Si stringe la morsa delle autorità statunitensi, europee, italiane e britanniche su Facebook per la vicenda dei dati relativi a 50 milioni di utenti, utilizzati illecitamente da Cambridge Analytica, società partner (fino a venerdì scorso) del social media e attiva nella promozione di Donald Trump alle presidenziali del 2016. Cadono, intanto, le prime teste: oltre ad Alex Stamos, responsabile della sicurezza delle informazioni del celebre social network, è stato infatti silurato anche Alexander Nix, ceo di Cambridge Analytica.
Si è mossa poi l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni italiana che ha inviato a Facebook una specifica richiesta di informazioni circa l'impiego di data analytics per finalità dicomunicazione politica da parte di soggetti terzi, come si legge in una nota della stessa autorità. Anche l’authority di vigilanza sulla privacy statunitense, la Federal Trade Commission, accusa Facebook di aver violato i termini del decreto del 2011 che regola l’utilizzo di dati e ne regola la diffusione con terze parti. Il decreto prevedeva che il social media chiedesse esplicitamente agli utenti il consenso a utilizzare in parte i dati, come parte di un accordo con le autorità federali che l’accusava di aver ingannato i consumatori costringendoli a condividere più informazioni di quanto fossero disposti a rilasciare. Un provvedimento sorto dopo che la società ha modificato alcune impostazioni dell'utente senza avvisare i suoi clienti.
Intanto, dopo lo scivolone di ieri (-7%), continua il calo del titolo Facebook a Wall Street (-3% in apertura, poi è peggiorato ancora a -4,6%, per chiudere a -2,56%) che in due giorni ha perso in Borsa circa 60 miliardi di dollari. Ma non è l’unico: anche gli altri social network sono trascinati al ribasso, da Twitter (che ha chiuso a -10,38%), a Snap (-2,56% in chiusura). L’Etf chiamato Global X Social Media - di cui fanno parte 32 aziende americane, cinesi e giapponesi - perde l’1% circa contro il rialzo dello 0,22% del Nasdaq Composite. Negli ultimi dodici mesi Snap, controllante di Snapchat, ha perso il 21%, mentre dall’inizio dell'anno ha guadagnato l’8,04%. Twitter è invece salito del 109% nell’ultimo anno, mentre da gennaio a oggi ha guadagnato il 32 per cento.
L’intervento dell’AgCom
L'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni si è mossa - si legge in un comunicato - «a seguito della recente diffusione di notizie relative all'attività svolta dalla società 'Cambridge Analytica', cui ha fatto seguito l'indagine dell'autorità indipendente britannica Ico – Information Commissioner's Officer relativa ai rapporti tra partiti politici, “data companies” e piattaforme online per la profilazione degli utenti e la personalizzazione dei messaggi elettorali.
Le tecniche di profilazione degli utenti e di comunicazione elettorale 'selettiva' messe a punto dal social network «sembrerebbero essere state utilizzate - evidenzia l'Autorità italiana - nel 2012 anche su commissione di soggetti politici operanti in Italia».
L'Agcom ricorda, inoltre, che nell'ambito del Tavolo tecnico «è stato sviluppato un filone specifico di attività riguardante il monitoraggio sulla parità di accesso all'informazione e la comunicazione politica per le elezioni del 4 marzo (per cui l'Autorità ha adottato specifiche linee guida) e l'istituzione di gruppi di lavoro sulla tematica dell'utilizzo di dati e informazioni per finalità di comunicazione politica». Nella nota si conclude precisando che «con una precedente comunicazione, sono state già richieste informazioni circa l'acquisizione di dati relativi a servizi e strumenti messi a disposizione da Facebook, sia per gli utenti sia per i soggetti politici, durante la campagna elettorale italiana per le scorse elezioni politiche 2018. Questa seconda richiesta si inserisce pertanto in continuità con le iniziative intraprese».
Tutti vogliono interrogare Zuckerberg
I membri del Congresso di entrambi i partiti hanno chiesto ai leader dei big del digitale - compreso Mark Zuckerberg - di rispondere in aula per spiegare come proteggono i dati che condividono con terze parti, per quanto riguarda la pubblicità e altre iniziative targhettizzate, e forse già domani Facebook informerà la commissione Giustizia della Camera americana sullo scandalo. Chiarimenti richiesti anche dall’Unione Europea. Il presidente del Parlamento di Strasburgo Antonio Tajani ha invitato il gigante dei social media a un comportamento più responsabile in materia di privacy: «Le accuse di un cattivo uso dei dati da parte di Facebook - ha detto in un tweet - fanno parte di un’inaccettabile violazione dei diritti di privacy dei nostri cittadini».
