Mondo

La Gran Bretagna convince Usa e Ue: la Russia è «persona non…

  • Abbonati
  • Accedi
Il caso Skripal

La Gran Bretagna convince Usa e Ue: la Russia è «persona non grata»

La Russia persona non grata. La Gran Bretagna ha convinto buona parte dei Paesi europei, oltre a Stati Uniti, Norvegia e Canada, alleati Nato: il coinvolgimento di Mosca nel tentato omicidio di Serghej Skripal, avvelenato il 4 marzo scorso insieme alla figlia Yulia con gas nervino, è l’unica spiegazione possibile dell’accaduto. Così, seguendo l’esempio di Londra, 15 Paesi Ue hanno annunciato ieri l’espulsione di diverse decine di diplomatici russi in coordinamento con la Casa Bianca, che ha ordinato a 60 funzionari russi di lasciare il Paese entro una settimana, oltre a decidere la chiusura del consolato russo di Seattle. Distruggendo, ha osservato l’ambasciatore russo a Washington Anatolij Antonov, quel che resta dei legami tra Russia e Stati Uniti.

Attraverso il portavoce di Vladimir Putin, Dmitrij Peskov, il Cremlino fa sapere che risponderà a tono, con decisioni simmetriche: così come è avvenuto due settimane fa quando russi e britannici hanno espulso 23 funzionari ciascuno, bollandoli come agenti dell’intelligence sotto copertura diplomatica. Annunciando la decisione dei Paesi europei, da Varna in Bulgaria, il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk ha definito possibili ulteriori provvedimenti.

È chiaro, leggendo le dichiarazioni della Casa Bianca, che dietro queste decisioni non c’è solo il caso Skripal. Che sembra diventato il motivo scatenante di una reazione al “pregresso” accumulato da Mosca negli Usa, con al centro il Russiagate, lo scandalo sulle presunte interferenze russe nel processo elettorale americano: Washington parla di «disprezzo» della Russia per la sovranità e la sicurezza di altri Paesi, delle sue attività «aggressive e destabilizzanti». L’attacco a Skripal sarebbe soltanto l’ultimo esempio.

A nome dell’Italia, la Farnesina ha comunicato che «a seguito delle conclusioni adottate dal Consiglio europeo del 22 e 23 marzo, in segno di solidarietà con il Regno Unito e in coordinamento con partner europei e alleati Nato, il ministero degli Affari Esteri ha notificato la decisione di espellere dal territorio italiano entro una settimana due funzionari dell’Ambasciata della Federazione Russa a Roma». «Al governo non avrei fatto una scelta del genere - ha commentato Matteo Salvini, candidato premier per la Lega -. Leggere che invece che riannodare i fili del dialogo il governo italiano subisce la richiesta, che arriva da altri, mi sembra una cosa poco utile a un futuro di dialogo e di convivenza». Tra i Paesi Ue che non hanno ancora risposto all’appello inglese sono il Portogallo, il Belgio, l’Austria, l’Irlanda, che si è riservata più tempo per decidere; sulla scia dell’Unione Europea invece l’Albania e l’Ucraina. Quest’ultima espellerà 13 diplomatici russi.

Da Londra, Downing Street esalta la forza di un segnale mandato «fianco a fianco» per avvertire la Russia «che non può continuare a violare il diritto internazionale». Eppure, a meno di non essere seguita da ulteriori sanzioni economiche (che gli Stati Uniti hanno già preparato), questa ondata di espulsioni è più clamorosa nella forma che nel contenuto. All’indomani dell’attacco a Serghej Skripal qualcuno a Londra aveva invocato ritorsioni più impegnative per colpire gli interessi economici e finanziari dei russi in Gran Bretagna, o il sistema bancario russo. Una soglia che i governi non sembrano per ora voler varcare, così come pochi si aspettano da Mosca contromisure che possano seriamente impensierire gli investimenti europei o americani in Russia.

Ma la direzione che sta prendendo questa escalation nei confronti di Mosca potrebbe arrivare a mettere in discussione anche quelli, e non solo: la posizione dei Paesi europei nei confronti di Nord Stream 2, il secondo gasdotto di Gazprom sul Baltico; le importazioni di gas russo dalla stessa Gran Bretagna; la visita di Emmanuel Macron al Forum economico di San Pietroburgo, dove è atteso in maggio come ospite d’onore. E naturalmente i Mondiali di calcio in Russia, a giugno e luglio. Tutto potrebbe essere messo in discussione: una volta che saranno rese note le conclusioni dell’inchiesta - ancora in corso - sul caso Skripal.

© Riproduzione riservata