Ora che la campagna presidenziale è conclusa, possiamo sintetizzarne i risultati.
1. Il sogno nascosto di Putin
Per cominciare, il 18 marzo Putin ha realizzato un suo sogno nascosto: vincere con un margine molto più ampio di quello ottenuto da Medvedev nel 2008. Putin pensa di non essere un leader eletto ma uno zar, con tutti gli altri russi suoi servitori, ed è rimasto profondamente infastidito dal fatto che uno di questi intoccabili, sia pure agendo per conto di Putin, fosse andato così bene (nel 2008 Medvedev venne eletto con il 70,28%, ndr).
Ora ha avuto quello che voleva: questo è il risultato più emotivo del voto, non certo il più importante in senso politico.
2. Presidente a vita?
In secondo luogo, dopo il 2014 un'ipotetica uscita di scena è apparsa a Putin completamente irrealistica. Se avesse deciso di lasciare il potere nel 2008 o nel 2011 sarebbe diventato un ex presidente ampiamente rispettato, con alcuni individui a odiarlo per ragioni personali ma stimato dalla sua gente. Nel 2018 invece c'è chi lo vede come un criminale di guerra che ha violato la legge internazionale, ha autorizzato atrocità di massa in Donbass e in Siria, è sospettato di omicidi mirati se non di narcotraffico.Quindi queste elezioni hanno un'importanza cruciale per lui: si trattava di vedere se può o no diventare leader della Russia a vita. A questo punto, può.
3. La riforma della Costituzione
In queste elezioni per la prima volta uno dei candidati, Ksenia Sobchak, ha sollevato in pubblico il diritto di Putin di candidarsi per la quarta volta, portando la questione alla Corte Suprema. Secondo me questo significa che Putin non cercherà di farsi eleggere un'altra volta nel 2024. Ma poiché non può lasciare, cambierà il sistema politico in modo da poter stare più a lungo, presumibilmente come primo ministro. La Russia non seguirà l'esempio della Bielorussia o del Kazakhstan, piuttosto la via dell'Armenia, dove stanno facendo la stessa cosa. E se ora Putin dice che non sta pensando di cambiare la Costituzione, come ha fatto ieri sera, si può stare certi che ci sta davvero pensando.
4. Niente di nuovo sul fronte dell'economia
Come disse Vjaceslav Volodin (presidente della Duma, ndr) nel 2014, Putin non è pronto a vedere la Russia senza di lui al comando, quindi non c'è nessun bisogno di coltivare una nuova generazione di “successori” o di cambiare il governo. Sul fronte della politica economica non ne ha mai avuta una se non la spinta a una nazionalizzazione sempre più estesa degli assets cruciali del Paese, e continuerà così negli anni a venire. La Russia è incapace di diversificare, e credo che Putin lo sappia. Per questo non prevedo alcun cambiamento nella politica economica e/o nella gestione del business.
5. Il possibile successore
Per quanto riguarda i suoi stretti alleati, penso che Putin cercherà come prossimo presidente una figura leale ma decorativa, eletta dal Parlamento e con un ruolo di capo dello Stato puramente nominale. Per decine di ragioni escludo una candidatura di Igor Sechin (presidente di Rosneft, ndr): non è una figura pubblica, è troppo potente per un incarico simile e così via. Piuttosto Volodin potrebbe diventare un perfetto successore per diverse ragioni, ma in generale penso che fare supposizioni qui sia prematuro.
6. Toni più morbidi con l'Occidente?
Con Putin la Russia di fatto ha cessato di avere una politica estera che non avesse obiettivi completamente assorbiti nelle questioni interne. Il confronto con l'Occidente - così come l'attacco a Serghej Skripal - è stato usato per compattare l'elettorato, e ora potrebbe non essere più necessario. Così non mi aspetterei un altro round di battaglie verbali, per non parlare di un confronto militare, a meno che Putin non si senta direttamente sfidato in casa sua. Non credo che si ritirerà dal Donbass, ma sarà molto più aperto a compromessi: anche se dubito che l'Occidente sia nell'umore di considerarli.
7. Quel che resta dell'opposizione
Mi piace Ksenia Sobchak, è brillante e preparata. Non mi piace Navalny, stessa personalità tipo-Fuehrer di Putin. Quello che le elezioni hanno dimostrato è che Putin ha abbastanza mezzi o per mettere ai margini i propri avversari, o per batterli. Non potevano essere solo gli italiani o i tedeschi a rovesciare Mussolini o Hitler, lo stesso può valere per la Russia di Putin. Solo l'Occidente - se smettesse di comprare petrolio o gas russi, se isolasse il sistema finanziario nazionale dalla rete Swift, se non comprasse più titoli russi e bandisse i russi dalle loro proprietà nella Ue e negli Usa, insomma se dichiarasse una Totalkrieg, una guerra economica totale alla Russia - potrebbe contribuire a cambiare il regime. Non c'è opposizione in Russia. Ci sono centinaia di dissidenti dai nobili ideali che prima o poi preferiranno lasciare il Paese piuttosto che proseguire nei loro sforzi disperati per cambiarlo.
* Vladislav Inozemtsev, Senior Research Fellow al Polish Institute of Advanced Studies
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