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la russia 2018 dei giovani

I ragazzi di Football for Friendship, quando il calcio investe nei valori

MOSCA - Eravamo in 5.000 e abbiamo fatto un sogno, qualche giorno fa a Mosca, alla vigilia dell’inizio dei Mondiali di calcio. Alla Sapsan Arena, ospiti del Lokomotiv, centinaia di bambini venuti da 211 Paesi e regioni - e quindi, letteralmente, da tutto il mondo - hanno provato a immaginare cosa significa giocare a calcio nel nome dell’amicizia e di altri valori che ciascuno si portava legati al polso, simboleggiati da due cordini verde e azzurro: tolleranza, armonia, rispetto per le culture e per l’ambiente, onestà. Per alcuni giorni, prima di arrivare al gran finale alla Sapsan Arena, ragazzini delle due Coree, israeliani e palestinesi, sudanesi e inglesi, messicani e siriani hanno condiviso incontri, allenamenti, discussioni e giochi a nascondino nei corridoi. Poi alla sfilata finale la bandiera ucraina e quella russa erano vicine; i primi arrivati hanno premiato i secondi e il sogno era che fosse tutto normale così.

Football for friendship è un programma sociale voluto per ragazzini e ragazzine di 12 anni da Gazprom, il monopolio russo del gas. È alla sesta edizione, è patrocinato da Fifa, Uefa e Comitato olimpico e paralimpico, e man mano si è ingrandito dagli otto Paesi partecipanti nel 2013. È passato da Londra, Lisbona, Berlino, Milano, San Pietroburgo e Mosca: quasi a voler suggerire, quest’anno, come dovrebbe essere la Coppa del mondo ideale.

Emanuele Santi, papà di Edoardo, è tra i genitori e i trainer che hanno accompagnato i ragazzi. Perché Gazprom organizza tutto questo? «Penso che una delle ragioni sia aiutare i russi ad aprirsi dall’interno, abituarli a stare con gli altri», riflette. Emanuele racconta come funziona il “passaparola” che lo ha raggiunto in Lussemburgo, tra scuole e federazioni e ambasciate che hanno cercato di portare qui ragazzi anche dai Paesi più piccoli, e più lontani. Il vero investimento è su di loro, sull’impronta che li accompagnerà nella vita dopo questi giorni passati imparando a conoscersi, a socializzare, a gareggiare insieme, a rispettarsi. Ricordi per nulla scontati su una scala simile, viene da pensare seguendo questo straordinario incrocio di razze sul campo da gioco o tra i tavolini della colazione nel gigantesco Izmailovo Hotel che li ospita.

«Un’esperienza unica, che va al di là del calcio», sorride Antonio Di Battista, responsabile tecnico del settore giovanile del Pescara. I ragazzini venuti con lui sono Luca Sebastiani, “arruolato” nel team dei “giovani giornalisti”, ed Emmanuel Casciano, tra i più bravi del torneo, nove goal in quattro partite. «Ricordati però - gli dice Antonio -, è più importante lavorare per la squadra che stare lì ad aspettare». E poi ci sono gli italiani all’estero, Edoardo Santi dal Lussemburgo e Theodoro Bua dal Liechtenstein. In un torneo dove le squadre - definite per sorteggio - portano i nomi di animali a rischio di estinzione, i vincitori alla fine sono gli Chimpanzee, allenatore russo di Saransk e giocatori provenienti dalla Repubblica Dominicana, Colombia, Malawi, Benin, Congo, St. Kitts and Nevis.

I ragazzi si salutano, qualcuno piange, si torna a casa. Il giuramento è restare amici per sempre. Ora la palla passa ai Mondiali veri, ma anche a Vladimir Putin che ha mandato un messaggio di saluto a Football for Friendship e anche lui ha parlato di valori, di rispetto, di nazionalità e culture diverse. Di conseguenza, qualcuno spera in un gesto importante, approfittando degli occhi del mondo sulla Russia e sui suoi 150 prigionieri politici e religiosi. Uno di loro è l’ucraino Oleg Sentsov, e Putin in questi giorni ha parlato per due volte al telefono con il presidente Petro Poroshenko. Da qui alla fine dei Mondiali, c’è ancora un po' di tempo.

(foto di Antonella Scott)

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