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Zhou Xiaochuan, il banchiere anomalo amato dai giovani

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il ritratto

Zhou Xiaochuan, il banchiere anomalo amato dai giovani

Reuters
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Quel che è certo è che si ritirerà, ma la competizione è durissima e incerta, a dispetto delle deadlines.
Cercasi affannosamente sostituto di Zhou Xiaochuan, uno dei banchieri più influenti al mondo e di tutti i tempi, già fuori dalla Conferenza consultiva e, quindi politicamente pensionato, in pectore per la carica di vice chairman della Davos cinese, il Boao Forum for Asia.

In patria, il potente Zhou è sempre stato un personaggio anomalo, circondato da un alone di rispetto e devozione e anche, a dispetto dell'età e del ruolo burocratico ricoperto per 15 lustri, riconoscibile da una vasta audience anche giovanile.

Zhou è stato capace in più situazioni di spezzare il galateo cinese e, del resto, questa sua caratteristica la si intuiva già dal fatto che affiancò Zhao Ziyang nel dialogo con gli studenti che occupavano la piazza Tian ‘anmen. Nonostante quell'imprudenza, anni dopo fu chiamato a guidare le banche più importanti di un Paese che si apriva alle riforme.

Con quella voce chioccia ma gentile, ha saputo comunicare cose terribili, decisioni scomode, e d'altronde, l'ultimo devastante crollo della Borsa non lo ha scalfito più di tanto. Un miracolo inspiegabile o, forse, la mancanza di sostituti in caso di rimozione dalla carica.

Zhou è di mente aperta, perfettamente a suo agio con chiunque, è tra i pochi leader cinesi a non temere la domanda killer, sempre in agguato, nonostante le mille precauzioni, nell'arena mediatica.

Parlo per esperienza diretta. Nel marzo di tre anni fa ho avuto l'onore di rivolgergli la prima domanda (sì, in Cina è così, la prima domanda al Governatore è quella che vale di più) nella conferenza stampa annuale, solitamente la più affollata. Ad onta di quanto si suol dire sulla preparazione meticolosa di queste conferenze stampa cinesi, la domanda fu scelta da me in maniera totalmente indipendente.

Era una domanda secca, si riferiva a un tema spinoso: le banche cinesi non avevano alcun sistema di difesa per la clientela in caso di default. «Governatore, quando sarà attivato il fondo di garanzia dei depositi bancari?».
Zou non ebbe alcuna esitazione a rivelare, in maniera altrettanto secca, la tempistica: «Entro la prima metà di quest'anno».
Il Fondo, infatti, fu introdotto a partire dall'aprile successivo. Altri avrebbero potuto glissare, evitare di dare quella che si può ben definire una notizia. Lui, no. Anche se quello che è normale altrove – utilizzare le conferenze stampa per dare o confermare qualcosa o un dato- non lo è per la Cina.

Non solo. Lo abbiamo visto “corteggiare” al China development Forum il direttore generale del Fondo monetario, Christine Lagarde, perché aprisse all'ipotesi dell'introduzione dello yuan nel paniere delle valute per la determinazione dei diritti speciali di prelievo. Proprio così.
Per Zhou era diventata una questione di vitale importanza, di “faccia” (mianzi) si direbbe in Cina. Faccia sua e del suo Paese.

Un siparietto divertente tra due giganti dell'economia mondiale, davvero gradevole, ma – va detto - assolutamente insolito per la Cina.
Del resto Zhou ha viaggiato molto e si vede. Grande conoscitore di whisky, amante dell'Opera che segue all'estero nei suoi viaggi quando può. I suoi collaboratori più stretti si sono spesso trovati in difficoltà nel seguirne le tracce, ne parlano come di una persona molto curiosa ma anche molto concentrata sull'innumerevole serie di seminari all'estero ai quali partecipa per diffondere la politica cinese.

Attaccatissimo, però, alla Cina e alle sue tradizioni, a Davos durante una tavola rotonda fu paparazzato perché da sotto i pantaloni spuntarono le ghette di lana tipiche della tradizione cinese. Davos è una località con temperature sottozero e che un Governatore alfiere come lui di una politica monetaria prudente si difendesse dal freddo, ci stava. Più prudente di così.

Adesso è difficile pensare che oltre ai pantaloni di lana, metta le pantofole. Comunque vada, l'uomo che ha regnato sulla Banca centrale cinese dall'ingresso della Cina nel Wto fino alle soglie del secondo mandato di Xi Jinping, sarà ancora consultato come un oracolo vivente.

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