se non adottare l’unica opzione praticabile per massimizzare il valore residuo del società: un processo ordinato di bancarotta», ha spiegato il cda in una dichiarazione riportata sul Los Angeles Times. Anche il New York Times ha pubblicato la stessa versione. I due quotidiani parlano del fallimento delle trattative per l’acquisizione degli studios da parte di un gruppo di investitori guidati da un ex funzionario dell’amministrazione Obama, Maria Contreras-Sweet.
Gli investitori sarebbero stati pronti a rilevare la Weinstein Company per una cifra, secondo i report circolati nei giorni scorsi, si aggirerebbe sui 500 milioni di dollari, prima che il procuratore generale di New York avviasse una azione legale contro Weinstein, suo fratello e la società fissando le condizioni di vendita per paura che l’imminente vendita potesse lasciare la vittime degli abusi di cui è stato accusato il produttore, che al momento non risulta ancora imputato, senza un adeguato risarcimento.
Il Sole 24 Ore Radiocor Plus
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