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Datagate, parla Zuckerberg: «Abbiamo sbagliato, sono io…

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Datagate, parla Zuckerberg: «Abbiamo sbagliato, sono io responsabile»

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«Sono responsabile di quello che è successo»: Mark Zuckerberg rompe il silenzio sullo scandalo dei dati personali raccolti su Facebook. «Abbiamo fatto degli errori, c'è ancora molto da fare», scrive in un post. È la prima parte della risposta, visto che alle 2 della notte, ora italiana, Zuckerberg parlerà in una intervista esclusiva alla Cnn. Nel frattempo Facebook ha pubblicato un post per spiegare cosa intende fare l’azienda per il prossimo futuro.
Andiamo con ordine. In sintesi: Zuckerberg decide di prendersi la responsabilità di quanto avvenuto, spiega la cronologia degli eventi, dice che già da tempo le contromisure prese dal social rendono impossibile la dispersione di dati personali degli utenti, e infine introduce una serie di nuovi tool.

Il post di Zuckerberg
«Abbiamo la responsabilità di proteggere i vostri dati, e se non riusciamo a farlo non meritiamo di essere al vostro servizio» scrive Mark Zuckerberg nel post, spiegando che sta lavorando «per capire esattamente cosa è successo e assicurarsi che non accada mai più». «La buona notizia - aggiunge - è che molte misure per prevenire tutto questo sono state già prese anni fa. Ma abbiamo anche commesso degli errori, c'è ancora molto da fare, e dobbiamo fare di più».

Il post di Zuckerberg

Nel merito: «nel 2014, per prevenire gli abusi delle app, abbiamo annunciato che stavamo cambiando l'intera piattaforma per limitare drasticamente l'accesso alle app dati. Cosa più importante, app come Kogan (quella i cui dati vennero poi scambiati con Cambridge Analytica, ndr) non potevano più chiedere dati su amici di una persona a meno che anche i loro amici non avessero autorizzato l'app. Abbiamo anche richiesto agli sviluppatori di ottenere l'approvazione da parte nostra prima di poter richiedere qualsiasi dato sensibile alle persone. Queste azioni impedirebbero a qualsiasi applicazione come Kogan di accedere a così tanti dati oggi».

«Ho fondato Facebook e in definitiva io sono il responsabile per quello che succede sulla nostra piattaforma», afferma Zuckerberg, che assicura sulla serietà con cui si sta provando a sistemare le cose: un fatto come quello di Cambridge Anaytica, promette, «non accadrà mai più».

Zuckerberg fa quindi un elenco delle prossime mosse, a partire da un'indagine approfondita su tutte le app che hanno accesso ai dati di Facebook, soprattutto su quelle operative sulla piattaforma prima del 2014. “Bandiremo gli sviluppatori che non saranno d'accordo con le nostre regole”, spiega, assicurando che il loro numero sarà comunque ristretto per evitare ulteriori abusi sul fronte della privacy. A tal proposito Zuckerberg spiega che il numero di dati personali che bisognerà dare per accedere a una app sarà ridotto al nome, la foto e l'indirizzo email: niente di più. Inoltre ci sarà la possibilità per gli utenti di controllare tutte le app che hanno sottoscritto e di revocare ad ognuna di loro il permesso di usare i propri dati.

Le sei contromosse di Facebook
In un altro post, Facebook dettaglia in maniera più precisa le nuove misure.
1) Facebook indagherà tutti le app che hanno avuto accesso a un grosso volume di informazioni prima che avvenisse il cambio della piattaforma del 2014, che ha ridotto l’accesso ai dati. Farà un audit di ogni app con attività sospetta. Sviluppatori che avessero fatto un uso scorretto di informazioni personali saranno bannati dalla piattaforma.

2) Facebook informerà le persone che hanno avuto un abuso dei dati personali da parte di app. Incluso chi è stato raggiunto da “thisisyourdigitallife”, l’app/gioco fondata dal ricercatore Aleksandr Kogan e all’origine dello scandalo.

3) Se una persona non avrà usato una app negli ultimi 3 mesi, Facebook negherà alla app l’accesso ai dati personali.

4) Verrà ristretto l’accesso ai dati da parte di Facebook Login, il sistema di Facebook per logarsi in siti e app esterne. In sostanza verrà ridotta la quantità di informazioni che una app può chiedere: restanno il nome, la foto profilo e indirizzo mail. La richiesta di altre informazioni avrà bisogno dell’approvazione di Facebook.

5) Facebook renderà più semplice per l’utente capire a quali app ha dato le sue informazioni personali e quali dati.

6) Facebook premierà le persone che trovano vulnerabilità, espandendo il programma bug bounty in modo che anche gli utenti possano segnalare eventuali abusi dei dati da parte degli sviluppatori di applicazioni.

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