La Turchia andrà al voto anticipato per le elezioni presidenziali e legislative il 24 giugno prossimo. Lo ha annunciato il presidente Recep Tayyip Erdogan in una conferenza stampa ad Ankara. Le elezioni nel paese della Mezzaluna sul Bosforo si sarebbero dovute tenere, secondo la scadenza naturale, il 3 novembre 2019. Troppo lontano per il Governo filo-islamico dell'Akp che rischia grosso nei sondaggi perché l'economia, che fino a poco tempo fa era l'asso nella manica, si sta trasformando nella sua palla al piede dopo 15 anni di governo ininterrotto: l’inflazione viaggia a doppia cifra, la disoccupazione sale, come pure il deficit delle partite correnti, mentre la lira turca va ai minimi sul dollaro ed euro a causa dell'ossessione del presidente Erdogan di mantenere i tassi di interesse il più basso possibile anche quando l'economia si surriscalda.
Così il leader del principale partito nazionalista turco – diventato alleato di ferro del presidente Recep Tayyip Erdogan – ha chiesto lla convocazione di elezioni anticipate ad agosto, cosa che potrebbe andare a vantaggio del capo dello Stato che vede erodersi giorno dopo giorno il suo consenso nonostante le diversioni militari in Siria come la conquista di Afrin e la cacciata dei curdi siriani.
Il professor Devlet Bahceli, capo del Partito del Movimento Nazionalista (Mhp), l'uomo che ha messo i Lupi Grigi di Alì Agca in doppiopetto, ha detto che la Turchia non può aspettare il 3 novembre del prossimo anno, data prevista per le legislative e le presidenziali, ma che sarebbe opportuno anticipare la chiamata alle urne al prossimo 26 agosto. Una mossa che anticiperebbe anche le amministrative previste ad aprile dell’anno prossimo e che potrebbero risultare indigeste e foriere di una dura ed umiliante sconfitta per Erdogan che potrebbe perdere Istanbul, Ankara e Antalya.
Inoltre attendere troppo tempo potrebbe dare fiato alle opposizioni politiche come il socialdemocratico Chp, e la formazione filo-curda dell'Hdp di Selahattin Demirtas attualmente in prigione, di organizzarsi. In questa situazione molto fluida, non è possibile aspettare sino al 3 novembre 2019, ha detto Bahceli, «il 26 agosto la Turchia dovrebbe andare al voto», ha dichiarato.
Ma in questa corsa ad anticipare i tempi del nuovo sistema presidenziale con doppio turno alla francese che darà enormi poteri al capo dello stato, la destra nazionalista turca ha due carte da giocare: un nuovo leader e un nuovo partito di riferimento. La formazione alternativa sul Bosforo si chiama da ottobre 2017 “IYI Parti” (in turco, “il Buon Partito”) e ha come fondatrice Meral Aksener, una politica nazionalista con anni di esperienza alle spalle con incarichi governativi di rilievo tra cui il dicastero degli Interni. L'esperienza trascorsa tra le file del Partito di azione nazionalista (Mhp) si è conclusa bruscamente nel settembre 2016, dopo la clamorosa espulsione dal partito della Aksener che aveva ingaggiato un duello all'ultimo sangue con Bahçeli.
La leader di IYI Parti era diventata una spina nel fianco di Devlet Bahçeli, storico segretario del Mhp, troppo appiattito sulle politiche di Erdogan. È proprio grazie all'appoggio dei deputati Mhp che a gennaio 2017 è stata approvata la controversa riforma costituzionale poi confermata ad aprile 2017 da un referendum popolare che permette al presidente Erdogan di concentrare molti poteri nelle proprie mani.
Aksener ha affermato la propria posizione di sfida nei confronti dell'Akp. Una situazione che richiede un forte cambio di rotta, ha affermato rivolgendosi ai simpatizzanti del suo partito. «Sappiamo di iniziare la nostra avventura in un momento e situazioni difficili», ha affermato la leader. Lo slogan del nuovo partito è “La Turchia si rialzerà”, con evidenti riferimenti critici sulle modalità con cui il governo gestisce la difficile fase dell'economica.
Il nuovo partito fondato dalla Aksener è considerato come un'opportunità cui potrebbero rivolgersi numerosi elettori delusi della destra nazionalista turca. Alcuni sondaggi ritengono che la Aksener potrebbe attrarre anche voti dal Chp, nazionalisti e scontenti dal blocco islamico-conservatore per sconfiggere Erdogan al secondo turno di voto. Alcuni analisti hanno ricordato che la legislazione turca impone a un partito che compete nelle elezioni politiche di aver tenuto un congresso del partito sei mesi prima delle elezioni. Questo farebbe escludere dalla competizione elettorale il neo partito IYI di Aksener, che però potrebbe candidarsi come candidato presidenziale indipendente purché ottenga 100mila firme autenticate. Aksener potrebbe superare questi ostacoli procedurali, ma non riuscirebbe a conquistare il voto dei curdi che rappresentano il 18% dell'elettorato. E al ballottaggio i curdi del Dhp per contrastare Erdogan sarebbero pronti a votare un ex ministro degli Interni che si dimostrò molto severo con le loro richieste di autonomia? Ancora una volta la questione curda si intreccia con i destini del Paese erede di Ataturk.
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