Cambridge Analytica nel mirino
Nel Regno Unito tiene banco la richiesta di perquisizioni nei confronti delle attività di Cambridge Analytica. Indaga anche l’autorità per la protezione dei dati inglese. La commissaria Elizabeth Denham sta cercando di allargare l’indagine alla protezione dei dati personali e allo stesso tempo ottenere il mandato per perquisire gli uffici londinesi di Cambridge Analytica. «Stiamo cercando di capire se Facebook ha protetto e salvaguardato le informazioni personali sulla piattaforma. Se e come hanno gestito la situazione, una volta scoperta, tutelando o meno le persone coinvolte», ha detto alla Bbc Radio.
Giallo dimissioni del responsabile sicurezza
Cade la prima testa in seguito al datagate che ha investito Facebook. Il responsabile della sicurezza delle informazioni, Alex Stamos, ha confermato le voci che lo vedono da giorni in uscita dall’azienda, anche se le sue dimissioni dovrebbero essere esecutive in estate. Fonti riferiscono di “disaccordi interni” su come affrontare la vicenda e su come i vertici del gigante dei social media hanno gestito la questione delle fake news che vengono diffuse attraverso la piattaforma. Stamos - riporta il New York Times - ha lasciato anche in polemica con il direttore generale del gruppo Sheryl Sandberg, dopo aver più volte esortato i vertici di Facebook a mostrare la massima trasparenza nello scoprire e svelare le attività di disinformazione della Russia sulla sua piattaforma.
L'addio di Stamos viene letto come un chiaro segnale delle tensioni che stanno attraversando in queste ore il gruppo dirigente di Facebook, nel periodo più tempestoso che il colosso dei social media sta vivendo dalla sua nascita. Il fondatore del social network, Mark Zuckerberg, si trova ad affrontare la più insidiosa delle crisi: il caso riguarda 50 milioni di profili di utenti di Facebook che Cambridge Analytica, società inglese di analisi di mercato che sviluppa progetti di marketing, avrebbe utilizzato in occasione della campagna elettorale di Donald Trump. Il sospetto è che i dati su 50 milioni di elettori statunitensi siano stati trafugati illecitamente, violando le più elementari norme sulla privacy, per permettere alla datacompany britannica di influenzare il loro voto.
Una vicenda che si somma alle inchieste dei mesi scorsi relative all’utilizzo di Facebook da parte di alcune agenzie informative russe, tramite server collocati nell’este europeo, di condizionare le elezioni presidenziali del 2016, attraverso fake news e articoli controversi rivelatisi non fondati. Il titolo Facebook ieri ha perso oltre il 7 per cento a Wall Street.
Despite the rumors, I'm still fully engaged with my work at Facebook. It's true that my role did change. I'm curren… https://twitter.com/i/web/status/975875310896914433
– Alex Stamos(alexstamos)
L’uscita di Stamos è oggetto da giorni di congetture e informazioni contrastanti. Secondo alcune fonti anonime, il capo della sicurezza aveva programmato le dimissioni già un anno fa circa, poi rinviate per non dare cattivi segnali al mercato. In un tweet Stamos ammette che il suo ruolo è cambiato.
La difesa di Facebook
Due le mosse tentate dal social media per proteggere la propria reputazione, evidentemente senza successo: ha inviato una lettera inviata ai media sostenendo le ragioni per cui questa fuga di dati non costituisce una “violazione” e ha annunciato, venerdì scorso, la sospensione le relazioni con Cambridge Analytica dopo aver spiegato che la società non aveva cancellato i dati degli utenti del social, come avrebbe dovuto. Secondo una fonte vicina alla vicenda, le informazioni non erano ancora state verificate in modo indipendente ma solamente abbozzate in vista di un report che doveva essere pubblicato il giorno successivo. Nel tentativo di mostrare di prendere in mano la situazione, Facebook avrebbe finito per aggiungere peso alle notizie. Nel frattempo, il colosso social di Menlo Park ha organizzato al volo una riunione per spiegare ai proprio dipendenti la situazione, ma senza che fosse presente il Ceo Zuckerberg.
Il retroscena
A poco è valsa infatti la dichiarazione di Facebook in cui spiega che Cambridge Analytica e il ricercatore responsabile dei dati dei 50 milioni di utenti, Aleksandr Kogan, aveva accolto la richiesta di sottoporre ad accertamenti legali i propri dati per dimostrare la cancellazione dei dati stessi. Facebook ha ammesso tuttavia che Christopher Wylie, l’ex controparte del social media per Cambridge Analytica, non si è detto d’accordo con la decisione di mostrare trasparenza sull’attività della società. Il che ha aumentato il malcelato scetticismo di Facebook nei confronti di Wylie.
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