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Karl Marx torna in Germania ma come ambasciatore del «modello» Cina

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la statua della discordia

Karl Marx torna in Germania ma come ambasciatore del «modello» Cina

«In Germania le nostre statue sono alte al massimo 1,5 metri più della statura della persona scolpita». Il responsabile alla cultura di Treviri, Andreas Ludwig, gentilmente ma con tipica fermezza germanica, tenta di contenere la smania di grandezza del più famoso scultore cinese. Wu Weishan vorrebbe celebrare i 200 anni dalla nascita di Karl Marx con una statua del filosofo alta “8 metri”, “7 metri” , “non meno di 6,30 metri”, un regalo della Cina a Treviri. Il percorso di avvicinamento tra le due posizioni è tortuoso ma il compromesso va trovato.

Lo stesso vale per il dialogo economico tra i due Paesi. La Cina è importante per la Germania: primo partner commerciale nel 2017, per il secondo anno consecutivo, con un interscambio da 186 miliardi. Ma sono le acquisizioni di aziende tedesche a preoccupare: ieri una controllata del China Iron & Steel Research Institute group ha avuto il disco verde dalle autorità tedesche, dopo un’attesa di otto mesi, per acquisire Cotesa, specializzata in prodotti high tech nel settore aeronautico.

Si è subito alzato il lamento: «È invasione dei cinesi in settore strategico». È una partnership commerciale in forte espansione e irrinunciabile, quella della Germania con la Cina, con grandi potenzialità: le esportazioni tedesche ai cinesi sono cresciute del 9% nel primo trimestre 2018 rispetto allo stesso periodo del 2017, adeguato per variazione stagionali e su base dollaro Usa. «Le nostre esportazioni in Cina superano quelle verso Italia, Francia e Regno Unito messe assieme», rimarca Friedolin Strack, responsabile per i rapporti con l’Asia alla BDI (Bundesverband der Deutschen Industrie), la Confindustria tedesca. «Ma la Ue resta il nostro mercato numero uno», ci tiene a dire.

Sul monumento cinese a Karl Marx il punto d’incontro infine si trova: Ludwig e Weishan si accordano per una statua alta 5,5 metri (4,4 metri la scultura + 1,1 metri il piedistallo) che non a caso segna la data di nascita del filosofo ed economista, il 5 maggio del 1818. E non è il solo compromesso raggiunto faticosamente tra la Repubblica Popolare Cinese e piccola Treviri (110mila abitanti è la più antica città della Germania che con i suoi sette monumenti romani è divenuta patrimonio mondiale dell’Unesco dal 1986). Ci sono voluti infatti 24 mesi di trattative per dare il via libera all’installazione di un Marx in bronzo dal peso di 2.300 chili. Ma è lo stesso per il dialogo con alti e bassi tra queste due superpotenze, tra un sistema economico aperto e uno chiuso o semi-chiuso, tra sostenitori della “soziale Marktwirtschaft” da una parte e del dirigismo dall’altra.

«La Cina è di gran lunga il Paese sul quale riceviamo più denunce e contestazioni dai nostri membri - commenta Strack - a causa delle barriere commerciali e d’ingresso. È un Paese difficile con il quale fare affari, ma resta per noi un mercato importante che sta crescendo molto velocemente. E poi, non sempre la Cina è un sistema chiuso: per esempio, quando le province cinesi si sono fatte concorrenza tra loro per attrarre gli investimenti esteri, si sono battute a colpi di agevolazioni fiscali, di sussidi, e in quel caso non era affatto un mercato chiuso». Le difficoltà si superano, quando conviene: l’Ide, investimento diretto estero, della Germania in Cina ammonta in totale a 70 miliardi di euro contro i 30 miliardi investiti dai cinesi in Germania. «Dobbiamo stare attenti al trasferimento della tecnologia e alla protezione della proprietà intellettuale, quando le aziende cinesi investono in Germania», ammonisce Strack.

