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ACCIAIO E ALLUMINIO

Dure reazioni ai dazi di Trump su alluminio e acciaio: la Ue annuncia «contromisure a giorni»

NEW YORK - Donald Trump ha annunciato che la prossima settimana approverà dazi per proteggere l’industria siderurgica americana, nonostante il rischio di scatenare guerre commerciali globali. E ha indicato che dovrebbero essere severi: del 25%% sull’acciaio e del 10% sull’alluminio. Parlando dalla Casa Bianca durante un incontro con executive del settore, il presidente ha affermato che le misure «offriranno protezione per un lungo periodo» e consentiranno alle aziende statunitensi di «espandersi» nuovamente. Trump, che ha invocato ragioni di sicurezza nazionale per l’offensiva, ha aggiunto che «un Paese incapace di produrre acciaio e alluminio quasi non è un Paese».

Ue: intervento sfacciato
Le reazioni non si sono fatte attendere: l’Unione Europea ha promesso contromisure «nell’arco di giorni», accusando gli Stati Uniti di «sfacciato intervento» per proteggere l’industria americana. «Condanniamo con forza questa misura, che appare come uno sfacciato intervento per proteggere l’industra nazionale americana e non è basata su nessuna giustificazione di sicurezza nazionale».

I dettagli delle misure
I dettagli concreti dell'azione commerciale restano da definire e non sono stati anticipati nel corso del meeting, che ha visto la partecipazione di soddisfatti chief executive di società domestiche quali U.S. Steel, Nucor e United Aluminum. Altri settori della Corporate America, dall'auto all'alimentare, che utilizzano acciaio e alluminio, hanno invece espresso timori. Lo spettro di dazi è stato accolto da minacce di ritorsione da parte di altre potenze e di nazioni alleate, dalla Cina all'Europa. Crescenti tensioni commerciali e bilaterali ieri hanno provocato le dimissioni dell'ambasciatore statunitense in Messico. Anche la Federal Reserve è intervenuta sullo spettro del protezionismo: il neo-chairman Jerome Powell, testimoniando al Congresso, ha rivendicato i vantaggi del libero scambio e il governatore della sede di New York William Dudley ha denunciato che «il protezionismo non è una risposta». E a Wall Street i potenziali danni di una escalation di conflitti economici hanno affossato gli indici azionari, che nel pomeriggio hanno bruciato circa il 2 per cento.
La preannunciata azione sui dazi, frutto di raccomandazioni del Dipartimento del Commercio, è stata presentata finora anzitutto come una risposta all'avanzata eccessiva della Cina. Ma, a dimostrazione di come la realtà sia molto più complessa, i principali esportatori di acciaio negli Stati Uniti sono Canada, Brasile, Corea del Sud e Messico.

Trump aveva anticipato la sua decisione con un tweet fin dalla mattinata: «Le nostre industrie di acciaio e alluminio sono state decimate da decenni di scambi ingiusti e cattive politiche». Il meeting alla Casa Bianca è avvenuto tuttavia in un clima frenetico e confuso, che spesso caratterizza un'amministrazione scossa da dimissioni e inchieste su potenziali scandali. Mercoledì sera alcuni stretti collaboratori del Presidente avevano lasciato filtrare l'improvviso invito ai dirigenti siderurgici, mentre altri funzionari rimanevano all'oscuro. Frutto di spaccature dentro lo stesso entourage di Trump: l'influente corrente nazionalista-protezionista è capitanata dal Segretario al Commercio Wilbur Ross, dal rappresentante commerciale Robert Lighthizer e dal consigliere Peter Navarro. Lighthizer ha dato alle stampe nelle ultime ore il primo rapporto commerciale dell'amministrazione, 356 pagine dai toni aggressivi. «Paesi che rifiutano reciprocità o sono impegnati in pratiche ingiuste scopriranno che sappiamo come difenderci». Ross in 13 mesi ha fatto scattare 102 indagini per dumping e sussidi, il doppio dell'anno precedente. Contro di loro è schierata l'ala moderata, che comprende il Segretario al Tesoro Steven Mnunchin, reduce dal rilancio di piani per riportare gli Stati Uniti in un'intesa di libero scambio nell'area del Pacifico, e il capoconsigliere economico Gary Cohn. Avrebbero ottenuto almeno un rinvio dell'annuncio formale sui dazi e sarebbero tuttora protagonisti di uno scontro su applicazione concreta e eventuali esenzioni dai dazi.

Le cifre iniziali date da Trump sono però destinate a suscitare preoccupazione. Se generalizzati, i dazi appaiono più severi dell'equivalente opzione delineata dal Dipartimento del Commercio, che propone il 24% contro l'acciaio e il 7,7% contro l'alluminio. Il Ministero ha offerto tre alternative al termine di indagini condotte sotto la raramente usata Section 232, che prevede ampia discrezionalità da parte del Presidente nell'invocare la sicurezza nazionale per proteggere settori strategici. Le altre due opzioni suggeriscono dazi mirati contro gruppi di nazioni e quote all'import.

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