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Attacco chimico in Siria. Più vicino un raid bis di Trump (come un…

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TRUMP: decisione entro 48 ore

Attacco chimico in Siria. Più vicino un raid bis di Trump (come un anno fa)

Un poster di Assad e Putin ad Aleppo, Siria
Un poster di Assad e Putin ad Aleppo, Siria

Sono stati gli americani? Oppure gli israeliani? O forse i francesi insieme agli americani? Il blitz militare avvenuto ieri (questa) mattina contro una base aerea siriana, l'ormai nota T4, nei pressi di Homs, non ha per ora un responsabile ufficiale. Mosca accusa Israele. Damasco punta il dito contro l'America, l'Iran si accoda. Ma se l'esercito israeliano si è chiuso in un riserbato no comment, il Pentagono ha espressamente negato la paternità dell'attacco. Lo stesso ha fatto l'esercito francese con un laconico: «non siamo stati noi». Nel primo pomeriggio la tv americana Nbc riferisce che gli Stati Uniti sono stati informati in anticipo da Israele di un suo attacco ad una base aerea siriana. Il bilancio, non ufficiale, parla di 14 vittime, tra i quali alcuni militari iraniani.

Che il raid contro l'aeroporto sia avvenuto il giorno dopo un nuovo e brutale attacco con armi chimiche sulla regione del Goutha, a est di Damasco, dove si erano asserragliati gli ultimi ribelli, aveva suggerito potesse trattarsi di una repentina rappresaglia occidentale.

Stati Uniti e buona parte dei Paesi europei hanno subito accusato il regime siriano di aver utilizzato armi chimiche. Mosca e Teheran lo hanno difeso.

Fuga di civili da Duma, colpita con armi chimiche sabato

Le immagini dei bambini sui letti di cliniche improvvisate, in preda a convulsioni e con la schiuma alla bocca, che annaspano, le famiglie asfissiate trovate morte nelle loro case, hanno provocato lo sdegno della comunità internazionale. I morti accertati sarebbero finora 70, ma fonti mediche locali temono possano arrivare a 150.

Siria, 70 morti in sospetto attacco chimico su Duma

Ricorrendo al consueto tweet il presidente americano Donald Trump (qui in basso) ha usato toni durissimi, chiamando in causa direttamente il presidente russo Vladimir Putin e dando dell'animale al presidente siriano Bashar al-Assad: «Il presidente Putin, la Russia e l'Iran sono responsabili di appoggiare l'animale Assad. Il prezzo da pagare sarà alto».

Ma il prezzo da pagare a cui alludeva Trump sembra debba ancora arrivare. Proprio ieri pomeriggio Trump aveva convocato lo staff della sicurezza per valutare una risposta appropriata. E oggi ha detto che una «decisione importante sulla Siria sarà presa nelle prossime 24-48 ore». Nel tardo pomeriggio si è poi svolta una riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza dell'Onu.

Solo pochi giorni dopo aver annunciato il possibile ritiro dei 2mila militari americani stanziati nelle regioni settentrionali Siria controllate dai curdi, il presidente Donald Trump viene così risucchiato nel pantano siriano da un nuovo, e brutale, attacco chimico da parte del regime. Ed ora si trova prigioniero di un dilemma: punire Assad o soprassedere?

Procedere con il disimpegno (che dovrebbe partire “molto presto”, una volta terninata la guerra contro l'Isis) oppure restare ancora in Siria e non consegnare il Paese all'Iran?

Il fatto che poche ore dopo la strage Trump abbia subito telefonato al presidente francese Emmanuel Macron e che, a quanto riferisce la Casa Bianca, i due capi di stato abbiano parlato di «una risposta forte e comune» , lascia presagire un raid militare nei prossimi giorni, se non nelle prossime ore. Come era avvenuto un anno fa, 4 aprile del 2017, quando, tre giorni dopo un bombardamento da parte del regime siriano con armi chimiche contro Khan Sheikhoun (80 le vittime), gli Stati Uniti avevano lanciato decine di missili distruggendo una base aerea siriana ed alcune installazioni. Presagio che si fa probabilità ora che, primo pomeriggio italiano, mattina americana, il capo del Pentagono Jim Mattis ha detto che gli Stati Uniti «non escludono un’azione militare» dopo l’attacco chimico in Siria.

Se non sono stati gli americani, l'attacco di ieri mattina potrebbe dunque essere opera dell'esercito israeliano, la Nbc dà una conferma in questo senso. Da anni il Governo di Gerusalemme vede come una grande minaccia la presenza di militari iraniani in Siria, e bombarda con una certa regolarità i convogli di armi dirette dalla Siria agli Hezbollah libanesi, o obiettivi iraniani in territorio siriano. L'esercito russo sembra convinto. Secondo Mosca infatti due caccia israeliani, sorvolando lo spazio aereo libanese, hanno sparato ieri 8 missili contro la base aerea T-4. Base che, secondo gli stessi israeliani, sarebbe stata data in gestione agli esperti iraniani dal regime di Damasco.

Giunta al settimo anno, la guerra civile siriana è ormai una guerra per procura. Troppe le potenze regionali che si contendono le spoglie di un Paese ormai raso al suolo. Troppi gli interessi divergenti. E troppo le vittime (si parla di mezzo milione di morti). Una guerra che rischia di trascinarsi ancora a lungo.

Intanto Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu terrà una riunione di emergenza sulla Siria alle 15 locali, le 21 italiane proprio per l’attacco chimico avvenuto a Duma. Inizialmente erano state programmate due riunioni 'rivali', una chiesta dagli Stati Uniti insieme ad altri otto paesi membri - Francia, Gran Bretagna, Kuwait, Svezia, Polonia, Peru, Olanda e Costa d'Avorio - e una chiesta dalla Russia.

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