Fra mito e polemiche, a Treviri le celebrazioni per Karl Marx

Rifiutare la statua cinese di Marx, dunque, non è mai stata un’opzione sul tavolo per Treviri, che con imbarazzo ammette di avere un deficit da 700 milioni di euro che intende azzerare entro il 2020, grazie anche al turismo e dunque a Marx. «Quando due anni fa la Cina ci ha informati che intendeva regalarci una statua di Karl Marx per l’anniversario dei 200 anni, alla nostra Rathaus, al municipio ci siamo fatto queste due domande: è arrivato il momento di erigere la prima statua di Marx con il nostro benestare , con il sigillo pubblico? Ed è il caso di accettare un regalo proprio dalla Cina?», spiega Andreas Ludwig al Sole 24 Ore.

Fino alla riunificazione delle due Germanie nel 1990, infatti, a Treviri non solo non c’era una statua su suolo pubblico di Karl Marx ma neanche una via intestata al grande filosofo ed economista.Questo perché Marx era scomodo in Germania dell’Ovest, dove era accussato di aver ispirato troppe dittature, e in Germania dell’Est per l’indottrinamento al marxismo-leninismo della propaganda russa. Solo dopo l’unione delle due Germanie, Treviri ha potuto non vergognarsi di aver dato i natali a Marx.

Questo scomodo regalo dalla Cina è stato infine accolto ma con la «condizionalità» tutta tedesca. «Ho fatto una lunga passeggiata con Weishan per decidere dove erigere la statua - racconta Ludwig -. Avrebbe voluto metterla il più vicino possibile alla casa natale di Marx, ma per noi era un posto troppo importante. Come alternativa lo scultore ha indicato uno slargo vicino a Porta Nigra, ma è stato bocciato, Marx non ha nulla a che fare con l’antica Roma. Decidemmo così di posizionarlo in un piazzale che può sembrare decentrato ma che, in linea d’aria, è allineato alla seconda casa dove Marx ha vissuto da quando aveva un anno fino a 17 anni».

Le imprese cinesi che mirano a penetrare in Germania, andando a caccia di acquisizioni o joint venture in settori di punta e dove c’è innovazione, know-how, capitale intellettuale, non trovano sempre la porta aperta. Questi timori sono iniziati quando il gruppo cinese Midea ha acquisito il 94,55% del colosso della robotica Kuka. Per acquisire Cotesa il colosso pubblico cinese ha atteso otto mesi, mentre il takeover di Aixtron è stato bloccato nel 2016 perchè “strategico”. L’acquisizione di una quota vicina al 10% della Daimler da parte dell’imprenditore Li Shufu, proprietario del gruppo Geely, ha sollevato scalpore ed è stata definita«un assalto a una delle stelle dell’industria tedesca». Daimler però ha usato le difese interne: per sedersi nei comitati dove vengono prese le decisioni strategiche e si valutano i prodotti più d’avanguardia, un azionista deve avere una quota sopra il 25%, quello che in Germania si chiama “ankeraktionär”, azionista ancora.

Il Giovane Karl Marx

La Germania vuole restare un’economia aperta ma quando entrano i cinesi in casa, fa attenzione sul come e sul dove. La legge tedesca sui takeover è stata modificata la scorsa estate con una stretta che «ha l’obiettivo di proteggere alcuni settori considerati strategici (sicurezza nazionale e ordine pubblico) dalle acquisizioni delle aziende estere, soprattutto le cinesi», spiegano gli esperti tedeschi del settore. La Bdi però si lamenta per «come le nuove norme abbiano aumentato l’opacità del sistema ed esteso in maniera poco chiara il campo di azione della legge e dello Stato». Una forma di protezione che funziona è la struttura societaria delle Pmi tedesche, la Mittelstand, con family business: «Le aziende medie tedesche a conduzione familiare fanno da schermo, decidono loro se cedere la propria azienda oppure no», mette in chiaro Strack, secondo il quale però lo Stato non deve interferire nella proprietà privata quando l’azienda a conduzione familiare decide di cederel’ attività a un concorrente cinese. «La Ue dovrebbe introdurre l’anti-dumping per i takeover da parte di imprese non europee», aggiunge.

E così, mentre i turisti cinesi fanno la fila per scattare un selfie sotto la statua di Karl Marx, e alimentano il turismo a Treviri mangiando Chinese noodles per pochi euro, l’export della Germania verso la Cina sostiene la crescita. Gli economisti di Bank of America-Merrill Lynch rilevano una stretta correlazione tra l’andamento del Pil tedesco e quello cinese: «Per stimare le prospettive della crescita in Germania oltre all’indice Ifo bisognerà sempre più seguire il Pil cinese».

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