MOSCA - Eravamo in 5.000 e abbiamo fatto un sogno, qualche giorno fa a Mosca, alla vigilia dell’inizio dei Mondiali di calcio. Alla Sapsan Arena, ospiti del Lokomotiv, centinaia di bambini venuti da 211 Paesi e regioni - e quindi, letteralmente, da tutto il mondo - hanno provato a immaginare cosa significa giocare a calcio nel nome dell’amicizia e di altri valori che ciascuno si portava legati al polso, simboleggiati da due cordini verde e azzurro: tolleranza, armonia, rispetto per le culture e per l’ambiente, onestà. Per alcuni giorni, prima di arrivare al gran finale alla Sapsan Arena, ragazzini delle due Coree, israeliani e palestinesi, sudanesi e inglesi, messicani e siriani hanno condiviso incontri, allenamenti, discussioni e giochi a nascondino nei corridoi. Poi alla sfilata finale la bandiera ucraina e quella russa erano vicine; i primi arrivati hanno premiato i secondi e il sogno era che fosse tutto normale così.
Football for friendship è un programma sociale voluto per ragazzini e ragazzine di 12 anni da Gazprom, il monopolio russo del gas. È alla sesta edizione, è patrocinato da Fifa, Uefa e Comitato olimpico e paralimpico, e man mano si è ingrandito dagli otto Paesi partecipanti nel 2013. È passato da Londra, Lisbona, Berlino, Milano, San Pietroburgo e Mosca: quasi a voler suggerire, quest’anno, come dovrebbe essere la Coppa del mondo ideale.
Emanuele Santi, papà di Edoardo, è tra i genitori e i trainer che hanno accompagnato i ragazzi. Perché Gazprom organizza tutto questo? «Penso che una delle ragioni sia aiutare i russi ad aprirsi dall’interno, abituarli a stare con gli altri», riflette. Emanuele racconta come funziona il “passaparola” che lo ha raggiunto in Lussemburgo, tra scuole e federazioni e ambasciate che hanno cercato di portare qui ragazzi anche dai Paesi più piccoli, e più lontani. Il vero investimento è su di loro, sull’impronta che li accompagnerà nella vita dopo questi giorni passati imparando a conoscersi, a socializzare, a gareggiare insieme, a rispettarsi. Ricordi per nulla scontati su una scala simile, viene da pensare seguendo questo straordinario incrocio di razze sul campo da gioco o tra i tavolini della colazione nel gigantesco Izmailovo Hotel che li ospita.
«Un’esperienza unica, che va al di là del calcio», sorride Antonio Di Battista, responsabile tecnico del settore giovanile del Pescara. I ragazzini venuti con lui sono Luca Sebastiani, “arruolato” nel team dei “giovani giornalisti”, ed Emmanuel Casciano, tra i più bravi del torneo, nove goal in quattro partite. «Ricordati però - gli dice Antonio -, è più importante lavorare per la squadra che stare lì ad aspettare». E poi ci sono gli italiani all’estero, Edoardo Santi dal Lussemburgo e Theodoro Bua dal Liechtenstein. In un torneo dove le squadre - definite per sorteggio - portano i nomi di animali a rischio di estinzione, i vincitori alla fine sono gli Chimpanzee, allenatore russo di Saransk e giocatori provenienti dalla Repubblica Dominicana, Colombia, Malawi, Benin, Congo, St. Kitts and Nevis.
I ragazzi si salutano, qualcuno piange, si torna a casa. Il giuramento è restare amici per sempre. Ora la palla passa ai Mondiali veri, ma anche a Vladimir Putin che ha mandato un messaggio di saluto a Football for Friendship e anche lui ha parlato di valori, di rispetto, di nazionalità e culture diverse. Di conseguenza, qualcuno spera in un gesto importante, approfittando degli occhi del mondo sulla Russia e sui suoi 150 prigionieri politici e religiosi. Uno di loro è l’ucraino Oleg Sentsov, e Putin in questi giorni ha parlato per due volte al telefono con il presidente Petro Poroshenko. Da qui alla fine dei Mondiali, c’è ancora un po' di tempo.
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